SUZANNE E FANCHON LEZIONI DI PIACERE

SUZANNE E FANCHON LEZIONI DI PIACERE SUZANNE E FANCHON LEZIONI DI PIACERE LIBERTINS DU XVII SIECLE Gallimard pp. 1725 Ff.4IO PARIGI potentemente erotico un libro uscito a metà del Seicento, anonimo, con il titolo L'écolc des fdles, all'epoca condannato per licenziosità e sopravvissuto per noi grazie solo a una ristampa olandese, in poche copie, del 1668. A partire da un esemplare di questa ristampa, conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi con la collocazione Enfer 386, Jacques Prévot ha ora realizzato un'edizione critica dcW'Kcole des filles, inclusa nel volume Libertina du XVII siede recentemente uscito nella collana della Pleiade. Condannato per licenziosità o noto agli specialisti per la forza dei suoi contenuti, il testo è - come dice il curatore - «uno dei più sorprendenti del XVII secolo». Suzanne e Fanchon, due giovani donne di media estrazione e amiche, vi parlano dell'atto d'amore in termini assolutamente moderni. Il modello più evidente è Aretino, la «Prima giornata» della seconda parte dei Ragionamenti, dove la Nanna insegna a sua figlia, la Pippa, «il mestiere di puttana». Ma L'école des filles va molto oltre il modello. Stupisce, in effetti, che Carlo Carena sul Sole 24 ore possa oggi parlare di questo testo in termini di «pura pornografia» (e aggiunge Carena ammiccante «si apprezzi l'ossimoro»). Stupisce perché la sua è una posizione Ce potermini di «pura pornografia» (e apprezzi l'ossimoro»). Stupisce criticamente e ideologicamente molto superata. Anche per i più refrattari a una lettura attenta di un testo di questo tipo, le pagine di Prévot dovrebbero essere illuminanti. Due in particolare sono gli aspetti che fanno dell'Ecole des filles un libro ben altro e ben più che semplicemente licenzioso. Suzanne e Fanchon non sono socialmente indotte, o costrette per mancanza di soldi, al commercio del loro corpo. Né sono nobildonne corrotte alla ricerca di esperienze eccentriche. Sono due giovani donne comuni, appartenenti a famiglie comuni, interessate al sesso come a una delle forme d'amore, che vogliono conoscere meglio che possono per poterne godere il più possibile. Suzanne ha più anni e più esperienza, Fanchon è più giovane e più bella. In due dialoghi molto calibrati, Suzanne insegna e Fanchon racconta gli esiti immediati dell'iniziazione. C'è da una parte il desiderio di imparare, da parte di Fanchon, come si fa contento l'uomo. E Suzanne è generosa nelle spiegazioni. Ma d'altra parte c è, soprattutto, il desiderio di imparare a trarre il massimo di piacere dell'atto d'amore. E Suzanne è ancora più generosa. con estrema finezza e precisione, nel dire i modi, i tempi, i luoghi del piacere femminile. Per anni in cui i testi ufficiali attribuivano alla donna solo definizioni in negativo - maternità a parte ,- negativo dell'uomo, incapace di tutte le sue qualità e dunque «sotto la sua perenne tutela» (Furetière), un libro come L'école des filles, in cui la donna pensa, desidera e ama in tutta libertà, senza per questo essere sospettata di invasamento (si pensi alla facilità dei processi per stregoneria), ed è anzi proprio per questo apprezzata, va considerato particolarmente importante. La censura e la pesante condanna inflitta al supposto autore del libro, Michel Millot, sono del tutto esplicite in questo senso {L'école des femmes e L'école des riutris di Molière, di lì a qualche anno, riecheggeranno il titolo di quest'opera. Non a caso: Molière, per aver parlato senza paraocchi di certe assurdo consuetudini sociali relative alla donna, si trovò accusato di vicinanza alla corrente proprio dei libertini, pericolosi nemici deU'ordine stabilito). Ma c'è di più. Suzanne spiega a Fanchon che l'amore dei corpi passa per le parole che lo dicono. Le insegna cioè a nominare il piacere, il desiderio, e tutto ciò che serve a fare del sesso un discorso prima che un atto. E' questo un passo ulteriore, preliminare se si vuole, nell'affrancamento del testo dalla dimensione del semplice amusement. Ed in effetti proprio cpii il dato più interessante della proposta del curatore di questo volume di «libertins» del diciassettesimo secolo. La definizione che Prévot dà di «libertino» si vuole «non polemica». Sin dalle origini, scrive, è mancata in proposito serenità scientifica. La nozione di libertinaggio è stata diabolizzata suscitando da un lato diffidenza e poi ostilità da parte di certa critica universitaria, e d'altro lato invece entusiasmo acritico proprio in nome della diabolizzazione che aveva fatto dei libertini i nuovi martiri del pensiero. Per Prévot «il libertinaggio è la conseguenza immediata di un fallimento dei modelli» e «libertino» è chi, diffidando dei dogmi (libertus = affrancato), esercita la sua intelligenza critica sulla base del rispetto delle differenze e il senso dell'altro. E' una definizione a largo spettro che, oltre a rendere più agevole la lettura degli altri grandi testi raccolti nel volume - dai luminosi «altri mondi» di Cyrano di Bergerac al Page disgradò di Tristan L'Hermite, passando per le pagine di Gassendi su Epicuro, le avventure di M. Dassoucy, il processo di Théophile de Viau e l'apologia di Gabriel Naudé «per tutti i grandi personaggi che sono stati falsamente, sospettati di magia» - fa in qualche modo piazza pulita di quella distinzione piuttosto meccanica e spesso troppo rigida tra libertinaggio secentesco, cui viene solitamente attribuita la qualifica di «erudito», e quello del secolo successivo, libertinaggio di costume, essenzialmente sessuale, campione il Marquis de Sade. Il modo di pensare i libertini di Jacques Prévot li accomuna e li comprende nella stessa categoria, senza graduatorie né pregiudizi speciosi. Gabriella Bosco Un'edizione crìtica di «Uécole dea fdles», opera potentemente erotica del Seicento L'anonimo autore fu condannalo per licenziosità Due giovani donne di media estrazione e amiche parlano dell'atto d'amore in termini assolutamente moderni, come modello l'Aretino Particolare da un disegno di Fragonaro LIBERTINS DU XVII SIECLE Gallimard pp. 1725 Ff.4IO

Persone citate: Aretino, Carlo Carena, Gabriel Naudé, Gabriella Bosco, Gassendi, Jacques Prévot, Marquis, Michel Millot

Luoghi citati: Parigi