Le metamorfosi di un ribelle di Francesco Manacorda

Le metamorfosi di un ribelle UNO SPAGNOLO UOMO CHIAVE DELL'UNIONE Le metamorfosi di un ribelle Da contestatore a signore della guerra personaggio Francesco Manacorda Eg un sabato sera di febbraio: nel piccolo cinema al centro di Bruxelles si infila, con due accompagnatori, un signore dalla corta barba brizzolata. Il film che si proietta è «Contrai do Brasil», l'uomo che lo guarda, commuovendosi e ridendo, è Javicr Solana. Poche settimane dopo, alle undici di sera del 23 marzo sarà un Solana molto diverso ad annunciare con gli occhi gonfi per il poco si ali io e la voce più rauca del solito di aver appena dato ordine al comandante supremo delle forze Nato in Europa di far partire i bombardamenti contro la Serbia. Il cinema d'essai e l'ordino di atUicco, gli studi in fisica dai solidi e l'attivismo politico, i natali piuttosto illustri e la scelta di militare fin da giovane in mi partito socialista clandestino nella Spagna franchista, la lotta alle basi della Nato in patria e poi la scalata al massimo molo in quella stessa Alleanza, la tradizione cattolica e la fascinazione per il calvinismo, l'Europa e l'America come sponde di studio e di lavoro. Sono due vite in una quelle dell'uomo che ha virtualmente vinto la guerra del Kosovo e che ieri Quindici hanno scelto per guidare la loro politica estera e di difesa. Nasce a Madrid e nasce bene, .lavie r Solana Madariaga. Il 14 luglio del 1942 - anniversario premonitore di un futuro di lotta e di governo - da un padre cattedratico di Chi mica neH'UniversJtèrtlella capitole. ^ Un suo prozio, Salvador de Madariaga, celebre letterato, è stato rappresentante spagnola alfa Sodet^ dèlie Nazioni,- mtfflH '5a il giovane Javier decide di iscriversi a Fisica «per seguire l'esempio di mio padre». La sua fascinazione per la politica, però, è già incominciata a dicci anni. Nel '52 suo fratello Luis, nemmeno ventenne, viene arrestato perché militante del Psoe. «In quei giorni, quando lo visitavo in prigione, ho capito che cosa era la repressione», racconta lui. E presto la politica - anche lui comincia a militare nel Psoe - si scontra con gli studi. Nel '63 viene espulso dalla facoltà e la famiglia - sebbene il padre sia intanto morto - lo aiuta: Solana va a studiare in Olanda, dove lavora anche alla Philips, e poi in Gran Bretagna. Rientra in Spagna dove il regime franchista gli sta stretto: contesta la Nato e l'imperialismo americano, ma non le borse di studio Eidbright che nel '66 lo portano lo negli Stati Uniti, prima come studente e poicome ricercatoreaU'unjyersita della Virginia. §SnVdì:qtìofl'epoca - si memora alcune foto custodite negli ardii vi della Cia che lo ritraggono mentre manifesta contro la guerra del Vietnam, ma anche l'innamoramento di Solana - spiega mi suo amico - «per il modello pragmatico e democratico americano». Al ritorno in Spagna, nel '71, si fa espellere di nuovo dall'università per qualche tempo. Poi nel '75 - dopo una trentina di pubblicazioni scientifiche e mentre il suo dossier negli archivi della polizia cresce - vince la cattedra di Fisica degli stati solidi alla Complutense di Madrid. Ma quello del professore universitario è un lavoro che non farà praticamente mai. Dal '64, infatti, è entrato nella gioventù socialista e da lì incomincia la sua carriera nel partito che è ancora in uno stato di semiclandestinità, arrivando a ruoli sempre più importanti. Nel '76, col primo congresso del Psoe in Spagna, la sua carriera politica esplode. Diventa deputato nel 1977 Te nel '79 è nella direzione del Psoe che a un congresso straordinario si libera del termine «marxista», neH'Rl è segretario esecutivo del Comitato federale. E' in quegli anni che si salda la sua amicizia con Fe¬ lipo Gonzalez: le foto dell'epoca li ritraggono capelluti e - almeno Solana - balbutissimo, mentre battono i paesini spagnoli con uno slogan non psopriamentqgfilo-atiantico: «Basés mera. Otan no». Poi le trionfali elezioni del 28 ottobre '82, il governo socialista, ilfprimojjosto da minisSP&ella Cultura. E' allora che l'uomo il quale asneme ai suoi compagni gridava «Nettila Nato» fa un'inversione strategica con il suo partito: il referendum dell'86 promosso proprio dal Psoe dà il sigillo della partecipazione popolare al ruolo della Spagna nell'Alleanza. Rivendicherà spesso quel referendum, Javier Solana, a chi storce il naso di fronto^mi Socialista barbuto diventato sacerdote dei rapporti euro-atlantici: «Sono uno dei pochi che ha fatto una Campania elettorale a favStf"della Nato»: dMb dopo aver scoperto la politica estera come ministro ed essere approdato a Bruxelles a fine '95. E allo stesso modo, a chi oggi gli chiede come si concili il suo passato socia¬ lista con le decine di migliaia di bombe sganciate sul Kosovo risponde così: «Io non sono cambiato, difendo gli stessi valori per cui combattevo venticinque anni fa». Oggi, Solana è un signore che dimostra meno dei suoi 57 anni e confessa di dormire molto poco, non più di sei ore a notte. Nel suo attico al numero 579 dell'Avenue Louise, la strada più «in» di Bruxelles, con vista sull'immenso Bois de la Cambre vive con la figlia ventiseienne Vega, che fa l'avvocato a Bruxelles. La moglie Concepcion Jimenez e l'altro figlio Diego, di ventidue anni, sono a Madrid dove cerca di tornare più spesso che può. A Bruxelles cerca di coltivare alcune delle sue passioni: i giri in bicicletta nel parco, la lettura notturna di saggi sulla storia europea - ama molto «Danubio» di Claudio Magris - e la conversazione con i tanti amici. Distributore infaticabile di pacche sulle spalle • durante la sua permanenza al governo spagnolo era stato soprannominato «ministro dei baci e degli abbracci» - è maestro nei rapporti con la stampa passa le sue giornate al telefono con i leader'di mezzo mondò senza disdegnare gli esponenti dell'opposizione' - Silvio Berlusconi; *ad esempio, nel corso di questi due mesi lo ha chiamato spesso - ma i collaboratori più stretti si lamentano che in privato sia assai più incline alle sfuriate che ai sorrisi.