Aspettando l'ordine: varcate il confine
Aspettando l'ordine: varcate il confine Aspettando l'ordine: varcate il confine Le forze internazionali in Macedonia pronte all'ora X convogli blindati. Saranno le «teste di ponte» che le brigate francese, inglese, tedesca, italiana e americana, lanceranno verso gli obiettivi che sono stati assegnati dal comando integrato per subentrare alle truppe serbe in ritirata. Qualche centinaio di uomini che andranno in avanscoperta a garantire che non ci siano vuoti di potere sul terreno. Il resto delle truppe occidentali (i 15 mila soldati Nato presenti in Macedonia) seguiranno nei giorni seguenti. Il Kosovo, diviso virtualmente in varie fette, sarà a quel punto interamente presidiato. Ma non finisce qui. Ci vorrà qualche settimana per dispiegare il complesso della KFor, russi compresi, fino alla soglia dei 50 mila uomini previsti. E' pronta la tabella delle forze a regime: 13 mila gli inglesi, 8 mila i tedeschi, 7 mila gli americani, altrettanti i francesi, 4 o forse 5 mila gli italiani, quindi i contingenti minori. Nel complesso, oltre 40 mila uomini degli eserciti occidentali a cui si dovrebbero affiancare - ma non è ancora chiaro il meccanismo - i 10 mila soldati russi. Fin qui l'ingranaggio militare concordato. I serbi - ieri ci sono stati altri colloqui tecnici per tutto il giorno al caffé «RomaParigi» di Tabarinv ce, confine tra Macedonia e Kosovo - temevano molto il vuoto di potere. L'incu¬ bo di rappresaglie sulla popolazione di etnia serba che si trova in Kosovo tornava di continuo nei colloqui. Così come tornava il problema dell'Uck. L'armata serba non ha mai avuto alcuna intenzione di ritirarsi sotto l'incalzare dei guerriglieri indipendentisti. Per evitare equivoci, i serbi hanno proposto lo scambio di consegne «a vista»: che un ufficiale della Nato si presentasse pure a ogni comando dell'Armata per coordinare il trapasso di poteri; loro, ufficiali del regolare esercito jugoslavo, sarebbero stati collaborativi. L'Alleanza è possibilista. Le immagini della pulizia etnica sono davanti agli occhi di tutti. Sarebbe inaccettabile una nuova pulizia etnica ai danni dei kosovari di etnia serba. Bisognerà vedere però se questo meccanismo tranquillizzerà la popolazione che guarda a Belgrado. L'agenzia umanitaria dell'Orni, l'Acnur, è pessimista. Sono convinti che si assisterà a un controesodo di 180-200 mila serbi per paura di ritorsioni. E poi c'è il problema delle mi¬ ne. Inglesi, francesi e italiani a partire da ieri mattina hanno intensificato ai propri soldati le lezioni sulle mine e le varie trappole esplosive. La disseminazione di ordigni è uno dei principali incubi che la Nato si attende. «Pensiamo che sarà durissima tra mine, proiettili, ordigni inesplosi e trappole», diceva il responsabile degli artificieri dell'esercito italiano, il colonnello Luigi Masiello. Da parte serba, comunque, è stata promessa la massima collaborazione. Un istante dopo la firma del trattato di pace, garantivano ieri gli ufficiali serbi presenti al caffé «Parigi-Roma», daranno ai vincitori le mappe dei loro campi minati. Però non garantiscono su eventuali ordigni sistemati dai gruppi paramilitari. E poi hanno fatto esplicito riferimento alle trappole esplosive sistemate sul terreno da «quei terroristi» dell'Uck. L'Uck, che ancora ieri guerreggiava sulle montagne tra Albania e Kosovo, è considerato un problema anche per il futuro. Deporrà le armi e accetterà di rientrare nella vita civile? Lascerà il campo alla politica o non vorrà continuare ad agire? Un problema in più, soprattutto per gli italiani che andranno a presidiare la zona di Pec (più una porzione del confine macedone-kosovaro) dove i guerriglieri sono molto presenti. Al comando dei bersaglieri, dove gli ufficiali valutano tutti i possibili problemi che potrebbero incontrare, non a caso c'è chi s'è messo a studiare l'Esercito di liberazione del Kosovo, gli interlocutori che s'incontreranno, quali sfumature dividono una fazione dall'altra. Ed è facile immaginare che siano al lavoro anche i servizi segreti per preparare la strada al contingente. La parola d'ordine resta: «Entreremo in un ambiente permissivo o quantomeno nonostile». La ripeteva ieri il generale Del Vecchio, comandante della brigata Garibaldi. Entrare da liberatori, comunque, i Il primo a passare la frontiera sarà il generale Jackson: alle sue spalle i blindati apriranno un corridoio sicuro, poi seguiranno i soldati Al contingente italiano toccheranno la zona di Pec, un feudo dei guerriglieri, e una porzione del confine «Tra mine e ordigni inesplosi sarà dura» reportage Francesce Grignetti Inviato a SKOPJE VIGILIA febbrile, in Macedonia. E' finalmente arrivato il momento, per i soldati della Nato che stanno qui in attesa da oltre sei mesi, di pensare sul serio al Kosovo. Alle nove della sera s'incontrano nel solito tendone al campo francese di Kumanovo il generale Mike Jackson e il plenipotenziario serbo, Svetobar Marjanovic, per firmare quella intesa che è preliminare all'accordo nel Consiglio di sicurezza dell'Orni. I colloqui proseguono a oltranza nella notte. Da una parte e dall'altra c'è la ferma intenzione di trovare l'accordo, ma alcuni problemi, in particolare l'aggressività dell'Uck, non sono facili da risolvere. L'accordo a grandi linee è pronto. In quasi tutti i suoi dettagli militari. Dopo la rottura dei colloqui di domenica scorsa, infatti, un nuovo piano è stato concordato tra i generali serbi e 10 Stato Maggiore dell'Alleanza atlantica. Un piano che dovrebbe soddisfare entrambe le parti. E dunque, scoccata l'ora X - potrebbe accadere prima di quanto si pensi - il comandante in capo, 11 generale Jackson, valicherà il confine. Alle sue spalle, decine di automezzi blindati si lanceranno lungo la strada e garantiranno in brevissimo tempo un «corridoio» sicuro lungo i 60 chilometri che vanno dalla Macedonia a Pristina. Ogni contingente nazionale avrà la responsabilità di rendere sicuri dieci chilometri di tragitto. Assieme ai blindati, ci saranno anche i genieri che controlleranno che non ci siano trappole sul cammino. Elicotteri e aerei sorvoleranno dall'alto l'area. Immediatamente dopo, partiranno dalla frontiera macedone per l'interno del Kosovo altri
Persone citate: Del Vecchio, Grignetti, Luigi Masiello, Marjanovic, Mike Jackson
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