Piazza Fontana: nuovo processo di R. M.
Piazza Fontana: nuovo processo Confermata la ricostruzione che portò alla condanna Freda, Ventura e Giannettini Piazza Fontana: nuovo processo Tire estremisti a giudizio trentanni dopo la strage MILANO Dopo più di trent'anni da quel 12 dicembre '69, si celebrerà un nuovo processo per la strage di piazza Fontana. Il 16 febbraio 2000 (questa la data fissata, che ha deciso 1 rinvìi a giudizio) compariranno sul banco degli imputati, con l'accusa di strage, tre persone; una quarta dovrà rispondere di favoreggiamento. Compariranno di nome; di fatto sussistono parecchi dubbi. Per uno almeno: quel Delfo Zorzi, ex militante di Ordine Nuovo, che adesso fa l'imprenditore in Giappone e di quel Paese ha preso pure la cittadinanza. Gli altri accusati di strage sono Carlo Maria Maggi medico veneziano, anche lui esponente di On, assai avanti negli anni - e Giancarlo Rognoni, membro a suo tempo di un'altra organizzazione neofascista, «La Fenice». L'imputato di favoreggiamento è Stefano Tringali. Teoricamente accusati anche Carlo Digilio, Franco Preda e Giovanni Ventura. Digilio, esperto di armi, ritenuto in collegamento coi servizi segreti, ha raccontato parecchie cose sul neofascismo di quegli anni ed è una delle fonti di prova del processo: per motivi di salute la sua posizione ò stata stralciata, ed è in corso una guerra di perizie per decidere se, visto il suo stato, è o no processabile. la quanto a Preda e Ventura - al centro della prima «pista nera», condannati all'ergastolo in primo grado e poi assolti definitivamente per insufficienza di prove - non sono più imputabili. Altro assente sarà Martino Siciliano, il «collaboratore di giustizia» che, dopo aver rilasciato ani- Eie dichiarazioni, a un certo punto a preferito lasciare l'Italia e rifugiarsi in Colombia. Sia lui sia Digilio entrarono nelle complesse indagini sull'eversione di estrema destra condotte dall'ex giudice istruttore Guido Sai vini, che passò la parte riguardante piazza Fonta¬ na, pur tra reciproche accuse di interferenza, alla procura milanese. I magistrati, capeggiati da Gerardo D'Ambrosio (protagonista già della primissima inchiesta che portò all'incriminazione dei neofascisti, rovesciando il teorema della «bomba anarchica»), esprimono adesso soddisfazione per l'accoglimento da parte del gip delle lóro richieste. Viene confermata la ricostruzione della corte d'assise di Catanzaro, che condannò Freda, Ventura e Guido Giannettini, uomo dei servizi segreti: una strage «per favorire un disegno reazionario», compiuta da neofascisti con l'appoggio di «settori delle istituzioni statali, con evidenti legami internazionali». «E' un segnale per tutti, serio e preciso - commenta D'Ambrosio • che ha anche l'effetto di mantenere viva la memoria di quegli anni. Quello della giustizia sarà un cammino lento, ma è ineluttabile», [r. m.]
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