Il G8 dà l'allarme sull'economia Usa di Stefano Lepri

Il G8 dà l'allarme sull'economia Usa Dal vertice di Basilea nessun timore per l'euro debole. Fazio: per lo sviluppo serve fiducia Il G8 dà l'allarme sull'economia Usa C'è paura di un erodi se il dollaro dovesse cadere Stefano Lepri iriviaioa BASILEA raggio duro», una brusca fermata dell'economia americana. E se L'euro è debole, ma sarebbe peggio se fosse troppo forte. Vista da dentro, da quel convivio annuale dei governatori che è l'assemblea della Banca dei regolamenti internazionali, pare davvero sentita e opportuna la nuova consegna di stare zitti sul cambio tra la moneta europea e il dollaro. Basta chiacchiere, pur se ieri mattina e stato toccato il nuovo minimo ad appena 1,0204 per dollaro, per poi risalire un po' sopra venerdì, a 1,0316. Più o meno tutti prevedono che prima o poi, e anche con la paco nei Balcani, si raggiungerà il livello di 1 a 1, secondo molti euroscettici o eurodubitosi simbolo di perdila di prestigio, quasi di disonore. Sullo yen l'euro ò sceso a 124,70. I rappresentanti della Banca d'Italia paiono tra tutti i meno preoccupati, come del resto il nostro governo e i nostri industriali, perché cosi hanno più fiato le esportazioni italiane. Ma anche le analisi collettive ed ufficiali vanno nello stesso senso. Al contrario un dollaro calante, dice Drban Baeckstroem, governatore (lidia Banca di Svezia e presidente della bri, «potrebbe intensificare le pressioni inflazionistiche negli Usa e provocare perfino un atterKgio dl'ec l'euro risalisse «prima che l'Europa continentale abbia ripreso il cammino di una solida crescita, evidenti sarebbero i pericoli recessivi per l'economia mondiale». Il vero timori; dei banchieri centrali, indicato per allusioni, è che «possa improvvisamente accadere l'imprevisto», come si esprime Baeckstroem. Ovvero, che il dollaro «faccia il botto», scenda a picco dopo essere salito a livelli eccessivamente alti (gli economisti della Bri ricordano la variazione del 7% in un giorno solo del cambio dollaro yen registrata lo scorso ottobre). Per il momento, l'euro debole può aiutare la ripresa dell'Europa, sempre che a parlarne troppo non lo si trasformi in un caso di nevrosi collettiva. Cosi tace anche, partecipando alle celebrazioni di Basilea, il presidente della Banca centrale europea Wim Duisenberg, che sarebbe l'unico autorizzato a parlare. Mentre sul cambio si tace, tra i banchieri centrali si comincia ad avvertire un mutamento di umori, e di analisi. Non è più di moda il rigido monetarismo alla tedesca; e il rapporto della Bri, finora vicino alla mentalità tedesca, «non esclude» che «in Europa si determini una situazione in cui lo stimolo fiscale sarebbe ancora una volta la risposta appropriata». «Stimolo fiscale» nel gergo degli economisti significa ridurre le tasse o aumentare lo spese per investimento, facendo salire il deficit di bilancio. «Nulla di nuovo per noi - osserva il governatore della Banca d'Italia Fazio - che a politiche anticicliche, se fatte nel modo giusto, siamo stati sempre favorevoli». Da questo osservatorio, le angosce sull'euro che cade appaiono soprattutto come una questione di insicurezza tedesca. La Germania, dopo aver imposto come condizione della moneta unica (e prezzo per ammettervi l'Italia) un «patto di stabilità» troppo severo rispetto a quanto molti economisti ritenessero necessario, ora non riesce a cambiare idea anche quando essa stessa si troverebbe nella necessità di intenderlo in modo più elastico; anzi legittima con le sue ansie il gioco al ribasso degli speculatori. «L'euro sarà più forte con una rigida politica di bilancio» ha dichiarato in un'intervista dome¬ nicale il cancelliere Gerhard Schroeder; e ieri i giornali tedeschi annunciavano una manovra 2000 da 40 miliardi di marchi (40.000 miliardi di lire) con tagli alle spese, si, ma forse anche un aumento dell'Iva. Occorrono soprattutto riforme di struttura, sostiene invece Fazio: «Per noi la parola d'ordine è investimenti, investimenti, investimenti». Con il suo carico di debito l'Italia deve restare al rigore, ma - propone Baeckstroem - «nei Paesi dove il consolidamento delle finanze pubbliche è sufficientemente avanzato, le riforme potrebbero essere affiancate da un impiego della politica fiscale in funzione anticiclica».

Persone citate: Baeckstroem, Drban Baeckstroem, Gerhard Schroeder, Wim Duisenberg