Kosovo, conto alla rovescia per la pace di Emanuele Novazio

Kosovo, conto alla rovescia per la pace Mentre proseguono i raid aerei, le delegazioni si incontrano al confine con la Macedonia Kosovo, conto alla rovescia per la pace Primo vertice tra un generale della Nato e uno serbo Emanuele Novazio inviato a COLONIA La corsa alla pace è cominciata, e mentre non si esclude una sospensione dei bombardamenti a partire da martedì, il primo segnale simbolico e concreto della svolta sarà l'incontro di stamane fra alti ufficiali Nato e di Belgrado al confine fra Kosovo e Macedonia, annunciato ieri al termine del vertice europeo di Colonia. Guiderà la delegazione Nato il generale inglese Mike Jackson, quella jugoslava il generale Milorad Obradovic, fedelissimo di Milosevic. Ci sarà anche un osservatore russo, obiettivo le modalità del ritiro delle truppe militari e paramilitari serbe dalla regione: modalità puramente tecniche, sottolinea il portavoce della Nato Shea, perché «non c'è più niente da trattare: ogni unità dovrà lasciare il Kosovo a un determinato momento seguendo una determinata rotta». Al centro di un calendario fitto di appuntamenti, la riunione del Consiglio di sicurezza per l'approvazione della risoluzione sul Kosovo: vera e propria chiave giuridico-politica per l'invio di truppe internazionali nella regione, una forza di 50 mila uomini alla quale parteciperanno militari russi, di Paesi neutrali ma soprattutto di Paesi Nato scelti dai vertici dell'Alleanza. Se la scaletta della pace, avviata nella notte fra giovedì e venerdì a Colonia con una riunione dei direttori politici del G7, non subirà ritardi e non sarà turbata da imprevisti, la riunione del Consiglio potrebbe tenersi lunedì. Nel frattempo, la preparazione proseguirà su più fronti: stamane, con il vertice fra alti ufficiali al confine macedone e con l'incontro a Mosca fra l'inviato del G7, il tedesco Gunter Pleuger, e un collega russo per la definitiva messa a punto della bozza di risoluzione. Domani, con il vertice dei ministri degli Esteri del G8, che dovrebbero approvare questa bozza. Lunedì mattina il documento potrebbe essere inviato dunque al segretario generale dell'Onu, Annan, e approvato dal Consiglio di sicurezza. Se subito dopo la resa di Milosevic «la de-escalation è cominciata» e le missioni Nato diminuiscono progressivamente d'intensità, come assicurano al summit di Colonia il cancelliere Schroeder e il presidente francese Jacques Chirac, l'approvazione della risoluzione Onu potrebbe segnare la sospensione generale dei bombardamenti, parallelamente all'avvio del ritiro «documentabile» delle truppe serbe e all'ingresso delle prime forze internazionali nel Kosovo. Secondo il ministro degli Esteri austriaco Wolfgang Schluessel, il ritiro delle truppe potrebbe cominciare dopo 1 incontro di oggi fra ufficiali Nato e jugoslavi: in questo caso la tregua - che Eltsin e il leader cinese Zhu Rongji vorrebbero «immediata», come hanno riba¬ dito telefonicamente a Schroeder - potrebbe scattare addirittura domani, se il ritiro fosse confermato e controllato. Quanto all'ingresso nel Kosovo della forza di pace, lo scenario considerato più probabile al quartiere generale dell'Alleanza prevede che il primo contingente - composto dai 16 mila uomini Nato presenti in Macedonia e da 4 mila militari d'elite britannici - «spinga via i serbi»: per entrare nel Kosovo, le truppe internazionali non aspetterebbero cioè il completo ritiro jugoslavo, ma sostituirebbero via via i militari serbi. Per non lasciare vuoti di potere, e non consentire vendette dei serbi nei confronti della popolazione di etnia albanese, o dei combattenti dell'Uck nei confronti dei 200 mila civili serbi che vivono nella regione. I dettagli del dispiegamento saranno definiti entro un paio di giorni, prevedeva ieri Shea: già domani, forse, il Consiglio della Nato ne approverà il piano. Re¬ sta da sciogliere il nodo del comando della forza internazionale. Il «documento della resa» approvato a Bonn da Russia, Unione europea e Stati Uniti, e presentato mercoledì a Milosevic, parla di «comando unitario». Ma in proposito da Mosca arrivano segnali contraddittori, e fra gli ufficiali russi c'è chi rivendica comandi separati. Un ostacolo che sarà presto superato, si commentava ieri a Colonia: «Se ne parlerà al G8» di domani, garantisce Schroeder. Anche il vice segretario di Stato Strobe Talbott, che ieri ha incontrato il mediatore europeo Ahtisaari a Helsinki e ha avuto un colloquio telefonico di 20 minuti con l'inviato russo Cernomyrdin, è convinto che una soluzione sarà trovata in fretta. Sulla base del modello «Sfor» già adottato con successo in Bosnia, suggeriscono Ahtisaari e il segretario generale della Nato Solatia: il comando generale è affidato a un ufficiale dell'Alleanza, ma il responsabile del contingente di Mosca è un russo, vice comandante in capo. Questa «scaletta» non contempla ripensamenti di Milosevic, che soprattutto in America si continuano a temere: «Gli americani sono più scettici di noi europei», commentava ieri non senza polemica Schroeder. «Bisogna essere cauti, è vero, ma essere cauti non significa rallentare il processo di pace: significa il contrario». Ci sarà anche un osservatore russo: obiettivo le modalità del ritiro delle truppe federali Domani il G8 dovrebbe approvare la bozza dell'accordo in modo da arrivare subito a una risoluzione Onu Forze corazzate inglesi nella base Nato in Macedonia Il contingente internazionale è pronto a dispiegarsi in Kosovo entro 24 ore