«Milosevic, restiamo pronti a colpire» di Francesco Manacorda

«Milosevic, restiamo pronti a colpire» «Milosevic, restiamo pronti a colpire» La Nato minaccia: non tollereremo saccheggi e uccisioni Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES D braccio di ferro tra Nato ed esercito serbo si gioca a Kumanovo, ma è qui a Bruxelles che l'Alleanza mostra i muscoli. «Non sospenderemo le operazioni aeree finché non vedremo davvero le forze serbe che se ne vanno - dice il portavoce Jamie Shea -, non ci baita una firma in fondo a un foglio di carta», cioè all'accordo sul ritiro delle truppe. E ieri pomeriggio, quando non solo il ritiro, ma anche l'accettazione del documento Nato da parte dei massimi gradi dell'esercito serbo appariva ancora lontana, la Nato minacciava. I bombardamenti negli ultimi giorni hanno avuto un ritmo meno intenso, tra sabato e domenica le missioni sono scese a 431 di cui 153 azioni di bombardamento, ma se i serbi continueranno a tergiversare possono riprendere da un momento all'altro con la stessa potenza delle settimane passate. «Le nostre forze - dice il generale Walter Jertz, portavoce di Shape - sono pronte e disponibili per rafforzare qualsiasi azione necessaria». Del resto, aggiunge, ti piloti sono ancora là e gli aerei anche». E Shea dissipa anche il dubbio che in questo momento decisivo tra gli Alleati ci possano essere dei contrasti sulla decisione di proseguire i bombardamenti: «Non siamo arrivati fino a questo punto per fermarci all'ultimo ostacolo»'. Di un ritiro delle forze serbe comunque, affermano le voci dell'Ai- ' leanza, non c'è traccia. Gli unici segnali incoraggianti sono qualche macchina civile che lascia il Kosovo in direzione della Serbia e un treno che è partito da Urosevac nella stessa direzione e che dovrebbe essere stato carico di soldati. Ma in queste ore che sembrano precedere il ritiro la preoccupazione della Nato ò che le forze militari e paramilitari di Belgrado non facciano - ancora di più che nelle settimane passate - terra bruciata al loro passaggio. «Abbiamo notizie di saccheggi di massa attorno a Pristina e nella citta stessa», dice Jertz, mentre Shea parla di «saccheggi che si sono verificati il 4 e 0 5 giugno sia a Pri- zren sia a Pristina». E ancora la Nato parla di «bombardamenti contro gli sfollati» che ancora si aggirano nel Kosovo, in parti coaire a Mitrovica, o dei colpi di artiglieria tirati al di là del confine con l'Albania. Il «caloroso consiglio alle forze militari jugoslave», dice il portavoce dell'Alleanza, è di «non utilizzare queste ultime ore prima della loro inevitabile partenza dalla provincia» per commettere altri atti di questo genere. Se così fosse • è l'avvertimento - la risposta militare sarà immediata: «Se ci sarà qualsiasi esitazione durante il ritorno, in particolare per effettuare dei saccheggi, quelle forze serbe saranno naturalmente oggetto delle operazioni aeree della Nato», dice ancora Shea. Se il momento in cui «sospendere e non cessare» i bombardamenti resta nella discrezionalità della Nato, come ancora ieri ha voluto ricordare Shea, meno chiare sono le cose per quel che riguarda l'ingresso in Kosovo della «Kforce plus», la forza di terra di circa 50 mila uomini. Il ritiro serbo dovrebbe presumibil¬ mente cominciare poche ore dopo la firma dell'accordo militare, ma quando la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Orni - che sancisce la conclusione politica del conflitto - non sarà ancora pronta. Le forze della Nato si troveranno così strette tra la necessità di controllare da vicino il ritiro dei serbi in Kosovo per evitare proprio i saccheggi o le ultime uccisioni, e quella di attendere la decisione dell'Orni che darebbe una legittimazione formale al loro ingresso nella provincia serba. Nelle prossime ore il Consiglio atlantico, che riunisce gli ambasciatori delle 19 nazioni Nato, sturberà la questione qui a Bruxelles, ma l'orientamento prevalente è già quello di entrare in Kosovo mentre le truppe serbe si stanno ritirando, che ci sia o no la risoluzione Onu. E' una linea su cui insistono soprattutto Stati Uniti e Gran Bretagna e su cui sembrano essere d'accordo molti altri membri dell'Alleanza. A opporsi è invece la Francia, che teme di infliggere così un altro colpo all'autorità del Consiglio di Sicurezza Onu.

Persone citate: Jamie Shea, Jertz, Milosevic, Walter Jertz