La Traviata al Regio di Armando Caruso

La Traviata al Regio LA Traviata è un grande valzer»: lo afferma senza farla sembrare ima battuta Bruno Campanella, che martedì 8 giugno alle 20,30 dirigerà al Teatro Regio, la più famosa opera verdiana. Gli si può dar torto? Tutt'altro: «La Traviata» è un valzer in tutti i sensi. Dal punto di vista musicale, sentimentale, un valzer di gioia d'amore e di morte. Dirigere «La Traviata» è come fare un «salto nel vuoto». Ci sono direttori che airivati a cinquant'anni, con esperienze internazionali, la evitano accuratamente: per rispetto a Verdi (alcuni) per paura (altri). Ma questo tragico valzer della vita letteraria e musicale ottocentesca deve comunque essere rappresentato, approfondito, perché Verdi, che pur detta legge ad ogni battuta, lascia spazio per i più sensibili stati d'animo degli interpreti. E' storia. Senza voler ripercorrere tempi assai lontani, dalla Callas in poi, da Renata Scotto, Violetta è personaggio da prendere con le pinze, perché moltissime cantanti anche di rango hanno pianto lacrime amare. Ma «La Traviata» non è soltanto Violetta, una delle eroine più amate: c'è nell'opera un grande padre verdiano, quel Giorgio Germont da tutti considerato odioso e che invece si rivela un uomo stimabilissimo del suo tempo, che prende a cuore sia pur in extremis, le sorti dell'amante del figlio Alfredo. E Alfredo, personaggio apparentemente scialbo, privo di personalità, se è interprete intelligente, finisce per sottolineare quello spessore musicale che Verdi giustamente gli attribuisce. Fortunatamente, al Regio ci sono tre artisti che oggi vanno per la maggiore: Patrizia Ciofi [nella foto a fianco) nel ruolo di Violetta, che garantisce stabilità al personaggio; Roberto Servile che nel ruolo di Germont esprime la consueta autorevolezza e Giuseppe Sabbatini {foto a fianco), tenore di grande eleganza e grazia (come si diceva una volta), che dà ad Alfredo i 1 senso d'una vita libertina sì, ma alla fine ritrovata nella pienezza dei sentimenti. Violetta cambia vocalità, interpretazione: si dice solitamente che che ne vorrebbero due per rendere credibile il personaggio. Godiamoci questa serata verdiana e badiamo alle finezze degli interpreti: ci sarà di che rallegrarsene. La regìa è di Alberto Fassini. Le scene e i costumi sono di Pierluigi Samaritani. Il Coro del Regio è istruito da Bruno Casoni. In occasione della «prima» saranno inaugurate nel foyer, a cura della Galleria d'arte Moderna, due opere di Giovanni Anselmo e Marisa Merz. Armando Caruso