I serbi abbandonano il tavolo di pace di Giuseppe Zaccaria

I serbi abbandonano il tavolo di pace Belgrado respinge la presenza Nato e chiede che la firma sia preceduta dalla risoluzione dell'Orni I serbi abbandonano il tavolo di pace Interrotte dopo 12 ore le trattative al confine macedone Giuseppe Zaccaria inviato a BELGRADO Dopo una giornata di tensione, il filo della trattativa tra i generali jugoslavi e quelli dell'Alleanza, in un'enorme tenda piantata all'aeroporto di Kumanovo, al confine macedone, sembra essersi spezzato. Una fonte Nato anonima sostiene che il contrasto sarebbe su temi «sostanziali», come la stessa presenza delle truppe dell'Alleanza in Kosovo. La situazione è seria, tanto che aU'ultimo istante il mediatore europeo Ahtisaari ha rinviato il suo viaggio a Pechino dove avrebbe dovuto discutere la bozza di una risoluzione Onu sul conflitto. La giornata era invece cominciata all'insegna dell'ottimismo, f Questa non sarà una trattativa», aveva fatto sapere la Nato. Questo però accadeva prima che fra generali occidentali ed ufficiali serbi s'aprisse l'incontro tecnico» sul ritiro dal Kosovo e l'ingresso dell'Armata Mondiale su quello che ha cominciato a trasformarsi in un territorio di sabbie mobili. Bene: rincontro tecnico» prosegue da due giorni e si è bloccato proprio mentre si avviava a slittare verso il terzo. L'ostruzionismo di Belgrado è evidente, ma mentre le ore trascorrono anche i piani Nato paiono rivelare un pressappochismo disarmante. Il generale Sveto zar Marjanovic aveva sostenuto che alcune clausole imposte dilli'Alleanza erano semplicemente irrealizzabili, e che altre richiedevano adempimenti cui semplicemente nessuno aveva mai pensato. Sette giorni per ritirarsi sono pochi, ha detto Marjanovic: «Avete distrutto le nostre strade ed i nostri ponti, adesso ditemi voi come è possibile muovere in così poco tempo un'intera annata». Da Washington, il vice segretario di Stato William Cohen faceva sapere in un'intervista che «questa scadenza non è significativa» e dunque potrebbe dilatarsi. Ma, secondo quanto hanno riferito fonti diplomatiche all'agenzia francese «Afp», il vero ostacolo posto dagli inviati di Mi losevic sarebbe un altro: la F richiesta che la firma dell'accordo sul ritiro delle forze serbe sia preceduta da una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Orni. Il generale Mike Jackson, che guida la delegazione alleata a Kumanovo, avrebbe proposto senza successo la firma di un «documento provvisorio» sul ritiro delle forze serbe, in attesa della risoluzione dell'Orni. In discussione poi un altro elemento del tutto grottesco, sul quale i serbi si sono impuntati avendo per altro dalla loro il diritto internazionale. Il discorso di Marjanovic si può riassumere così: «La piattaforma de) G8 afferma chela Jugoslavia mantiene piena sovranità sulla regione: dunque, chiunque voglia farvi ingresso ha bisogno di un regolare visto sul passaporto». Ma può la Nato accettare di prendere possesso di una regione pagando ì visti d'ingresso per i suoi soldati? Cinquantamila sol- dati? Bene: cinquantamila visti. Da concedere nei tempi più stretti che la ben nota burocrazia serba possa sostenere, e soprattutto da pagare in base alle tariffe che la Federazione applica a qualsiasi straniero. Una media delle tasse richieste ai cittadini dei vari Paesi calcola il costo del visto in circa trenta dollari. In sostanza, per far entrare in Kosovo la propria l'Alleanza Atlantica dovrebbe versare alla Serbia distrutta un milione e mezzo di dollari, costo non previsto ma soprattutto insostenibile dal punto di vista dell'immagine. Se non si era mai vista una for¬ za d'occupazione che mostra i passaporti al confine, non si era mai sentito di un Paese che fpsse costretto a mantenere le proprie truppe su luoghi prefissati del proprio territorio. Questa è stata un'altra delle preoccupazione di Belgrado: nei piani della Nato il rientro verso Nord delle truppe serbe non dovrebbe fermarsi ai confini del Kosovo ma almeno venticinque chilometri più in là. Secondg ^generali serbile Aia' imposizione cne valica i limiti dell'accordo appena approvato dal loro Parlamento, ed ancora in via di definizione da parte delle Nazioni Unite. Altro argomento sul tappeto è stato il disarmo dell'«Uck», che a giudizio dei serbi dovrebbe essere fissato da scadenze precise, da un inizio una fine così come si sta facendo per le truppe jugoslave. Il pantano del Kosovo comincia appena ad offrire i primi assaggi delle difficoltà che ci attendono. Ed è su questo terreno che la Nato rischia di scivolare quando ancora si tratta solo di definire tempi e modi di un ingressa^eóU un ritiro. ( In questo quadro l'arma dei bombardamenti continua ad essere brandita, ma con sempre minore convinzione. Ieri su Belgra¬ do è continuata la calma, mentre in Kosovo si sono contati 418 sortite e 153 bombardamenti. Ieri si è continuato a discutere per più di dodici ore sotto la tenda piantata nell'aeroporto civile di Kumanovo. Nel primo pomeriggio il generale Marjanovic è stato raggiunto dall'addetto militare russo a Belgrado, il pari grado Ievgheni Barmiencev, a climostrazione del fatto che la delegazione Nato.non trovava le obiezioni serbetìel tutto trascurabili. Nel tardo pomeriggio i colloqui sono stati sospesi. Può darsi che si riprenderà domani, ma ormai regna una sinistra mcertezza. L'UOMO PILLA NATO «Macho» Jackson «Macho Jacko», il generale britannico Michael Jackson, è l'uomo che guida la delegazione Nato nei colloqui con i responsabili serbi per concordare il ritiro delle truppe di Belgrado. Comandante della forza alleata che metterà piede nel Kosovo, Jackson è stato comandante delle truppe britanniche, in Bosnia. Sguardo truce, sempre abbronzato, viene chiamato dai suoi uomini anche «Principe delle tenebre» o «Dartli Vader»: il cattivo di «Guerre stellari». L'UOMO PI SLOBO Kovacevic il duro La delegazione delle forze jugoslave impegnata nei colloqui con i colleghi-avversari della Nato è guidata dal generale Blagoje Kovacevic. Vice capo di Stato maggiore dell'esercito serbo, Kovacevic ha fama di essere un duro. Orgogliosissimo dei suoi baffi alla Saddam Hussein, il generale è considerato un fedelissimo del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, che lo ha recentemente elevato alle massime cariche militari del Paese. p I DUE VICE CAPI DISTATO MAGGIORE DELL'ESERCITO BLAGOIE KOVACEVIC E SVETOZAR MARJANOVIC; IL VICE MINISTRO DELLlNTERNO, NONCHÉ' CAPO DELLA POLIZIA 06 RAD STAVAN0V1C I DUE VICE CAPI DISTATO MAGGIORE DELL'ESERCITO BLAGOIE KOVACEVIC E SVETOZAR MARJANOVIC; IL VICE MINISTRO DELLlNTERNO, NONCHÉ' CAPO DELLA POLIZIA 06 RAD STAVAN0V1C La grande tenda dove da due giorni i rappresentanti militari di Nato e federazione jugoslava stanno cercando di raggiungere un accordo sul ritiro