Ore 18,20: Torino si tinge di granata di Marco Sartorelli

Ore 18,20: Torino si tinge di granata Al gol di Artistico esplode la gioia: in 10 mila a Caselle hanno atteso il rientro della squadra Ore 18,20: Torino si tinge di granata La festa per il ritorno in A Marco Sartorelli «Serie A, serie A, serie A». Liberatorio, gigantesco, il coro alzato dallo sciame di migliaia di tifosi del Torino ha riempito ieri pomeriggio via Roma, piazza San Carlo e ancora via Po e poi via Bogino e di nuovo piazza San Carlo. A mezzanotte erano in 10 mila a Caselle a festeggiare il ritorno della squadra: l'aeroporto è stato letteralmente preso d'assalto, traffico impossibile sulla tangenziale, mentre un gruppo di tifosi granata ha portato in aeroporto un toro vivo. Nel pomeriggio, il Caval'd brons ora stato «scalato» da un lestissimo free climber granata che, sotto il controllo degli agenti della polizia, ha issato e annodato una bandiera tanto semplice quanto simbolicamente importante per i festanti torinisti a naso iti su: «Forza Toro». Alle 18 o 20 minuti il Toro dopo 3 anni tornava, con la vittoria sul Fidelis Andria, nella categoria superiore; alle 18 e 21 dai bar del centro con maxischermo collegato con Io stadio di Benevento uscivano i primi gruppi di tifosi. Alle 18 e 30 le vie del centro erano già un solo clacson, una sola colonna di auto e moto e furgoni, un solo colore (indovinate quale), e un solo slogan ritmato: «Serie A, Serie A». In piazza Carlo Felice, sguardi perplessi degli albanesi verso motociclette incredibilmente addobbate e guidate da irriconoscibili sagome color granata; occhiate esterrefatte verso automobili stipate all'inverosimile di donne-uomini-bambinianziani dai volti finalmente sorridenti a tutti, nonostante la paralisi totale del traffico. I vigili urbani erano già pronti all'invasione («Le prime auto sono arrivate dieci minuti dopo la line della partita»), come le forze dell'ordine. Per loro, due sole preoccupazioni: controllare che non si andasse oltre una pacifica conquista della statua equestre più ambita dai tifosi in queste occasioni, e che all'angolo di via Po con via Bogino non succedesse nulla di grave. Il perché ò presto detto. Olii, infatti, ha sode il club juventino Augusta Taurinorum, che espone perennemente una bandiera bianconera. E' andato tutto bene: la sosta sotto il solitario vessillo ha offerto il solito spunto per cori classici del repertorio della tifoseria curvinola, qualche insulto più esplicito a giocatori della Juve e relativo famiglie, e il fanciullesco divertimento (pensavamo estinto) di attaccarsi al campanello della «Sede Augusta Taurinorum» fino allo sfinimento. Con i più agitati a scandire ritmi da far cantare al mondo inte- ro, si sono miscelate in una perfetta mistura tutte le sfumature del tifo granata. Piero Gho, ad esempio, 66 anni, è arrivato a piazza San Carlo con berretto granata, maglia granata col «numero 9 che usava Casagrande l'anno in cui il Toro andò in finale con l'Ajax», pantaloni granata e non uno, ma due, foulard bianchi con torelU rampanti. Gli occhi luccicavano sotto gli occhiali : «Erano tre anni che aspettavo questo giorno. Finalmente facciamo festa anche noi. Siamo usciti dal purgatorio e adesso ci vuole soltanto una nuova dirigenza che faccia una squadra ancora più forte». Si è fermato ed ha aggiunto la sua medaglia, quella che ormai pochi hanno appuntata sul cuore: «Io ho visto il Grande Torino. Io li ho visti giocare al Filadelfia...». Giulia invece non ha mai visto il Grande Torino perché, semplicemente e incolpevolmente, ha 8 anni. Ma ieri c'era anche lei, con mamma e papà, Sergio, 38 anni: «Pensavamo che questa volta potesse essere quella buona, e così è stato». Ma la mèta di chi si è spinto fino in centro a urlare una gioia trattenuta mille giorni era la sede del Torino Calcio, che si affaccia su piazza San Carlo. Qui le braccia si sono alzate ad accompagnare i cori, e il corpo granata gì è dimenato, ha inveito contro (sì, contro la solita squadra...) e si è messo a saltare perché «chi non salta bianconero e». Poi la fiumana ha rifiatato, si è ricompattata e infine si ò lanciata correndo verso piazza Castello. Per i passanti, uno spettacolo invero rumoroso ma di festa alla buona, fatta soltanto di baccano genuino e, finalmente, senza violenza. Così anche «nonno Angelo», 72 anni, ha potuto unirsi al brancaleonesco corteo, bandiera comperata per l'occasione: «Sono arrivato a Torino nel '41. Un amico mi disse: qui ci sono due squadre: una, dei ricchi, l'altra, dei poveri. Non avevo molta scelta...». La squadra granata è stata accolta all'aeroporto di Caselle da migliaia di sostenitori: la grande festa è proseguita per tutta la notte

Persone citate: Casagrande, Piero Gho

Luoghi citati: Benevento, Filadelfia, Torino