Albania, la grande battaglia del confine

Albania, la grande battaglia del confine Colpita un'ambulanza, cinque morti. Belgrado: abbiamo eliminato 500 terroristi dell'Uck Albania, la grande battaglia del confine I serbi bombardano, la Nato replica con centinaia di raid Vincenzo Tassandoti Inviato a TIRANA Sono gli ultimi fuochi, forse. In ogni modo paiono i peggiori e danno l'impressione di trovarci non all'epilogo ma al prologo della grande tragedia. Cosi aumenta l'intensità dei combattimenti sulla linea di confine come più numerose paiono le bombe e i proiettili che cadono sul cuore del Kosovo. Ed è anche il momento degli indici puntati, Belgrado è rapida ad accusare gli albanesi per un attacco ribaldo a colpi di mortaio. Uno dei quali, sostiene l'agenzia di stampa Tanjug, su quella specie di mulattiera che collega Frizren col villaggio di Planeje ha centrato un'ambulanza e ucciso quattro uomini e una donna, dipendenti del centro ospedaliero: correvano, le sirene spiegate, a portare aiuto a cittadini di etnia albanese feriti dalle bombe Nato, si sottolinea. E c'à dell'altro: a Djakoviga hanno sentito 13 botti, e altrettante bombo sono state sganciate su Suva Roka, altre otto contro Grekovee, e ancora dieci son cadute a Dolermi, altre ancora a Urosevac. E poi, alle 14, ò stata colpita la stazione degli autobus di Klina. I bombardamenti hanno raggiunto anche la Serbia meridionale. A Bijelo Polje, presso il cordine con il Montenegro, sono cadute bombe a grappolo e missili hanno raggiunto la cima del monte Kopaonik, a Sud di Kraljevo, che dà il nome a un gran parco naturale. Il ministero dell'Ambiente serbo non ha perso tompo a sottolineare come siano andate distrutte molte rare specie di flora e fauna, compreso il Pino di Pancia La tv di Belgrado ha annunciato grandi vittorie: in un servizio dalla frontiera è stato rivelato che «oltre 500 «terroristi, cioè militanti doll'Uck, che negli ultimi giorni avevano tentato di penetrare in Kosovo sono stati liquidati». Ma la risposta dell'Alleanza non si è fatta attendere e cosi la contro accusa dice che pure l'artiglieria sorba ha commesso i suoi peccati: non ha cessato di sparare un secondo oltre la linea della frontiera, tanto da giustificare 431 sortite dei cacciabombardieri Nato. Il tutto mentre a Kumanovo si cerca la formula per dire «pace». I soldati sorbi non hanno abbassato la guardia, dunque, e lo dimostrano i continui cannoneggiamenti non lontani dai campi profughi, soprattutto doli'area di Kukos. Ed è il vero grando incubo che un, proiettilo, o nel peggiore delle ipotesi una pioggia di colpi, si abbatta in mezzo alle tende affollate. Quando finirà? Per gli esuli, corto, non con la firma di un trattato: per loro, soltanto quando sarà possibili; il ritorno. «Ma noi campi, la gente è scettica», osserva Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato Onu por i Rifugiati. l'orche, spiega, «tutti vorrebbero tornare ma non ci credono che sia mia cosa breve. Così pensano di organizzarsi: per prima cosa manderanno in esplorazione uno della famiglia, un uomo, a verificare la situazione. E anche i'Unhcr entrerà in Kosovo per faro la sua valutazione sullo stato delle distruzioni, per controllare i pozzi, por esempio, che si tomo sia¬ no stati avvelenati. Quindi, seguiranno le operazioni di sminamento, j.nivedil.ilmi:nte complesse». In questa situazione si fanno dei tentativi, si allontana la gente dalle zone più pericolose, nei dintorni di Knuna, alcuni chilometri a settentrione di Kukes, 19 mila fra gente del posto e profughi sono stati mandati via perché gli intervalli fra un colpo e l'altro si erano pericolosamente accorciati. L'esercito jugoslavo, lungo tutta la linea, sembra alla ricerca dello scontro diretto con quelli dell'Uck, l'esercito di liberazione. I villaggi albanesi di Vlahena e Morriq sono stati presi di mira dall'artiglieria e sotto la pressione serba Cahan è stato abbandonato da quelli dell'Uck che, due settimane fa, pieni di speranze, avevano dato il via all'«operazione freccia» che puntava a respingere i serbi dalla frontiera. Anche l'aviazione di Belgrado è della partita, cosa sorprendente, tenuto conto che le piste degli aeroporti sono obiettivi di primaria importanza per i caccia dèlia Nato. I piloti serbi avrebbero concen¬ trato gli attacchi sui boschi del Monte Pashtrik nei quali si è attestato l'Uck. E Belgrado accusa i separatisti albanesi di avere attaccato a colpi di mitra un autobus, nel villaggio di Resinje, presso Pristina. Cinque i feriti, due gravi. E un sindacalista di un'azienda di Krusevac è morto sotto i colpi dell'Uck a Mitro viga. il villaggio kosovaro di Gorozhubi sotto il pesante attacco dei B-52 della Nato che tentano di far tacere l'artiglieria pesante serba che martella i ribelli dell'Uck e i villaggi di contine albanesi

Persone citate: Cahan, Kukes, Laura Boldrini, Mitro, Pancia, Vincenzo Tassandoti