Spagna, pista terrorista per i pacchi bomba di Gian Antonio Orighi
Spagna, pista terrorista per i pacchi bomba Ieri altra «conségna» al consolato d'Italia a Saragozza, per spaventare 2 testimòni Spagna, pista terrorista per i pacchi bomba Alla vigilia del processo a 4 esponenti di Prima linea Gian Antonio Orighi MADRID Continua la campagna al tritolo contro i nostri consolati in Spagna per intimidire i due testimoni che deporranno il prossimo 17 giugno, nel tribunale provinciale di Malaga, contro un gruppo di quattro terroristi rossi italiani già in galera in Andalusia per rapina (tra cui una a Cordova) e che saranno processati tra nove giorni per il sequestro del 4 dicembre '96 di due impiegati della nostra ambasciata di Malaga. Dopo i due pacchetti bomba neutralizzati lunedì a Barcellona e Burgos, ieri è stata la volta di Saragozza. Anche in quest'occasione l'arrivo dei «Teda»/, gli artificieri della polizia di Stato, previamente avvisati dal personale del nostro consolato già in allarme rosso, ha permesso di neutralizzare l'ordigno, più potente degli altri due. Nessun ferito e nessun danno. Grazie alla perizia dei «Teda», che in tutti e tre i casi sono riusciti a far saltare la spoletta salvando così il volantino di rivendicazione, è stato possibile risalire al movente dei pacchi bomba. Nel testo, scritto in un pessimo spagnolo, si legge testualmente: «Gli italiani arrestati a Cordova (il milanese di Cerro Maggiore Claudio Lavazza, il pinerolese Michele Pontolillo, il palermitano Giovanni Barda e l'armeno Eduardo Rodriguez, tutti elementi di spicco di Prima Linea, ndr) non hanno assaltato il viceconsolato di Malaga. Se Pietro Lano e Mata Pavon continuano a mentire, alcuni di voi perderanno la testa. Avete tre minuti prima che scoppi il pacchetto». Nessuna firma. Il pericolosissimo quartetto di terroristi, già condannati in Italia per svariati attentati commessi prima con i «Proletari armati per il comunismo» e poi in Pi (e quattro omicidi: il gioielliere milanese Torreggiani e il macellaio Sabadin nel '76, il maresciallo carcerario Santoro e l'agente delle Digos Campana nel '78), entrò armi alla mano nel nostro consolato onorario di Malaga tre anni fa. Il viceconsole onorario Jimenez Aguilar, direttore generale della Ceoe, la Confindustria spagnola, non c'era. Erano uvece presenti l'impiegato Pietro Lano e suo figlio Mata Pavon (il cognome della madre), che vennero imbavagliati e co- stretti a registrare in una cassetta proclami contro la giustizia italiana. U «gruppo di fuoco» si dileguò rubando prima 12 passaporti. I terroristi, rifugiatisi in Spagna almeno dal '94 ed autori di rapine per «autofinanziamento», vennero arrestati a Cordova dopo un conflitto a fuoco cui Lavazza (lo ha ammesso lui stesso nel processo in cui è stato condannato a SO anni di carcere), fece fuori con la sua mitraghetta due giovani agenti di polizia. Poi sia il signor Lano che suo figlio riconobbero, durante un riconoscimento, gli autori dell'assalto al consolato. L'impiegato, che continua a lavorare nella nostra ambasciata di calle Palestina n. 3, non lontano dal centro, ieri pomeriggio era molto spaventato. Al telefono ci dicava che non aveva mai ricevuto minacce prima. L'ipotesi più probabile è che un gruppo di fiancheggiatori, italiani a giudicare dallo spagnolo sgrammaticato con cui hanno scritto il volantino di Barcellona, voglia far loro cambiare versione nel corso dell'or¬ mai prossimo processo. Tutti tre i pacchetti bomba sono stati spediti via posta ordinaria da Castellon de la Plana, una cittadina sul litorale valenziano. Ieri sera il ministro degli Interni Jaime Mayor Oreja ha dichiarato: «Le lettere la tritolo sono da attribuire ad un gruppo anarchico italiano. Gli ordigni sono legati all'arresto di italiani dopo una loro rapina a Cordova nel '96». Tutti i nostri consolati in Spagna, 23, sono in massimo allarme. Si teme che arrivino altri ordigni. D controllo antiesplosivo è pero compito delle poste statali. In Spegna, tra l'86 e l'87, vennero catturati a Barcellona decine di terroristi, appartenenti a Prima Linea e agli anarchici di Azione Rivoluzionaria. Ma qualcuno la fece franca. Sono probabilmente loro i bombaroli postali. L'arrivo dei «Tedax», gli artificieri di Stato ha permesso di neutralizzare l'ordigno
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