Un carrello pieno di paura

Un carrello pieno di paura Un carrello pieno di paura Bruxelles: uno strano sabato di spesa reportage B L nemico è là, trai prodotti gaI stronomici e lo scaffale degli I omogeneizzati. Ti spia beffardo tra i contenitori delle uova rimasti senza uova e la lunga fila, intatta, di «polli di origine straniera». II nemico sembra scappato, fuggito con quelle torte ormai ritirate dal bancone, ma forse rimane in agguato, nascosto tra una salsiccia e una bistecca ai margini della legalità. E' dappertutto e in nesstm luogo, per trovarlo non basta quella «lista ufficiale degli alimenti di cui è proibita la vendita e di quelli garantiti senza rischi» che il governo ha diffuso, i quotidiani pubblicano integralmente e la tv aggiorna di ora in ora. Il nemico, in questo strano sabato di spesa a Bruxelles, non è la diossina ma la paura. Qui, nel grande supermercato che ad ogni angolo ti sbatte in faccia cartelli che vorrebbero essere rassicuranti sui prodotti «temporaneamente ritirati dalla vendita», naturalmente «per la sicurezza dei signori clienti», l'esercito della spesa non suona la ritirata, ma cambia tattica. Le signore della banlieue bruxellese che hanno lasciato la Rango Rover parcheggiata nel garage sotterraneo, gli eurocrati che vengono a prendersi un sapore di casa nel settore «specialità», i pensionati con scatola di cibo per gatti e un pezzo di cioccolata nella sporta sono comunque tutti lì, presenti all'assalto settimanale. Ma la loro non è più l'offensiva trionfale che riempe i carrelli a ritmo frenetico e si ingorga al check-point delle casse. No, stavolta, là spesa è una guerriglia . dalle regole precise: muoversi lentamente, leggere le etichette cercando informazioni di cui fino a ieri non si sospettava nemmeno l'esistenza, azzardare paragoni pensosi tra due prodotti vicini di scaffale, tentare di sottrarsi alle insidie che il supermercato può porre ad ogni angolo. Scansare quindi, prima di tutto, la commessa in camice bianco che applica frenetica etichette autoadesive a una lunga fila di pacchetti. Dentro ci sono cosce e petti di pollo «di origine straniera», assicura l'onnipresente cartello. Sopra, stampata in nero sul giallo dell'etichetta, la trappola: 40 franchi di sconto, 2000 lira, su un prodotto che ne costa 80 o 90. Qualche guerrigliero della spesa ha un attimo di cedimento, ma si riprende subito. Vòlta le spalle al pollo e arraffa le ultime confezioni di salmone che c'è da sperare - i mangimi a base di manicaretti alla diossina della ditta Verkest non li ha mai assaggiati. E oggi il salmone va fortissimo: ce n'è, anzi ce n'era, intero, in tranci, sotto forma di carpaccio, marinato e affumicato. Non fermarsi, invece, alle specialità alimentari confezionate. Anche lì il cartello assicura che sono fatte con uova straniere, ma le scatole da cui un altro commesso sta togliendo i prodotti per disporli sullo scaffale hanno stampato sopra il nome di una ditta di Gand. E la premiata ditta Verkest non sta proprio a pochi chilometri da Gand? Meglio non rischiare. Dieci metri barricati dietro il carrello, e il bancone della carne alterna la presunta sicurezza del «gigot» d'agnello francese alla si- gnificativa latitanza di ogni forma di macinato. Passare avanti, decidono in molti, anche se poco più in là - settore salumi - h cose non vanno molto meglio. E' un deserto, il banco del lardo e dei salami dove un cartello superstite ricorda che qui un tempo si vendettero «Merguez a 269 franchi il chilo». L'unica oasi che si intravede è composta dal «piatto d'Abruzzo» o dal «Cliori zo de Espana», nomi che suonano come garanzia di estraneità alle insidie di un insaccato belga. Altra curva, a carello semivuoto, e a destra si apre la sfilza dei formaggi. Ma se per caso sono contaminati i bovini, il latte sarà sicuro? Domande oziose, qualche cosa bisogna pur mangiare, e allora che sia camembert, brie o - per restare più sul sicuro - mozzarella di importazione. Di fronte, dove una settimana fa c'erano dodici tipi di uova diverse, non c'è più l'ombra di un tuorlo. Solo qualche scatola di cartone ricorda il tempo che fu. Mani pietose - o ingannatrici? hanno riempito il deprimente vuoto con bottigliette di latte al cioccolato. Cambio di corsia, ma si batte immediatamente in ritirata di fronte alla maionese. C'è tutta, almeno quella delle marche più note, ma nessuno sembra cosi temerario da portarsi a casa un barattolo giallo. Si avanza invece, ma con prudenza, tra i biscotti e la pasticceria. Anche qui molti vuoti a scopo precauzionale, ma l'effetto - invece che dare sicurezza su quello che resta - è di allargare l'incertezza a macchia d'olio. Poco più in là, sul bancone delle specialità gastronomiche, mi sudario di carta scura nasconde alla vista e all'acquisto insalate di patate e paté di maiale. Ma il peggio è passato, ormai si è in territorio di frutta e verdura, almeno oggi libera da angosce inquinanti. Qui i carrelU tornano a riempirsi senza paure, per una dieta forzata che farebbe la gioia di ogni vegetariano. Resta l'ultimo ostacolo e la conferma che, comunque si sia mosso, il guerrigliero della spesa ha perso la sua battaglia dall'inizio, appena messo piede nel supermercato. «Se si lavora meno oggi? risponde la cassiera con l'orecchino al naso -. Macché, è proprio come ogni sabato». Prezzi dimezzati per i polli stranieri ma nessuno li compra A ruba il salmóne Ecco una scena comune in molti supermercati belgi: scaffali delle uova quasi interamente vuoti. Ma c'è chi, come questo anziano cliente di Evere, non sì arrende alla psicosi da diossina e accetta comunque di acquistare una confezione, una volta accertata la sicura provenienza ifotoapj «hnfo^irrw. •■'""' *)

Persone citate: Verkest

Luoghi citati: Abruzzo, Bruxelles