Il naufragio del Belgio tra pedofili e diossina di Francesco Manacorda

Il naufragio del Belgio tra pedofili e diossina Il naufragio del Belgio tra pedofili e diossina reportage Francesco Manacorda BRUXELLES POLLI, pedofili e paura. Addio ai dibattiti sulla grande riforma istituzionale, che pure abbondavano fino a qualche settimana fa - risolvendosi in sostanza nel dilemma se i valloni potessero vivere meglio senza i fiamminghi o se viceversa i fiamminghi sarebbero stati più felici una volta liberi dei valloni -, il Belgio cambia registro. A quattro giorni dalle elezioni politiche che decideranno la bellezza di tre Parlamenti locali e uno federale, è sullo stomaco degli elettori che si concentrano le attenzioni dei politologi, le previsioni dei maghi dei sondaggi e soprattutto i timori di Jean-Luc Deh acne che da sette anni guida una coalizione di cristiano-sociali e socialisti, naturalmente attraversati a loro volta dalla divisione fiamminghi-valloni. «Un elettore su tre pronto a modificare il suo voto» strilla la prima pagina del quotidiano «Le Soir». il popolare «La demiere heure» è più prudente: «Un belga su cinque ha deciso di cambiare il suo voto». «La Libre Belgique», quotidiano cattolico e conservatore non pubblica sondaggi ma spara direttamente sul premier che ha sostenuto per oltre un lustro: «Jean-Luc Dehaene non è più, a nostro giudizio, l'uomo di cui il Belgio ha bisogno per affrontare le sfide degli ultimi anni». All'apertura delle urne saranno in molti, dunque, a presentarsi con lo stomaco chiuso e una certa nausea che dai polli si è allargata alla politica. «E difficile fare pronostici - commenta Guy Tegenbos, editorialista di De Standaard, il maggiore quotidiano di lingua fiamminga - ma la sola cosa sicura è che porterà voti agli ecologisti». I Vérdi di Ecolo e Agalev - visto che tanto per cambiare sono divisi tra valloni e fiamminghi - non hanno aspettato un attimo a mettere la diossina al centro della loro campagna elettorale e adesso battono i mercati distribuendo volantini con un uovo e lo slogan: «Il vostro voto non è mai stato così utile», titillando il vasto campionario di terrori alimentari contemporanei: «Vitello agli ormoni, maiale agli antibiotici, frutta ai pesticidi...». Ma il «chickengate», avverte Xavier Manille, direttore del Centro di ricerca e di informazione sociopolitica di Bruxelles, potrà anche «aumentare i consensi per l'opposizione di destra, rappresentata dal Vlams Block. L'esplosione del «blocco fiammingo» di estrema destra che questa volta si presenta anche nella francofona Bruxelles con il delicato slogan «Belgio barati», «Crepi il Belgio», è una delle previsioni più scontate, visto che capitalizzerà non solo le paure alimentari, ma anche i timori legati alla criminalità e all'immigrazione. Nella capitale il capolista è non a caso Johan DemoL già capo della polizia del comune di Shaerbeek, già condannato per essersi fatto fotografare in uniforme sui manifesti elettorali, già protagonista di un memorabile fumetto dal titolo «Uno per tutti» che ne ripercorre le gesta contro spacciatori maghrebini, assessori sovversivi e prostitute africane. In avanzata, grazie alla crisi del pollo, sono dati anche i liberali del Vld che già nelle scorse settimane strizzavano l'occhio ai cristianosociali in vista di una nuova alleanza di governo. Ma il problema adesso è capire se il Cvp-Psc, il partito di Dehaene, avrà la forza di reggere una nuova coalizione, dopo che nell'ultima settimana ha defenestrato il ministro della Sanità Marcel Colla e quello dell'Agricoltura Karel Plixen proprio per consentire al governo di andare avanti. Forte in Vallonia, dove il Ps è il primo partito, meno nelle Fianddre dove ha una maggioranza parlamentare risicatissima - e senza maggioranza a livello regionale qualsiasi decisione di governo centrale resta bloccata - la coalizione tra socialisti e cristiano-sodali rischia di cadere non solo per l'ulti¬ mo scandalo, ma per l'effetto valanga che ha innescato, trascinandosi dietro tutti gli orrori che il Belgio ha archiviato in silenzio negli ultimi anni. Tornano come fantasmi del passato i «Folli del Brahaute», che negli Anni '80 fecero 21 morti a sangue freddo durante numerose rapine: nessuno è mai stato incriminato per quei delitti ma - segnale confortante - da qualche mese sono affissi dappertutto i loro identikit: cinque facce, di cui due mascherate, che in quindici anni avranno avuto tutto il tempo di cambiare. Torna il delitto, nel 1991, del ministro socialista André Cools da parte di sicari della Mafia. Toma, in senso letterale, sul luogo del delitto, Marc Dourtoux. Martedì prossimo, due giorni dopo le elezioni, lo porteranno scortato da decine di gendarmi per un sopralluogo al numero 128 della mute de Philippe ville a Marcinelle, in quella casa dove rinchiuse violentò e lasciò morire di stenti due bambine di undici anni, mentre gli stessi gendarmi e i magistrati non sapevano o non volevano indagare. Proprio quel caso spinse il movimento delle «Marce bianche» che per qualche giorno sembrò - a torto - poter scuotere il Paese. Adesso Gino Russo, padre di una delle due bambine uccise da Doutroux e vicino ai verdi di Ecolo, dichiara che «nella sostanza» il caso della diossina e quello dei pedofili sono equivalenti: «Sono ingiustizie su cui non abbiamo potere come popolazione. L'impressione è che abbiano voluto nascondere tutto il caso a dopo le elezioni». E sul premier, che ha lasciato cadere le riforme promesse dopo il caso Doutroux, ha un giudizio netto: Non prende le sue responsabilità». Lui, Dehaene^ aspettando il risultato delle urne resta fedele al suo stile. Ha difeso i due ministri dimissionari fino al momento in cui se ne sono andati, poi ha detto che nessuno l'aveva avvertito e che quindi le loro dimissioni erano opportune. Lo scandalo alimentare grava sulle elezioni politiche. La coalizione Dc-Ps potrebbe cadere, travolta da verdi e destra, mentre si amplia il solco tra valloni e fiamminghi Sopra, un supermercato di Bruxelles con gli scaffali vuoti A sinistra il premier belga Jean-Luc Dehaene A sinistra il mostro di Marcinelle ti pedofllo Marc Dutroux

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