L'Ulivo risuscita a Bologna di Guido Tiberga
L'Ulivo risuscita a Bologna L'Ulivo risuscita a Bologna Prodi e Veltroni, comizio insieme Guido Tiberga inviato a BOLOGNA «Parlare qui, di nuovo tutti insieme, porta a una certa commozione...». Quando Romano Prodi prende la parola, calcando la voce su quel «di nuovo», sul grande palco di Piazza Maggiore mancano solo Antonio Di Pietro e Franco Marini: i pia sinceri nella gestione dei rapporti intemi al Centro-sinistra. Gli altri, da Prodi a Veltroni, da Bianco a Mancarli, dal comunista Grimaldi al diniano Petrilli, ci sono tutti. I «partiti storiò» fianco a fianco alle formazioni «fuggevoli», per usare le categorie scandite a Padova da Veltroni. Sono tut¬ ti qui a sostenere Silvia Bartolini e Vittorio Prodi, candidati ulivisti alla poltrona di sindaco e a quella di presidente della Provincia. Tutti a ripetere in coro che l'Ulivo non è morto, che «dopo» la mattanza proporzionale del 13 giugno l'alleanza tornerà insieme, in una forma «nuova» che dare vita airuiivo-2 perché, come avverte Prodi, «senza Ulivo non si governa». Ed è proprio nel ripetersi dell'aggettivo «nuovo» che si nascondono le discordie e le divergenze di opinioni che la passerella di piazza, al di là delle parole, non può azzerare: per Veltroni significa «continuità» con il centrosinistra di oggi. Una vi¬ sione che a Prodi non può bastare: «Caro Walter - gli dice dal palco l'alleanza deve rinascere non solo in termini di organizzazione. Dobbiamo fare uno sforzo di convergenza nella politica programmatica. Dobbiamo darci un programma unitario in grado di rimettere insieme le nostre grandi forze...». Piazza Maggiore, nonostante la presenza dei leader, non si riempie. Poche le bandiere, divise zona per zona, come allo stadio: in un angolo l'Asinelio, nell'altro lo striscione rosso dei cossuttiani, qua e là i Verdi, i popolari, persino un gruppetto di giovani supportar di Lamberto Dini, pure loro con le bandiere al vento. In un angolo, ignorati dalla folla, Reinhold Messner e Giorgio Celli, le due star della pattuglia dei Verdi, cercano di mettere una pezza ai loro recenti litigi: «Siamo messi male - dice Messner all'etologo che lo ascolta perplesso -. Dobbiamo cercare di strappare tre seggi...». Senza scannarci, e il sottinteso. Gli applausi sono ecumenici: forti per Tullio Grimaldi che parla della pace e del ruolo svolto dai cossuttiani per arrivarci. Forti per Luigi Manconi, il leader dei Verdi che chiede «un centrosinistra dove tutti abbiano lo stesso peso e le stesse responsabilità». Forti anche per Gerardo Bianco, che chiede «chiarezza nei moli», perché «di tutto c'è bisogno in Italia tranne che di confusione». Le star, come nei concerti rock, si esibiscono per ultime. E si dividono la folla: Prodi, a Bologna, è l'uomo di casa. Ma di una casa che da sempre si veste dei colori della Quercia: «Ma noi siamo uniti - dice - nonostante la parentesi proporzionale delle Europee, sciagurata si, ma interessantissima...». Veltroni insiste sul tema della continuità: prima di salire sul palco, il leader diessino ripete di «non aver mai cambiato idea» sulla scelta strategica dell'ulivo. Davanti al microfono, fa i confronti con il Polo, «che non è in grado neppure di definirsi: Ber¬ lusconi parla di centro, e subito Fini 10 corregge: centro-destra, centrodestra...». Le differenze restano, ma 11 cornizione finale della campagna per Silvia la rossa e il secondo dei Prodi non è il luogo adatto per scontri e litigi. Al massimo per qualche leggera puntura: «Noi siamo il filo che ha tenuto insieme l'alleanza precisa Veltroni -. Noi non abbiamo partecipato alla corsa per strappare lo 0,5 per cento ai compagni di strada...». «E noi - ribatte Prodi - non abbiamo nessuna paura di dibattere a fondo i temi del passato e quelli del futuro...». Il leader diessino sorrìde, dopo una giornata trascorsa tra la piazza di Ferrara e gii studi Mediaset, dove ha registrato l'appello agli elettori che Maurizio Costanzo manderà in onda questa sera. Qui e là, Veltroni ribadisce il punto forte della sua campagna elettorale: vada come vada, il risultato di domenica non porterà in nessun modo a uno scioglimento delle Camere: «E' una cosa che non esiste - taglia corto -. Non succederà mai che Berlusconi, dopo aver preso magari lo 0,1 per cento in più, possa presentarsi a Palazzo Chigi e dire: adesso entro io». L'applauso è forte, e Veltroni affonda con l'ironia: «Ho visitato il sito Internet di Forza Italia - racconta -, Ci ho trovato un tale che ha contato gli anni di militanza nel pei dei ministri di D'Alema: "296 anni di comunismo", c'era scritto: questa è la destra che vorrebbe batterci...». Prodi, in chiusura, aggiungerà un commento salace: «Caro Walter, come ti è venuto in mente di andare a leggere llnternet di Forza Italia gli dice ridendo -. E' uno scivolone che si spiega soltanto con la fatica di una campagna elettorale dura...». Troppo dura?
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