«Solo la nostra innocenza darà giustizia a Marta» di Bruno Vespa

«Solo la nostra innocenza darà giustizia a Marta» Ferrare e Scattone ieri sera a «Porta a porta»: quella sentenza non ha portato alla verità «Solo la nostra innocenza darà giustizia a Marta» ROMA Proprio come nell'aula della Corte d'Assise: freddi, razionali, sempre padroni dei propri nervi. Giovanni Scattone e Salvatore Ferrara hanno partecipato, ieri sera, a una riedizione televisiva del processo che li ha visti condannati in primo grado, rispettivamente, per omicidio colposo e per favoreggiamento. L'unico momento drammatico, della loro deposizione a Porta a Porta, è stato quando il conduttore Bruno Vespa ha domandato: perché tanto gelo nei confronti di Marta Russo? Perché mai neppure una lettera ai suoi genitori per dire «siamo innocenti»? «Noi dobbiamo difendere la nostra innocenza per dare giustizia a Marta», è stata la risposta di Ferrara. «Marta Russo ha bisogno di giustizia e di verità, ma la sentenza che la corte ha emesso una settimana fa purtroppo non ha portato alla verità». Scattone: «Il motivo per cui io tutto sommato non mi sono mai lamentato troppo per i miei due anni agli arresti è la consapevolezza che vi sono persone che hanno avuto una disgrazia anche più grande della mia». Ha aggiunto Scattone, con gli occhi che nel riverbero delle luci delio studio sono parsi umidi e lucidi: «Io dal carcere non ho scritto ai genitori perché secondo me in quel momento non era opportuno farlo. Ma durante il processo ho sempre espresso rispetto e stima nei confronti dei genitori di Marta Russo e di tutti quelli che le volevano bene e mi credevano colpevole, cosa che ovviamente non sono». Più tardi, evidentemente poco soddisfatto di quelle risposte, Vespa è ritornato alla carica chiedendo: «Quando eravate in carcere, avete mai pensato a Marta Russo?». Scattone: «Quotidianamente, era inevitabile». Ferrara: «Ho provato la sensazione terribile di essere considerato il suo assassino. Era la cosa che mi spaventava di più, che mi terrorizzava». Insomma, il solito Scattone, il solito Ferrara. Non si sono scomposti nemmeno quando la madre di Marta, intervistata con il marito, ha chiesto: «Vorrei sapere dagli imputati: ma per loro la vita che valore ha?». «Altissimo», ha risposto sicuro e laconico Scattone. Solo verso la fine della trasmissione ha ammesso: «Forse ho sbagliato a non scrivere ai genitori di Marta». Ferrara, invece, non ha ceduto di un millimetra: «Non ho scritto perché erano cose delicate. Si è voluto processare il nostro viso, i nostri atteggiamenti», ha puntato l'indice. Nè sono venute sorprese da Gabriella Alletto, che ha rilasciato la prima intervista dopo la condanna. «Si, dopo la sentenza ho pianto», ha detto la supertestimone dell'accusa, «un pianto liberatorio dopo tutto quello che ho passato in questi mesi». L'importante, ha aggiunto, «è che mi abbiano creduto, che abbiano creduto a questa scena che ho visto e che mi resterà impressa finché vivrò». Inevitabile la domanda: perché non la raccontò subito ai magistrati? «Perché pensavo che altri mi potessero anticipare. E poi avevo paura ed affrontare una cosa più grande di me, sapevo di mettermi in contestazione col mio ambiente», con l'istituto di Filosofia del Diritto dove la Alletto lavorava e dove «mi sono sentita isolata», ha ricordato, «dove quando sono ritornata nessuno mi ha neanche salutato». A trasmissione quasi conclusa, sono arrivate la dichiarazione di. Ferrara e Scattone sulla possibilità di espatriare (lo avevano detto subito dopo la sentenza). Ieri sera hanno specificato che nessuno dei due ha intenzione di recarsi all'estero, nell'attesa dei prossimi gradi di giudizio. Quasi contemporaneamente si è appreso che sarebbe possibile un sequestro del compenso ricevuto dalla Rai, per l'esclusiva alla trasmissione di Vespa. Secondo indiscrezioni, sarebbe la parte civile ad essersi rivolta alla Corte d'Assise, che oggi dovrebbe pronunciarsi in proposito. Lo speciale ha fatto registrare centinaio di telefonate di protesta, arrivate al centralino dèlia Rai. «Quando i cittadini telefonano in casi come questo - è stato spiegato aSaxa Rubra - lo fanno sèmpre per protestare e mai per complimentarsi». Anche con alcuni quotidiani i cittadini si sono lamentati per la presenza in studio dei due assistenti condannati. Bruno Vespa ha commentato: «Le proteste sono sempre legittime». La supertestimone Alletto: avrei dovuto parlare prima Vespa: audience? Per una volta non ne abbiamo bisogno A sinistra I genitori di Marta Russo. Sopra Bruno Vespa. A destra Ferrara e Scattone

Luoghi citati: Ferrara, Roma