Feste di mafia con stupri di gruppo di Fabio Albanese

Feste di mafia con stupri di gruppo Dieci arresti in provincia di Catania, le violenze andavano avanti da 5 anni Feste di mafia con stupri di gruppo Un harem per «picciotti» sotto effetto della droga Fabio Albanese corrispondente da CATANIA Stupri di gruppo, por festeggiare i successi della cosca o per sfogare la rabbia degli insuccessi. A Paterno, gli uomini della mafia avovano il loro harem, a spese di giovanissime vittime, molte delle quali minorenni, minacciate di morte assieme ai fidanzati se solo avessero detto una parola di quanto accadeva loro. Ieri i carabinieri hanno arrestato dieci persone; sono tutte appartenenti al clan Alleruzzo-Santa Barbara, uno dei più feroci e sanguinari dell'intera provincia di Catania. Tra gli arrestati ci sono anche i parenti del veccliio boss Giuseppe Alleruzzo, poi transitato nelle fila dei pentiti. C'ò uno dei figli, Alessandro, 26 anni, e duo nipoti, Santo e Roberto Lauceri. Quest'ultimo proprio ieri mattina avrebbe dovuto sposarsi. Davanti alla caserma la mancata moglie gli ha mandato un bacio e gli ha urlato: «Non ci credo, ti aspetterò». Nella lista delle persone che hanno ricevuto ordinanze di custodia, alcune sono già in carcere da tempo, ci sono killer sanguinari e figli d'arte della mafia locale e perfino un uomo, Emanuele Farina, con i suoi due figli, Antonino e Orazio. Sono tutti accusati di violenza carnale aggravata e continuata in concorso, ratto a fine di libidine, porto e detenzione illegale di armi. Ci sono volute lunghe indagini, e paziente opera di convincimento delle vittime da parte degli investigatori, per arrivare a ricostruire gli anni del «sesso violento», come i carabinieri hanno chiamato l'operazione di ieri. Dal '90 al '94 il gruppo di «picciotti» avrebbe ripetutamente violentato le fidanzate di piccoli malavitosi che ruotavano attorno al clan. Alcune all'epo¬ ca erano ancora minorenni, una aveva solo 14 anni quando fu portata nel solito casolare di campagna e violentata contemporaneamente da più mafiosi. Per arrivare alle loro giovani vittime, a turno uno dei malavitosi agganciava con modi gentili la ragazza, la portava a cena o in discoteca, entrava insomma in confidenza. Poi la gita In campagna e l'ingresso nel casolare, dove gli altri erano già pronti, spesso sotto l'effetto della droga che li rendeva ancora più violenti e privi di scrupoli. E' andata avanti così per quasi 5 anni, prima che i blitz delle forze dell'ordine decimassero la cosca e riportassero un po' di tranquillità tra la gente di Paterno. Ma per tutto questo tempo, gli stupri di gruppo della mafia erano rimasti un segreto per tutti. Le vittime, terrorizzate, cercavano di dimenticare e di voltare pagina, i pochi altri che sapevano temevano rappresaglie. E questo, fino a quando alcuni pentiti non hanno riferito alcuni terribili episodi. I carabinieri, e i sostituti procuratori Francesco Puleio e Giovannella Scambiaci della Dda di Catania, hanno impiegato mesi per convincere alcune delle ragazze a collaborare. Tre di loro lo hanno fatto e hanno raccontato particolari sconcertanti. Una volta, era inverno, una ragazza venne prima ripetutamente violentata dal gruppo, poi frustata e lasciata nuda per i campi, al freddo. Qualcuno era anche pronto ad ucciderla, ma gb altri si opposero. Più volte, gli stupri sarebbero avvenuti alla presenza dei fidanzati delle vittime, costretti ad assistere sotto minaccia delle armi. Gli investigatori dicono che del gruppo facevano parte molte più persone delle 10 arrestate ieri, ma parecchi mafiosi in questi anni sono morti, uccisi nel corso di faide inteme al clan. Altri sono già da tempo coinvolti in una vicenda simile che, alcuni anni fa, avvenne a Paterno: una giovane donna stuprata ripetutamente, come minaccia per non fare pentire il marito mafioso. In primo grado arrivarono le condanne, ora c'è il processo di appello e i magistrati della procura, proprio ieri, hanno lanciato un allarme perché l'accusa, per una sorta di cavillo, avrebbe chiesto alla corte la nullità del processo di primo grado. La «colpa» è della stessa vittima, che ha riconosciuto tutti i suoi aguzzini, ma non ha saputo indicare in quali singoU episodi ciascuno di loro l'abbia violentata.

Persone citate: Emanuele Farina, Francesco Puleio, Giovannella, Giuseppe Alleruzzo, Roberto Lauceri

Luoghi citati: Catania, Paterno