Clinton? sono ansioso di fermare i raid
Clinton? sono ansioso di fermare i raid Gli esperti militari setacciano il documento di Belgrado alla ricerca di trucchi e scappatoie Clinton? sono ansioso di fermare i raid Forse già domani la tregua nei bombardamenti Andrea di Robllant corrispondente a WASHINGTON «Credetemi, anch'io sono ansioso di metter fine ai bombardamenti. Ma prima voglio essere corto che i nostri obiettivi siano stati davvero raggiunti. Mi sentirò più tranquillo quando avremo le prove del ritiro delle forze serbe e le nostre cominceranno ad entrare». Pressato da Boris Iìltsin, da una parte degli alleati ma anche da un'opinione pubblica americana elio chiede uno stop ai bombardamenti ora che Milosevic sembra davvero aver capitolato, il Presidente invita alla cautela e chiede ancora un po' di tempo, almeno un paio di giorni. «Abbiamo bisogno di vedere un piano con scadenze precise por il ritiro dei serbi e l'introduzione delle nostre truppe», ha detto Clinton dopo aver parlato al telefono con l'inviato europeo Mariti Ahtisaari. «Confido che lo avremo presto. I contatti a livello militare tra le due parti avverranno domani (oggi per il lettore, ndr)». Ventiquattrore dopo la resa di Milosevic, il Presidente e il suo entourage rimangono ancora guardinghi ma cominciano a mostrare finalmente un po' più di ottimismo. Alla Casa Bianca i collaboratori di Clinton hanno trascorso ore a setacciare i documenti approvati a Belgrado a caccia di possibili equivoci o trappole. «Negli ultimi sci anni e mezzo ha ricordato lo stesso Clinton ieri mattina - abbiamo raggiunto vari accordi io e il signor Milosevic. Ma l'unico che ha rispettato è stato quello di Dayton». E fonti dell'Amministrazione dicono che il Presidente ó ossessionato dall'idea che Milosevic lo beffi ancora una volta. Ma dopo lo scetticismo iniziale ora l'Amministrazione appare quasi sorpresa, incredula, per la rapidità con la quale Milosevic ha accettato le condizioni poste dalla Nato. E si trova a dover accelerare bruscamente i piani militari per l'introduzione della forza internazionale. Secondo fonti dell'Amministrazione, il ritiro serbo potrebbe cominciare già domenica e un primo contingente Nato dovrà essere pronto per entrare in Kosovo. La conclusione repentina della guerra sembra aver colto di sorprosa anche i quotidiani e i principali commentatori americani. E l'Amministrazione, che durante il conflitto è stata bersagliata dalle critiche, soprattutto per la condu- zinne militare della guerra, comincia a sentirsi decisamente riscattata. Il Washington Post scriveva ieri mattina che il conflitto «si è chiuso sulla base di accordi soddisfacenti». E il New York Times: «Il più pericoloso conflitto militare in Europa dopo la Seconda guerra mondiale si chiude con una vittoria per la democrazia e per i diritti umani». Persino il Wall Street Journal, che per oltre due mesi ha letteralmente tartassato la Casa Bianca, accusando il Presidente di essere un leader incapace di guidare il Paese in guerra, rende un parziale omaggio a Clinton. Certo, scriveva ieri mattina il quotidiano più letto d'America, Milosevic rimane al potore e non è un problema da poco. «Ma questa ha tutta l'aria di essere una vittoria di Clinton. E i risultati ottenuti dalla Nato questa volta sono concreti e sostanziosi». Clinton era stato sbeffeggiato da esperti militari e generali, incluso Colin Powell, l'eroe della Guerra del Golfo, per aver basato la sua strategia esclusivamente sulla forza aerea e per aver rinunciato praticamente dall'inizio all'uso di truppe di terra. Per oltre due mesi il Presidente ha ripetuto come fosse un mantra che «la campagna aerea da sola permetterà di raggiungere gli obiettivi». E a questo punto, a meno di sor¬ prese sempre possibili, sembra davvero che a dispetto dei suoi molti critici egli abbia avuto ragione. Come ha scritto il columnist Stephen Rosenfeld ieri mattina nel suo mea culpa sul Washington Post: «Io ed altri criticammo Clinton definendolo un presidenteCruise, incapace di impegnare le risorse necessarie per ottenere i suoi ampi obiettivi. Ma questa volta ha dimostrato di aver avuto ragione. Ha azzeccato l'equilibrio tra mezzi e fini». Dietro le quinte, i collaboratori del Presidente cominciano ad esultare. Ma in pubblico non c'è traccia di trionfalismo. L'atmosfera rimane sobria. Ancora nessuno osa sorridere. Opinione pubblica e analisti rendono omaggio alla Casa Bianca: aveva ragione a puntare sull'arma aerea «Mi sentirò più tranquillo quando inizierà il ritiro e le nostre truppe avranno occupato la zona» Il negoziatore russo Victor Cernomyrdln ostinato protagonista del negoziato sul Kosovo
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