Bossi: siamo al fascismo ma il Carroccio risorgerà

Bossi: siamo al fascismo ma il Carroccio risorgerà Bossi: siamo al fascismo ma il Carroccio risorgerà intervista Fabio Peli MILANO ■ N Italia c'è oramai una demoB crazia fittizia, hanno fatto riH tornare il fascismo. E i nostri parlamentari, saranno in Europa ogni giorno a ricordarlo, a picchiare duro su questo», promette Umberto Bossi, su e giù per il Nord negli ultimi giorni di campagna elettorale, a seguire i collegi per le elezioni europee e quelli per le comunali, dove la Lega si e presentata con 1140 liste forte di 800 consiglieri. Onorevole .Bossi, addirittura il fascismo? «Lo vedono tutti che oramai c'è un partito unico. S'è visto sulla guerra, s'è visto sull'elezione del presidente della Repubblica Ciampi. E il Parlamento non serve più a niente, visto che le leggile fa solo il governo, prima quello di Prodi adesso quello di D'Alema». Veramente Berlusconi continua a litigare con D'Alema, lo ha afidato... «E' solo un teatrino, fanno così per attirare l'attenzione su di loro. Ma sono pronto a scommettere che qualunque cosa succeda il 13 giugno, il governo rimarrà in piedi. A costo, per Berlusconi, di cedere qualche parti tino minore, qualche parlamentare pronto a fare da stampella. Una cosa cosi non si pub nemmeno chiamare inciucio, che tanto lo fanno tutti i giorni. Siamo aU'mriudo costante..». Gli elettori potrebbero disertare in massa le urne. L'astensionismo fa paura a tutti. Anche alla Lega? «Noi rischiamo di essere quelli più penalizzati. Mi piacerebbe dire che prendiamo tanto, ma questo non è il momento migliore. Gli elettori che speravano in un cambiamento sono quelli più confusi. Noi non abbiamo le televisioni come Berlusconi. E poi...». Poi? «Poi sentono Berlusconi che dice di voler dimezzare le tasse e magari non capiscono che è una bufala, che per fare come dice lui bisognerebbe tagliare le pensioni e la sanità. Sono solo giochi di prestigio, ma fanno confusione». Forse perché la Lega ha ritirato certe parole d'ordine? Non parlate più di secessione, rìj «ingioila Pnri^wp,,. «Non lo so se è un prezzo che pagheremo, ma non avevamo altra scelta. Quando parlavo di secessione, di Padania indipendente, ho visto spuntare i Papalia (magistrato veronese che si occupa di camicie verdi, ndr). E dietro ai Papalia c'era Milosevic-Scalfaro, la cosa peggiore espressa in cinquanta anni idi storia. Lì ho capito che se insistevamo tornava il terrorismo e se ne andava la democrazia. Capii che sarebbe finita male, con uno scontro frontale. Allora ho detto che non dovevamo più parlare di nazionalismo padano». Però, molti non hanno capito. Non crede? «Il senso di responsabilità deve es¬ serci riconosciuto. E poi, alla lunga, credo che si capirà che avevamo ragione a fare così. La Padania magari è in ritardo, ma oramai è un sentimento diffuso, conosciuto da tutti qui al Nord. Si sa che le rivoluzioni a volte hanno momenti difficili, ma questa è l'ultima». Se la sente di fare una previsione sui risultati alle amministrative? «A queste elezioni, sono pronto a scommettere, dagli ottocento consiglieri comunali che abbiamo siamo pronti a passare a tremila, a quattromila. Quei consiglieri, quei sindaci, saranno il punto di forza anche verso un'Europa che ha abbattuto le frontiere ma si è aperta solo agli Stati e non ai popoli. Voglio vedere l'anno prossimo, quando arriveremo ali Europa dei servizi e i sindaci della Lega saranno gli unici a fare blocco contro lo strapotere dei francesi e dei tedeschi». Intanto alle europee si vota con le proporzionali e questa, come sostengono molti, potrebbe essere l'ultima volta Lo crede anche lei? «No. Il proporzionale è il sistema elettorale dell'Europa, il maggiori tario, bocciato già dal quorum nell'ultimo referendum, lasciamolo agli americani, alle società multi' razziali». Sempre che non partano le tanto decantate riforme. 0 no? «Ma figuriamoci, quelle non le faranno mai. Non ne hanno bisogno, siamo al fascismo e al partito uni' co».

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