«Facciamo le primarie con le mutande» di Antonella Rampino

«Facciamo le primarie con le mutande» Andreatta «Facciamo le primarie con le mutande» Antonella Rampino ROMA E dopo il sistema canguro, ovvero australiano, e quello tedesco simpaticamente ribattezzato «Wurstel», da ieri all'attenzione dei politici e dei costituzionalisti italiani ci sono anche le «primarie con le mutande». La brillante circonlocuzione è stata coniata in una tavola rotonda all'Arel da Beniamino Andreatta, in riferimento a quella particolare forma di selezione di un aspirante premier nella quale si rendano trasparenti i finanziamenti. Inutile, secondo Claudio Petruccioli, se poi esse diventano il sistema per la presa del Palazzo da «forze non politiche». Ma con le mutande o senza, l'altresì detto «sistema a margherita», perché infine si tratta di una competition nella quale i candidati cadranno come ì petali da un fiore, non è un caso che si discuta tanto di quello che è un ammenicolo della Grande Riforma. Le primarie sono quella cosa per cui, scelto il capo cu una coaliziona, se trova riscontro nell'elettorato esso s'insedia forte del consenso della propria parte politica. Come dire: tutto quello che a Prodi non è successo. Non fino in fondo, almeno. E infatti, a lanciare le primarie è la neonata associazione 14 giugno, altresì detta Ulivo Due, alla quale fi ieri è andato il sentito «grazie» Prodi. Andreatta l'ha presa alla lontana, «al di là delle vicende dell'ottobre», che non è quello della corazzata Potemlcin ma l'avvento di D'Alema a Palazzo Chigi, le primarie servono perché da noi «la democrazia è di tipo turco», ovvero la funzione essenziale del governo è tenere insieme la maggioranza. Com'è vero, annuiva l'ex ambasciatore statunitense a Roma, Reginald Bartholomew, che ha tentato di spiegare inutilmente che le primarie provocano il candidato a crearsi una propria formazione all'interno del partito di provenienza. Una cosa che ha fat to sobbalzare Achille Occhetto, anche perché questo, in Italia, capita praticamente a tutti, in tutte le coalizioni. Anche Andreatta ha sussultato, a un certo punto, men tre Andrea Manzella si limitava ad ascoltare. E' stato quando il costituzionalista Braundel ha chiarito che in Italia il vero problema è il centro, «perché quelli lì, con la politica, ci giocano». Andreatta, con sublime snobismo, ha ricordato che «per fermare il centro non sono bastati piazzale Loreto e Mani Pulite». Leopoldo Elia, semplicemente, se n'è andato.

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