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AL PORTAFOGLI NON SI COMANDA AL PORTAFOGLI NON SI COMANDA Roberto Beccantini CHRISTIAN Vieri, il giocatore meno bandiera del calcio italiano, ha lasciato la Lazio dopo un anno. Nei secoli infedele. Giocherà, in coppia con Ronaldo, per l'Inter di Massimo Moratti, che l'ha pagato 80 miliardi, Simeone incluso: l'anno prossimo, secondo le prime stime, potrebbe ricavarne un centinaio. La tentazione era troppo indecente perché Sergio Cragnotti non opponesse un fiero e sdegnato si. Come diceva Berlusconi all'epoca del ratto di Lumini, al portafoglio non si comanda. Bando ai moralismi: se questo è il mercato che avete voluto, tenetevelo stretto. Certo, è originale il curriculum professionale di questo ventiseienne giocatore, che, dal 1992, ha cambiato indirizzo ogni stagione. Anche la Juventus si è abbandonata alla voluttà di fare un giro di valzer con lui, rastrellando un bottino (34 miliardi) che oggi sarebbe ritenuto irrisorio, mentre allora parve cospicuo. Lapalissianamente, un attimo prima di essere ceduto, era incedibile. Ne sa qualcosa l'Avvocato che, non più tardi della scorsa settimana, ha definito l'operazione «una sciocchezza tecnica e commerciale». Non a caso, la Juve, pentitasi, ha fatto di tutto per «rimontare» l'Inter. Troppo tardi. Il punto è proprio questo. Per paradossale che sia, non è in discussione la clamorosa entità del malloppo, ancorché di gran lunga superiore alla cifra sborsata da Moratti per Ronaldo, 50 miliardi, quanto l'oggettivo valore di Vieri: privarsi di uno dei più forti attaccanti del mondo non depone a favore della competenza di Cragnotti. Nello stesso tempo, non si può trascurare il peso che, sulle decisioni di Vieri e, più in generale, di tutti i giocatori del dopo-Bosman, hanno avuto, e hanno, i procuratori. Vieri era sotto contratto con la Juve, a Madrid, con la Lazio. Bastava esigerne il rispetto. Cragnotti gli passava quasi 7 miliardi d'ingaggio. Moratti gliene darà dieci. E' l'affare del secolo: contenti loro...