Dini: Cossiga? Ogni tanto delira

Dini: Cossiga? Ogni tanto delira Dini: Cossiga? Ogni tanto delira «Nei Balcani ha vinto la linea italiana» Giuseppe Sangiorgio TORINO «L'Italia ha fatto la sua parte, e con onore», dice il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, a Torino, nello storico teatro di piazza Carignano, di fronte ai suoi, simpatizzanti e candidati di Rinnovamento italiano in Provincia e per Strasburgo. Al suo fianco il senatore Alessandro Meluzzi e Rolando Picchioni. Il leader, sollecitato dai giornalisti, risponde a Cossiga che sui media l'ha accusato di essere fra i ministri dei Paesi aderenti alla Nato il più filo Milosevic. Spiega: «La soluzione che si profila per mettere fine alla guerra nei Balcani è la vittoria della linea italiana. Ossia di un'impostazione seria che ha sposato fermezza e lealtà verso l'Alleanza Atlantica. Sempre cercando la soluzione negoziata della crisi». Poi a Cossiga: «Quando è stato ammalato, gli ho fatto visita, purtroppo ogni tanto delira. Mi spiace, perché ho sempre avuto rispetto nei suoi confronti». Ancora: «Lui, pur essendo cattolico, ha detto molte eresie: che Dio lo perdoni!». Dini non vuole approfondire il contrasto con l'ex Presidente della Repubblica. Dal palco preferisce dare conto dell'azione italiana nella Nato, annunciando che oggi i ministri degli esteri del «G8» si riuniranno a Bonn per consultarsi «sui prossimi passi» per la risoluzione del conflitto in Ko¬ sovo. Alla domanda se, a guerra conclusa, gli aiuti per ricostruire la Serbia siano o no «vincolati» dalla presenza al potere di Milosevic, Dini risponde (senza citare il personaggio) osservando che «la pace nei Balcani sarà un potente strumento di cambiamento delle istituzioni e della stessa società serba, nella quale emergerà gradualmente il desiderio di un governo più democratico». Anche la questione dell'embargo, secondo il ministro, potrà essere valutata soltanto quando ci sarà l'accordo fra Nato e Belgrado, ovviamente, avallato dalFOnu. «Lo valuteremo nell'ambito della riunione dei 15 dell'Unione europea». Vertice che dovrebbe svolgersi entro le prossime due settimane. Si augura che i militari (della Federazione Jugoslava e della Nato) riuniti in Macedonia possano trovare al più presto un'in¬ tesa. «Non credo che la Nato stia alzando il prezzo», chiarisce quando gli domandano per quale motivo i «generali» non riescano a trovare l'accordo. E ag- Siunge: «I ritardi non derivano alla discussione sulle modalità del ritiro, ma dal fatto che anche da parte serba si vuole discutere sulla composizione della forza internazionale che poi entrerà in Kosovo. Nodo quest'ultimo che riguarda i Paesi della comunità internazionale e non Bei- grado». Comunque, precisa Dini, se il ritiro dei serbi «potrà incominciare questa sera o, al più tardi, domattina (oggi per chi legge, ndr), avremo l'immediata cessazione dei bombardamenti». Subito dopo il ministro affronta gli argomenti della campagna elettorale. «Non esito ad affermare - spiega - che se avessimo avuto un governo diverso dall'attuale e che, se a Palazzo Chigi ci fosse stato il centro destra, non saremmo entrati nell'Europa dell'euro e non avremmo risanato il Paese». Adesso, aggiunge, si tratta di costruire il centro. Il progetto c'è, spiega, ed è in direzione di Marini e dei popolari. «Per realizzarlo è però necessario che ognuno faccia un passo indietro, mettendo da parte egoismi e protagonismi, il Ppi, per esempio, credeva di poter avere un rapporto privilegiato con i Ds, ma la vicenda dell'elezione del Presidente della Repubblica l'ha smentito». Il leader di Rinnovamento Italiano e ministro degli Esteri Lamberto Dini

Luoghi citati: Belgrado, Europa, Italia, Kosovo, Macedonia, Serbia, Strasburgo, Torino