Il signor Bonaventura a Strasburgo

Il signor Bonaventura a Strasburgo E RIMBORSI SPESE Il signor Bonaventura a Strasburgo L'eurodeputato si porta a casa un miliardo retroscena Filippo Caccerei» ROMA QUI comincia l'avventura del signor Bonaventura... Ebbene, come si ricorderà, ogni avventura di questo fortunatissimo omino in bombetta, marsina e scarpe lunghe e sottili - disegnato da Sergio Tofano - si concludeva regolarmente con l'acquisizione di un milione. Nel caso degli eletti al termine dell'avventurosa campagna elettorale europea la cifra va aggiornata al miliardo. Un miliardo, infatti, si leggerebbe sul pezzone di carta dell'eventuale Bonaventura eurodeputato. La quantificazione si deve come al solito a quella autentica bocca della verità della politica italiana che è l'onorevole Mastella, che pure l'ha attribuita al suo ex sodale Pierferdinando Casini. E comunque: «Sa cosa mi ha confidato una volta Casini? Che alla fine della legislatura un deputato del Parlamento Europeo può aver messo da parte anche un miliardo. Un miliardo, capito?». Capito. «Ecco perché - ha continuato Mastella - vogliono tutti candidarsi a Strasburgo, i leader, i sindaci, tutti». Attenzione, attenzione: quel che segue è un articolo qualunquista. E tuttavia, tanto più nel mezzo della campagna elettorale, la speranza è che almeno una volta sia consentito dire quanto sistematicamente - e comprensibilmente, se si vuole - i comizi, le tribune, i forum, i porta.-porta, le interviste e i dépliants non dicono, anzi rimuovono. E cioè che il politico che viene eletto riceve dai suoi elettori - oltre al mandato a rappresentar li - anche il più straordi nurio regalo. In altre parole: «farcela» il 13 giugno è come vincere la lotteria. Loro, i candidati, lo sanno benissimo, ma non lo dicono. Sorridono dai manifesti e chiedono voti «per l'Europa», «per contare di più in Europa», «per un Europa giovane», «per un futuro europeo» e così via. Ma la fine delle ideologie e il declino di quel che un tempo era detto «spirito di servizio» accentua senz'altro una vera e propria pacchia di elezione, assimilando Strasburgo a Bengodi e Bruxel les al paese della Cucca gna. Di questo favoloso tra guardo, il miliardone evocato da Mastella - si badi: in soli cinque anni - è solo un'inconfessabile ricaduta. L'altro elemento che davvero stenta ad emergere nel dibattito elettorale è che di tutti gli europarlamentari gli italiani risultano finora i più pagati e al tempo stesso i più assenteisti. Pure la menzione di questo duplice record sa un po' di qualunquismo. Ma anche qui forse vale la pena di rammentare ai candidati - che devono far finta di niente - l'indubbio vantaggio che tale condizione crea. Una volta eletto, l'eurodeputato si trasforma inesorabilmente in un'entità «lontana dagli occhi e lontana dal cuore». Insomma, nessuno lo scoccia con le «raccomanda» o gli va a fare le pulci, giorno per giorno, come ai suoi colleghi di Montecitorio o Palazzo Madama. L'inevitabile sparizione dalla scena pubblica italiana all'insegna del più classico «chi s'è visto, s'è visto» - si può considerare come il terzo argomento rimosso. Talvolta, però, la scomparsa è addirit¬ tura rinforzata, nel senso che coincide con l'assenteismo in sede europea. Nel 1993 l'Eurispes ha pubblicato un desolante rapporto sulla produttività degli eurodeputati italiani, scegliendo come testimo nial Diabolik, che maliziosamente richiamava l'indubbio «colpo» dei desaparecidos alle finanze del contribuente. In compenso, oltre che son¬ tuosa (vedi tabelle), l'eurobusta paga è particolarmente articolata. Due anni fa un simpatico europarlamentare de, l'andreottiano Gerardo Gaibisso, ha mandato in stampa un libricino intitolato L'Europa del bioritmo, intendendo con tale parola il piacevole stato psicofisico che, secondo l'onorevole e medico Parodi, prova l'eurodeputato quando incassa. Scandali e mancanza di trasparenza, oltre a un'indagine piuttosto severa della Corte dei conti europea, hanno di recente propiziato una specie di riforma delle retribuzioni. Si vedrà. Di sicuro, per quanto riguarda le ultime legislature, tra rifusioni, indennizzi e privilegi vari, l'eurodeputato di media e bassa spregiudicatezza può coltivare più di ogni altro soggetto politico non solo la metafisica, ma anche la poesia del rimborsospese, spesso diventando un mago dell'arrotondamento e un virtuoso del forfait. Bloccate da una apposita circolare del 1983 le speculazioni sul cambio (gli europei del Sud si facevano pagare in marchi), la leggenda non solo italiana del palazzo di Strasburgo e di rue Belliard tramanda di deputati che dormono sui divani degli uffici per risparmiare sugli alberghi (un ex de sardo pare stendesse anche il bucato) e si scambiano le mogli come portaborse per tenersi i soldi. Diverse inchieste hanno documentato le più fantastiche euro-tecniche intese a solennizzare l'arte di arrangiarsi: si va dalle pseudo-firme sui registri di presenza alle residenze anagrafiche «estreme» passando per tutta una serie di magheggi su chilometraggi, carte d'imbarco e biglietti aerei superpex. «Scambisti» e traffichini, ovviamente, danneggiano chi lavora sul serio e condizionano un'informazione che sugli affari del Parlamento europeo risulta sostanzialmente distratta, ma anche capace d'infiammarsi, di tanto in tanto, o di indulgere in sarcasmi. Una rilettura dei titoli più vistosi degli ultimi anni consente di valutare il grado di affidabilità dell'istituzione parlamentare europea e dei suoi rappresentanti. Dunque: «Strasburgo, o cara!», «Gli europarassiti», «Gli euroinutili», «Gli allegri compari di Strasburgo», «Sulle tracce dei nostri eurodeputati», «I paperoni dell'Europa». Di Diabolik s'è detto, ma c'è anche «Totò a Strasburgo», sulla base di uno spezzone di koinè da parto cii un eurodeputato italiano: «Eschìuse nuià, bittescen. Noio vulevàm saviiàr l'indriz...». Anche sulla conoscenza delle lingue se ne scrivono di belle. Come sugli errori (tipo Malpensa) o sull'eccessiva disseminazione degli italiani nei gruppi politici. Un tempo, diceva Giorgio Amendola degli eurodeputati, «metà arrivano rimbecilliti, l'altra metà rischiano di diventarlo». Ora non è più così. Il rischio, però, è un altro: diventuno ricchi, ma non contano nulla. Magari anche sdegnandosi per il qualunquismo, ci facciano un pensierino gli 87 possibili signori Bonaventura. IL LAVORO DELL'EURODEPUTATO Undici sessioni plenarie a Strasburgo e 5 a Bruxelles al mese Quattro giorni al mese di riunioni in Commissione parlamentare Quattro giorni al mese per le riunioni dei gruppi politici In totale la presenza di un deputato a Bruxelles o Strasburgo è richiesta per circa 200 giorni all'anno MI STRUMENTI DIUflURODIPUTATO Ciascun eurodeputato dispone, sia a Bruxelles che a Strasburgo di: un ufficio con computer, fax, telefono e strutture di lavoro comuni (servizio studi, biblioteca informatizzata, sito Internet) CONTI IN TASCA AOLI EURODIPUTATI Ciascun eurodeputato percepisce dal proprio Paese una indennità mensile uguale a quella di un parlamentare nazionale, che però non è uguale in tutti i 15 Paesi. Si va da un massimo di 9635 Euro per un italiano (18.655.960 lire) a un minimo di 2827 Euro (5.473.835 lire) per uno spagnolo. A carico dell'Europarlamento sono invece le altre indennità: - l'indennità di spese generali, per un ammontare forfettario di 3262 Euro (6.316.112 lire) al mese; - l'indennità mensile di 9596 Euro (18.580.450 lire) per la retribuzione di uno o più assistenti, - l'indennità di 231 Euro (447.280 lire) per ogni giornata trascorsa nelle sedi dell'Europarlamento o per le sue attività. I deputati europei inoltre hanno diritti a corsi di lingue pagati e godono di esenzione fiscale poiché si tratta non di remunerazioni ma di indennità a titolo di rimborso spese. UN EURODEPUTATO ITALIANO Guadagna, come minimo garantito, 43 milioni, 552 mila 530 lire al mese. (Più 447.280 lire per ogni giorno trascorso nell'Europarlamento) Strasburgo: ecco la sede del Parlamento Europeo Nelle foto piccole: Diabolik e Paperon de' Paperoni In basso: il miliardario «signor Bonaventura» disegnato da Sergio Tofano Nel 1993 l'Eurispes li paragonava al ladro Diabolik per gli attentati alle finanze del contribuente ■SUI di m % ■ ' a conematinsibilomizi, rta e i r di parole: è come sanno dicono. esti e uropa», Eurovane», » e così eologie che un rito di z'altro chia di Straxel cca tra evoadi: in un'inIL LAVORO Undici sesQuattro gioQuattro gioIn totale la pMI STRUMENTCiascun euroun ufficio (servizioCONCiasdi uSi EualEupUN Guad(Più 44scoccia cgli va a per giornghi di MoMadama

Persone citate: Gerardo Gaibisso, Giorgio Amendola, Mastella, Pierferdinando Casini, Sergio Tofano