«I serbi usano i gas per liquidare l'Uck»
«I serbi usano i gas per liquidare l'Uck» «Belgrado prolunga i negoziati per aver più tempo di cancellare le prove dei massacri» «I serbi usano i gas per liquidare l'Uck» Accusa di Tirana, e al confine la battaglia continua Vincenzo Tassandoti inviato a TIRANA L'accusa non è nuova: i serbi userebbero i gas per liquidare l'Uck, l'esercito di liberazione del Kosovo. Lo avrebbero già fatto in passato e ora si ripeterebbero. Stavolta, però, non è uno qualunque a puntar l'indice ma Luan Hajdaragaba, che è il ministro della Difesa albanese. «E' confermato che ne facciano uso», afferma sicuro, anche se non scende in dettagli. E cosi bisogna credergli sulla parola. Il punto è che a Tirana l'atteggiamento dei serbi non sorprende e Hajdaragaba approfitta della visita del sottosegretario alla Difesa italiano Massimo Brutti per sottolineare come «Milosevic abbia dimostrato di capire un solo linguaggio: quello della forza. Per questo l'azione della Nato dovrà intensificarsi fino ad infliggergli il colpo finale. Non c'è altro da fare: bisogna andare fino in fondo e imporre le condizioni della Comunità internazionale. Del resto, io l'ho capito subito che in lui non c'era alcuna volontà di giungere ad un accordo, non ci pensano neppure, quelli, a risolvere il problema. Così alla Nato non rimane che intensificare i bombardamenti». E quando qualcuno gli ricorda i rischi di «danni collaterali», lui ribatte: «Certo che esistono, i rischi per la popolazione civile, ma una guerra è una guerra». La quale guerra non sembra conoscere tregua, soprattutto lassù, nelle gole del profondo Nord, al di qua e al di là della frontiera, dove quelli dell'Uck contendono ogni centimetro di terra ai mintati mandati da Belgrado. E ieri, sul cielo di Morini, da dove gli esuli son passati come un fiume in piena, i jet dell'Alleanza hanno incalzato a colpi di missile i soldati serbi asserragliati nelle trincee oltre il confine, dalle quali tengono sotto pressione albanesi e kosovari. Vicino al valico di Qafe Prush si è sparato per ore e i serbi hanno vomitato attorno al villaggio di Letaj almeno cinquanta granate. Per buona sorte, anche stavolta danni limitati: un solo feri- to, Shpetim Koka, poliziotto, raggiunto da una scheggia. E una grandinata di ventitré bombe si è abbattuta pure a Zgjec, mentre a Perraj i mortai serbi han centrato due case. E colpi pure a Pogaj e Dobrun, a occidente del valico di Morini. Dunque, è quasi con sufficienza che i politici di Tirana commentano i balbettanti negoziati di Kumanovo: i serbi loro li conoscono bene, dicono, e quelli cercano unicamente di tirarla in lungo per prendere trmpo e cancellare le tracce dei misfatti compiuti Come quelle che dovrebbero essere alla miniera di Trepca, presso Mitrovica, che è la più ricca di piombo in Europa: dicono che lì brucerebbero i corpi dei kosovari assassinati, anche le donne soldato sarebbero state impiegate nel lavoro di cremazione, ha riferito Dominique Serrano Fitamant, che per le Nazioni Uniti, fra il 27 aprile e l'8 maggio, ha condotto un'inchiesta sulla violenza alle donne in Kosovo. Ma nessuno, tra le centinaia e centinaia di profughi che ho avvicinato, ha fatto cenno a donne soldato. Paskal Milo, ministro degli Esteri, rincara: «Milosevic pensa di guadagnare tempo anche perché vuole portare a termine le distruzioni in Kosovo e colpire ancora più duramente i militari dell'Uck al confine. Dunque, non rimane che mandargli messaggi chiari e fortissimi, per questo devono riprendere i bombardamenti in modo intenso, anche su Belgrado». Sui maneggi serbi al tavolo delle trattative dice la sua pure il presidente Rexhep Meidani: «C'era da aspettarselo, da loro, In ogni modo, l'Albania sostiene questa linea: da una parto occorre intensificare la pressione dell'azione Nato, dall'altra continuare gli sforzi diplomatici per arrivare alla pace. E indispensabili, in questo senso, sono i cinque punti della Nato: assolutamente non trattabili». Nessuna obiezione alla presenza di un contingente russo, assicura, purché «tutti siano sotto il comando unificato dell'Alleanza». Insomma, osserva il presidente albanese, non dovranno esserci «zone coperte da militari di una sola nazione». I bombardieri della Nato danno rabbiosamente la caccia alle postazioni da cui la artiglieria campale nemica batte il confine
Persone citate: Dominique Serrano Fitamant, Luan Hajdaragaba, Massimo Brutti, Milosevic, Morini, Paskal Milo, Rexhep Meidani
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