Gotti: «Caro Marco, ti aspetto al Tour» di Gianni Romeo

Gotti: «Caro Marco, ti aspetto al Tour» Il bergamasco, che ha ricevuto applausi tiepidi per il suo 2° successo al Giro, manda un messaggio Gotti: «Caro Marco, ti aspetto al Tour» La Maglia Rosa: e vincerai alla grande, come sai fare tu Gianni Romeo inviato a MILANO Ivan Gotti, trent'anni compiuti a fine marzo, segno dell'Ariete, uno che fa a cornate prima di rinunciare all'obiettivo. Ivan Gotti, bergamasco di San Pellegrino, un tipo molto riservato, un omino che sembra tentato di nascondersi quando lo guardi, parla con il contagocce e dice anche lo cose importanti, perché le sa dire, in tono dimesso, come se non volesse disturbare. Ivan Gotti, il vincitore abbastanza a sorpresa del Giro 1997, professione scalatore. Ivan Gotti, sparito nel 1998 nelle nebbie dell'anonimato per colpa di un parassita che attacca lo stomaco e l'intestino, difficile da debellare ma soprattutto difficile da scoprire. Ivan Gotti, la Maglia Rosa che ieri ha avuto gli applausi (tiepidi) di Milano, alla fine del Giro '99. Ma prima, alla partenza do Boario Terme, aveva firmato due maglie rosa per una coppia che si sposerà la prossima settimana vestita come ieri era vestito lui. Insomma, sa toccare il cuore dei tifosi, pur con la sua riservatezza. Partiamo da quel '98 buio, Ivan. Lei aveva alimentato delle chiacchiere con quel black out, dopo il successo del '97... «C'è sempre, nello sport, la cultura del sospetto. Ma io avevo vissuto un anno infernale. Non si riusciva a scoprire che cosa mi togliesse le forze, che cosa mi faceva diventare uno scheletro come se avessi disputato il Tour anche quando stavo in poltrona. Poi per fortuna arrivò la diagnosi giusta, arrivarono le cure giuste. Ed eccomi qui». Qui a vincere il secondo Giro in tre anni. L'ha aiutata, quella sofferenza? «Le spinte giuste arrivano sempre dalle situazioni nogativc, se uno le sa cogliere...», Anche Pantani vive una situazione negativa. Potrà girarla in positivo? «Mi auguro, gli auguro che sia così. Dopo le prime giornate terribili ve drà più chiaro davanti a sé. A quel punto dovrà trovare la forza per risalire». Vuole dirgli qualcosa? «Desideriamo tutti che resti nel gruppo, perché noi abbiamo bisogno di lui e lui ha bisogno di noi. Gli siamo vicini. Anzi, dico di più: caro Marco, ti aspetto al Tour, per vederti vincere come sai solo tu». Belle parole, ora che lei ha vinto il Giro. Ma ci sono state scintille fra di voi. 0 no? «Scintille, certo. Lo sport è battaglia, lui pensava che io non fossi leale perché non tiravo, quel giorno con Savoldelli in fuga, io pensavo che toccasse a lui visto che era il più forte. Ma quando è passata lu nube d'ira, tutto si ricompone. Sono cose che accadono in corsa, bisogna saper capire e perdonare», Già allora però Pantani diede l'impressione di non essere sereno, quasi che un'ansia interna lo divorasse... «Non lo so, non posso leggere dentro gli altri. Il ciclismo è così faticoso clic già u volte non capisci te stesso. Ma non surebbe il caso di parlare anche di me, oltre che di Pantani?». Cos'è questa vittoria rispetto a due anni tà? «Le ricorderò come due emozioni molto diverse. Devo ammettere che questo Giro non ò stato roseo come nel '97». Non ci voleva, la decapitazione di Pantani... «Non è compito mio dare giudizi, io non so che cosa sia successo. So però che esistono delle regole e vanno rispettate. E so che non ho rubato nulla, perché ho lottato per 22 giorni e mi sono trovato puntuale all'appuntamento quando la sorte mi ha chiamato». Lei ha ricevuto dei fischi, per strada. Le hanno dato fastidio? «Mi hanno gridato anche ladro. Ma non ho rubato niente. L'effetto Pantani s'è visto in quest'ultima tappa, non è stata la festa di sempre. Ma che colpa ne avevo, io?». Non c'è stato nessuno scrupolo ad attaccare, a cercare la maglia rosa, sabato, con l'ombra di Pantani incombente su tutti voi? «Sabato, il mio primo pensiero è stato per il dramma che stava vivendo Marco. Il secondo, è stato per il ciclismo che subiva una botta tremenda. Ne abbiamo parlato in gara. Poi abbiamo pensato a quei terribili 190 km che ci attendevano... Sì, a quel punto bisognava combattere per la maglia rosa». Qualcuno ha detto una «maglietta rosa». Non lo ritiene un successo minore? «Io non mi sento sminuito. Ho M combattuto a cronometro, dove ho gareggiato al di sopra delle mie possibilità. Sono stato fra i primi in montagna. Ho sofferto molto ad Oropa, è stato il momento più duro, e lì ho capito che avrei potuto lottare solo per il 2° posto. Poi è successo il fatto che sapete. E ieri sono passato in rosa a Bergamo, davanti alla mia gente. Ero commosso e fiero. Pensavo di non aver rubato proprio nulla». Questo colore rosa sa dunque dare ancora emozioni... «Non mi vergogno a rispondere sì. Quando ho parlato a mia moglie Francesca, dopo il Mortirolo, piangevo al telefono. E piangeva anche lei, dall'altra parte». C'è qualcuno che vuole ringraziare, ora? Virenque, ad esempio? «No, prima di Virenque c'è Gian Luigi Stanga, che mi ha rico¬ struito. E mia moglie, che mi ha aiutato a cambiare squadra. Virenque lo ringrazierò facendogli il Tour da secondo, come lui ha fatto con me al Giro». Un Tour da protagonista? «Da secondo, ho detto. Ma è una corsa che mi affascina. Ebbi già la maglia gialla per due giorni, noi '95. Ci riproverò». Ci lasci un'ultima immagine di questa corsa. «Un nome solo, il Mortirolo. Perché è la montagna del mio destino, dove io mi sento un leone. Vinsi 11 la tappa del '96 e capii che potevo essere un corridore vero. Lì rafforzai il mio rosa nel '97. Lì ho conquistato questo Giro. Ma sto dicendo cose minori, banali. Il Mortirolo è il Giro, è la gente che bivacca due giorni per vederci passare, è un emozione che prende alla gola. Per questo non dobbiamo rovinare il ciclismo». «Abbiamo bisogno di lui, ma anche lui ha bisogno di noi Troverà dentro di sé la forza per risalire» «Mi hanno fischiato e persino accusato di essere un ladro Ma io non ho colpe non ho rubato nulla» IVAN UN BIS AL GIRO. Ivan Gotti è nato il 28 marzo 1969 a S. Pellegrino Terme (Bergamo); abita a Zogno, Brembana. è sposato con Francesca. Gareggia per il Team Poi ti diretto da Gian Luigi Stanga. Professionista dal '91, due tappe al Giro (una nel '96, una nel '97), vincitore del Giro '97 con 9 giorni in rosa, due giorni maglia gialla al in Val , vincitore di Tour '96

Luoghi citati: Bergamo, Boario, Milano, Oropa, Zogno