ANCHE LE FORMICHE A VOLTE SI STANCANO di Ugo Bertone

ANCHE LE FORMICHE A VOLTE SI STANCANO COMMENTO ANCHE LE FORMICHE A VOLTE SI STANCANO Ugo Bertone ANCHE le formiche, prima o poi, si stancano, almeno a giudicare dalla caduta del tasso di risparmio delle famiglie italiane dopo decenni di difesa «eroica» dei salvadanai nostrani, al Nord come al Sud, tra i pensionati o le classi più abbienti. All'apparenza, il fenomeno è un po' misterioso. Chissà perché gli italiani hanno risparmiato con tenacia le lirette iper-inflazionate degli Anni Settanta (quando l'inflazione sfondò il tetto del 20 per cento) e disdegnano ora la lira in chiave europea, una roccia di fronte ad un carovita dieci volte più basso? Non regge la spiegazione più facile, ovvero che le formiche di casa nostra hanno guadagnato di meno e hanno meno soldi da metter da parte. Non è affatto detto, infatti, che i popoli più ricchi siano i più «risparmiosi». Anzi, il mondo è pieno di esempi opposti: la crisi asiatica ha coinciso con una forte crescita alla propensione al risparmio nel Far East o in Giappone mentre l'America dei miracoli ha addirittura un tasso negativo in materia (la gente, cioè, spende di più di quel che guadagna affidandosi al credito), L'alta propensione al risparmio, spesso, si accompagna alla paura del futuro. Le formiche italiane, si potrebbe dire, hanno dunque più fiducia nel futuro? Ahimè, è yero l'opposto. L'apparente stranezza italiana consiste nel fatto che il calo dei risparmi, dal '92 ad oggi, è accompagnato da una parallela stagnazione, a addirittura da un calo, dei consumi delle famiglie. La formica, insomma, non è diventata una cicala. Semplicemente ha perso slancio, interessi, motivazioni. Ma a che si deve quest'improvvisa apatia? La risposta arriva da lontano, probabilmente dai mitici Anni Ottanta quando il fiume degli interessi sui Bot ha drogato i portafogli delle famiglie. Ogni anno le cedole del Tesoro riversavano nelle tasche degli italiani una ricchezza fittizia e inflazionata, ma pur sempre di ricchezza si trattava. E ogni anno, in parallelo, saliva inesorabile il debito pubblico. Poi, di fronte alla sfida dell'euro, l'amministrazione pubblica ha cambiato rotta: più pressione fiscale e interessi sui Bot, a mano a mano che il risanamento procedeva, sempre più bassi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: da un risparmio negativo del 5,7 per cento, la pubblica amministrazione è passata, dal '91 al '98, a +0,5 per cento. Nello stesso periodo la quota di risparmio privato (famiglie più imprese) è scesa dal 24,2 per cento al 19,9 per cento. Se si guarda alle sole famiglie il calo è dal 12,8 all'8 per cento. Di fronte a questi numeri la diagnosi è semplice: la discesa del risparmio delle «formiche» è legata al ravvedimento dello Stato «cicala». Oppure, in altri termini, la propensione al risparmio negli Anni Ottanta era «drogata» dall'alto rendimento dei Bot ma non corrispondeva più di tanto ad un'effettiva tendenza delle famiglie. Le «formiche», insomma, risparmiavano ormai più sulla carta che nella realta, grazie all'effervescenza artificiaTe del debito pubblico. Di fronte alle maggiori richieste dello Stato, le famiglie non hanno sacrificato più di tanto il tenore di vita (anche se i consumi, non va dimenticato, sono scesi) ma hanno deciso di risparmiare di meno. In cambio, hanno dedicato più attenzione all'impiego dei propri quattrini. E qui arriva un secondo, più grave allarme: l'Italia risparmia meno ma la nostra economia, denuncia il governatore Antonio Fazio, non è in grado di attrarre nemmeno questi, più modesti, capitali. Più che di formica stanca, insomma, c'è da parlare di locomotiva spenta...

Persone citate: Antonio Fazio

Luoghi citati: America, Giappone, Italia