VA STRETTO IL MONDO AL RAGAZZO DI AMMANITI

VA STRETTO IL MONDO AL RAGAZZO DI AMMANITI VA STRETTO IL MONDO AL RAGAZZO DI AMMANITI « Ti prendo e ti porlo via»: una invincibile libido fahulatoria ICCOLO' Ammaniti aveva già scritto un romanzo, anzi aveva esordito (a 211 anni) con Branchie, un voluminoso (nel ricordo - perle tante vicende che vi s'intrecciano; in realtà breve - di poco più di 200 pagine) romanzo in cui il giovane Niccolò aveva messo all'incasso (e mischiato in una felice confezioni!) tutti i fumetti che avova Ietto, tutte le canzoni che aveva sentito, tutti i film che aveva visto, tutte le storie di cui si ora nutrito (leggendo distrattamente le cronache dei giornali p le spacconate dogli amici, appassionatamente dotti trattati sulla vita dogli animali acquatici, con ingordigia - ma nemmeno tanti e senza ordino - i romanzi lutto storie che gli orano capitati a tiro con precedenza assoluta por le saghe di Crichton e di Stephen King). Con Branchie Niccolò scopre clic scrivere è raccontare fole (frottole e fantasticherie) tanto più efficaci quanto piti fole, è non prendersi sul serio so non per l'ironia che sottrae alle coso guardato ciò che presumono per restituirle a ciò che sono. Costruita la propria poetica priva¬ t f l hi alle coso guardato ciò che presumCostruita la propria poetica priva¬ ta e mosso a fuoco il suo occhio bastardo (è il combinato di più padri) n stralunato (tli cui in Jìran cine avova accertato la straordinaria funzionalità) Ammaniti lo abbassa sulla realtà cui appartiene decidendo di farci i conti. E nasco Fango, una raccolta di racconti che ci appaiono comi: tanti teatrini dell'orrore in cui vengono celebrate (messe in scenalla varietà dolio patologie che (devastanti e incurabili) affliggono i giovani di oggi, Ma l'ambizione di Ammaniti non è quietata; quell'occhio vorace e impuro chiede spazi più ampi e orizzonti più lontani. E Niccolò scrive il granilo romanzo; oltre 400 pagine, un intero paese in scena, duo storio d'amore (violentemente negato), speranze abortito, desideri sconfitti, motti, uccisioni, carcere. Al centro della storia un ragaz¬ zo, sensibile e intelligente ma timido e irrisoiuto contro il quale prima i compagni di scuola (con insulti e botto] e poi, ancora più crudelmente, si scaglia il destino. Accanto a lui una ragazza, della stessa età, sicura e arroganti;. Tra i dui! una amicizia che ha la complicità del patto por la vita e l'ambiguità dell'amore, Ma lei parto por l'Inghilterra, lui per l'istituto correzionale. In paese non nasce nessuno: l'unico feto (presente) muore con l'omicidio della donna che lo porta in sono. Una madrp per un mese si condanna al silenzio: dove rispettare il voto che ha promesso tli faro all'annuncio del matrimonio dell'unico figlio. Che poi non si sposa. Un poliziotto terrorizza due giovani, con tecniche da Arancia Meccanica, non di altro colpevoli che di essere a bordo di ima lussuosa Mercedes. Ma se questo è il tpiadro, dominato da una catastrofe incombente, a sostenerlo non è lo sdegno dell'autore, che nel romanzo è praticamente assente, ma la sua libido fahulatoria, invincibile. Ammaniti ò indifferente alle polemiche sul romanzo, non si chiede se è morto o ancora vivo: lui intanto lo fa |>erché irresistibile è in lui l'impulso di raccontare. Ma raccontare cosa? Corto qualcosa che gli sta di fronte cho lui chiama realtà e non gli importa che altri chiamino diversamente! e perfino si interroghino se addirittura esiste: quel qualcosa è là di fronte e bombarda la sua testa impressionando la pellicola del corvello. Tanto gli basta. E corro a sviluppare quella pellicola che, trattata con acidi vari e filtri tragicomici, scopre una miriade di immagini (di uomini e cose) che lui non conosceva e di cui si impossessa con furia gioiosa. E con crucile immagini monta il cinema della vita, che noi viviamo tra degrado e disperazione. E' un film in cui vince il piacere della fattura sull'orrore dei materiali utilizzati. Cioè vince la letteratura (e il suo valore di testimonianza) sulla retorica, pur nobile, della denuncia. Ed è in questo e per questo che Ammaniti è un vero scrittore (an¬ zi un vero, forse l'unico, nostro narratore). E ne è prova ancora Ti prendo e ti porto via, questa sua ultima recente fatica. Un romanzo in buona parte felice: comunque un atto di coraggio. Un romanzo di grande ambizione che intende restituire la narrativa, come accadeva per i classici dell'Ottocento, al piacere della lettura. Certo in questa impresa incorre in qualche inconveniente. In fondo il romanzo racconta una storia italiana: quella di Pietro Moroni, un ragazzo ricco di curiosità e di grazia, cui (alle quali) non riesce a dare spazio nel mondo ottuso (familiare e sociale) in cui vive nemico di ogni impulso e generosità d'animo ed è costretto a reprimerle, ucciderle dentro di sé costruendo un peso che lo trascincrà.in basso fino all'omicidio e al carcere. Ma questa storia, pur intensa e di grande impatto, è parsa troppo piccola all'ambizioso autore, che allora decide di intrecciarla a una seconda storia, quella di un play-boy, mezzo artista e mezzo pornostar, che scorrazza su e giù per l'Italia, infila ima serie di strepitose avventure (non importa se vere), vola a Giamaica, ritorna... e insomma è sempre al massimo. Questa seconda storia - nonostante gli aggiustamenti (i rimpicciolimenti) di convenienza (a un certo punto sfinito e deluso il play-boy decide di tornare a casa, sposarsi e aprire una jeanseria) nei suoi movimenti essenziali (rapidità di spostamenti, ampi spazi, viaggi transoceanici, improwisat. da un'ora all'altra, ecc. - tutte opportunità che in Italia difettano) sembra ricalcare vicende e personaggi più di casa nella narrativa americana, quella che Ammaniti più ama e legge. Ho l'impressione che questa seconda storia sia un prestito che finisce per allargare artificiosamente l'impianto narrativo finalizzandolo all'obiettivo di moltiplicarne ad arte la partecipazione (lo stordimento?) del lettore. Ma forse quel tanto di in più e di pretestuoso che incrociamo nel romanzo è da addebitare all'inesauribile vocazione fabulatoria dell'autore, alla cui sazietà nessuna ingordigia è sufficiente. E quella vocazione è preziosa, e va ammirata prima che discussa, tanto più se siamo consapevoli (come dobbiamo essere) che raccontare per. Ammaniti, oltre che una modalità del conoscere, è, una tecnica del pensare. Due storni si intrecciano, un romanzo di respiro ottocentesco, dorè la letteratura cince sulla retorica della denuncia deluso il nare a casa, eanseria) enziali (raampi spazi, mprowisat. cc. - tutte a difettano) de e persoa narrativa Ammaniti che questa prestito che artificiosativo finalizdi moltiplipazione (lo re. Ma forse pretestuoso manzo è da ile vocazioore, alla cui igia è suffione è prema che amo acol suo coipo e. Per l'occaha recuperaone di Bruno nandola sulrna e operani per renderevolutosi nel e operazione e degli interone fra mac e macchina TI PRENDO E TI PORTO VIA Niccolo Ammaniti Mondadori pp 405 L 29.000

Luoghi citati: Inghilterra, Italia