UN UOMO DA SALVARE di Gian Paolo Ormezzano

UN UOMO DA SALVARE UN UOMO DA SALVARE Gian Paolo Ormezzano IL problema dovrebbe essere quello di sapere se la vicenda di Marco Pantani distruggerà un Giro d'Italia, questo passato ieri in possesso di Ivan Gotti, o un enorme personaggio, proprio quello di Pantani, strizzato tra il suo non spartibile annuncio di abbandono e una crisi di credibilità che coinvolge anche Giro e Tour da lui vinti lo scorso anno, o addirittura tutto il nostro ciclismo. Perché la logica dice che non si può uscire da una di queste tre situazioni, non si può e non si deve, ci sono da rispettare i tifosi credenti, una certa commediaccia deve finire: casomai salvando certi quadri, certi dialoghi altissimi, come la recita dell'ama- rissimo Pantani sulle montagne, la sua validità tecnica, estetica, agonistica, il suo faticare all'insegna dell'epopea, non certo dell'epe La paura è che non accada nulla, cioè che nel nome o dello sport -più-torte-di-tutto o dello show-che-deve-andare-avanti continui appunto la commedia, adesso nel pantano Pantani dove molti guazzano benissimo. I prodromi della riconciliazione Ira uomini, cose e numeri si sono notati già ieri, ad un certo punto la tappa davvero bella e drammatica ha occupato quasi tutto lo spazio nei nostri cuori ed anche nei nostri cervelli, è riapparsa la retorica della fatica, si sono pure sacrificati, per far sangue, e di quello buono, due corridori, certi Codol e Axelson, caduti sul campo del pedalare a tutti i costi. E si è parlato di materia da rimettere in ordine con calma, si è sfumato l'ematocrito alto (non è doping), si è detto di ciclismo vero riproposto dal sudato furore dei ciclisti. Si è cavillato su un controllo voluto proprio dai corridori, loro fiore all'occhiello nei riguardi di aitre discipline. Una voglia matta di tavola rotonda, come per il calcio dei quattro ragazzi bruciati vivi. Invece basterebbe una Ugge antidoping di Stato, subito, e non importa se imprecisa, sempre farà meno male di questa poltiglia di dati, di sotterfugi, anche di ingiustizie. Lina legge che sia un gancio forte al quale chi vuole si appiglia, chi vuole si impicca.

Persone citate: Codol, Ivan Gotti, Marco Pantani, Pantani

Luoghi citati: Italia