Perso il primato dei risparmi di Bruno Gianotti

Perso il primato dei risparmi Perso il primato dei risparmi «Pagati dalle famiglie i tagli dello Stato» Bruno Gianotti ROMA Il barometro del risparmio segna bassa pressione: la famiglia italiana media ha speso molto negli anni scorsi ed ha ridotto vistosamente il granaio finanziario. Infatti non è più la prima delle «formiche» industrializzate: passati i tempi del record (il risparmio italiano era quasi il 13% del prodotto interno lordo), naviga intorno ad un 8% che la inserisce nella pattuglia delle «cicale» spendaccione. E' successo tutto in 7 anni: tra il '91 e il '98 l'Italia è scesa dal 12,8% all'8% del Pil, mentre il Giappone è passato dall'8,4% al 9,5%, la Francia è rimasta ferma al 10,1 % guadagnando la testa della classifica. Minor risparmio anche negli Usa (da 4,3% a 0,3% del Pil), in Germania (da 9,2% a 7,7%) e nel Regno Unito (da 7,9% a 5%). Crollo in Canada: in 7 anni il risparmio familiare è passato da 7,6% a 0,7. La famiglia italiana, dunque, risparma molto meno. Se spende di più, purtroppo, non spende in divertimenti, ma deve pagare quello che lo Stato non regala più. Lo dice la Banca dei regolamenti: per entrare in Europa, i governi hanno dovuto chiudere i rubinetti della spesa, aumentare tariffe ed erogare meno servizi. Così, scrive il rapporto, «una parte cospicua dell'aumento del risparmio pubblico si è accompagnata a un minore risparmio delle famiglie, in quanto i consumatori hanno finanziato la spesa eccedente il modesto incremento del reddito riducendo le proprie disponibilità finanziarie». Infatti lo Stato, in quei 7 anni, ha realizzato un proprio record: è passato dai regali (risparmio negativo del 5,7%) a un risparmio effettivo, misurato dallo 0,5% del Pil. E la famiglia italiana ha sborsato quello che negli anni precedenti, pur con l'inflazione in salita, ma con i servizi a buon mercato, aveva potuto mettere da parte. Ma la Bri non guarda soltanto il risparmio privato. Sotto la sua lente c'è anche il rispamio globale, la quota prodotta da famiglie e imprese, oltre che gli investimenti fissi realizzati dalle aziende. Soltanto la prima voce ha però seguito passo passo l'andamento generale: la quota di risparmio privato in Italia è diminuita in 7 anni dal 24,2% al 19,9%, una quota che la colloca dietro Giappone (25,7%), Germania (21%), Francia (20,2%) e Svizzera (28,3%). La seconda, gli investimenti, è caduta a picco: ora l'Italia è terz'ultima, seguita soltanto da due Paesi illustri come Germania e Giappone: gli investimenti fissi realizzati dagli imprenditori italiani dal '95 al '98 sono cresciuti deU'8,4%, ben lonta¬ ni dagli industriali irlandesi che guidano la graduatoria con un tasso del 43,1% (sempre nel triennio), seguiti da norvegesi (40,6%), statunitensi (35,3%) e britannici (33,4%). Lo sviluppo degli investimenti, su cui è tornato nelle recenti considerazioni finali anche il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, può contribuire, secondo la Bri, «a prolungare il ciclo» economico «in quanto livelli sostenuti di spesa in conto capitale riducono il rischio di strozzature di capacità produttiva e delle conseguenti spinte inflazionistiche». ORA SIAMO TERZI Al PIL NEL1998 ElABORATA DAllA BRI PER ALCUNI DEI PAESIPIU1 SVIUJPPATI 1) FRANCIA 10,1 6)REGNOUNITO 5f0 3)G!APPONE 9,S 7) AUSTRALIA 1,5 3) ITALIA 8,0 8) CANADA 0,7 4) GERMANIA 7,7 9) SVEZIA 0,0 5) SVIZZERA 5,8 10) STATIUNITI 0,3 BRI, Relazione annuale 1999 Il ministro del Tesoro Giuliano Amato

Persone citate: Antonio Fazio, Giuliano Amato