I segreti della tuta lunare

I segreti della tuta lunare LA LEZIONE / TECNOLOGIA SPAZIALE I segreti della tuta lunare Un vestito pesante 82 chili compreso lo zaino MENTRE nel corso dei programmi «Mercury» e «Gemini» gli astronauti americani indossarono sempre una sola tuta spaziale; per l'« Apollo» dovevano utilizzarne due: una per le operazioni a bordo dei veicoli spaziali e un'altra per le escursioni sulla superficie della Luna. In realtà si trattava dello stesso tipo, ma quella indossata dai due limatiti aveva una serie di strati aggiuntivi per difenderli dalle temperature elevate o troppo basse, dallo radiazioni e dall'eventuale impatto con micrometeoriti. Il modello di tuta lunare venne realizzato nel 1968; originariamente era previsto solo un tipo di tuta/scafandro, vale a dire quella da indossare per le «passeggiate» lunari, ma in seguito all'incendio della capsula Apollo 204 nel gennaio 1967, venne presa la decisione di realizzarne un modello più leggero, che poi divenne la famosa tuta spaziale della Luna. Il modello di bordo, utilizzato nel corso dello fasi di lancio e rientro (normalmente, durante il viaggio, gli astronauti indossavano semplici indumenti di tela bianchi) era formata da sei strati di materiali sintetici (nomex, neoprene e teflon), per un peso di 16 chilogrammi. Il modello esterno, invece, aveva in più altri dieci strati di neoprene, nylon e beta/kapton per proteggere i due astronauti sulla Luna. Questi, oltre ad avere incorporata nella tuta una sacca per la raccolta delle ur'ne, indossavano un leggero indumento di nylon fornito di tubicini in cui circolava acqua per asportare il calore dovuto alla forte radiazione solare. Ma la grossa novità per le tute lunari era rappresentata dall'utilizzQ del Plss, lo speciale zaino che i «lunauti» portavano sulla schiena e che conteneva tutti i sistemi che potevano garantire loro l'autonomia (ossigeno, acqua, telecomunicazioni). Lo zaino Plss era fondamentale, anche perché nelle escursioni lunari l'autonomia per gli astronauti non poteva certo essere rappresentata dai «cordoni» di sicurezza come quelli adoperati ancora oggi dagli astronauti-scienziati delle navette. Le tute lunari, la cui sigla in codice era «A7L», furono utilizzate dagli uomini delle missioni pre-lunari (da Apollo 7 ad Apollo 10) e durante le prime missioni lunari, fino ad Apollo 14. Per le successive Apollo 15, 16 e 17 fu sviluppato il modello «A7L-B», una versione migliorata, che doveva soddisfare i requisiti richiesti per le ultime tre imprese lunari e per le loro osplorazioni previste ed effettuate «a largo raggio» sulla superficie lunare, con tempi raddoppiati rispetto alle prime. Vennero modificati il tronco e altri punti, secondo le valutazioni degli stessi astronauti, che furono molto critici con il primo tipo di tuta lunare, la quale non consentiva molto movimento. Anche i caschi subirono modifiche nel corso del programma Apollo; essi comprendevano un visore di color oro per proteggere il volto degli astronauti, che copriva il casco vero e proprio di forma ovale. Sopra di esso c'era la copertura di colore bianco realizzata con gli stessi materiali della tuta. Ma a partire da Apollo 14, venne utilizzata una versione modificata che comprendeva anche un ulteriore visore opaco, dotato di una speciale aletta apribile a 120 gradi, per proteggere gli astronauti dalla radiazione ultravioletta. Alan Shepard e Ed Mitchell sono stati gli unici astronauti a scendere sulla Luna vestiti dal¬ le tute «A7L» e dotati del nuovo tipo di casco. Shepard fu il primo dei comandanti dell'Apollo a potersi riconoscere grazie a fasce rosse all'altezza di braccia, gambe e supporto del casco contenente il visore anti-raggi ultravioletti. Le tute (chiamate anche Emù, Extravehicular Mobility Unit) di tipo «A7L-B» furono poi utilizzate nel corso delle tre missioni «Skylab» nel 1973-74 e «Apollo-Soyuz» nel 1975. Le stesse tute oggi utilizzate per le Eva dallo shuttle sono una versione migliorata di quelle del programma lunare, zaino portatile compreso. Le tute/scafandro utilizzate dagli astronauti per Te escursioni lunari pesavano 82 chilogrammi, compreso lo zaino Plss, che consentì autonomia fino a 7 ore consecutive senza bisogno di rifornimenti (Apollo 17). Antonio Lo Campo Il modello per le passeggiate aveva 10 strati di materiali diversi: neoprene, nylon e beta/kapton Un casco con visore dorato per gli astronauti dei programmi Apollo Schema dei circuiti liquidi e gassosi della tuta extramodulare di un astronauta: I. pompa dell'ossigeno; 2. controllo del sistema di pompe dell'ossigeno; 3. PLSS connesso con il sistema di controllo dell'ossigeno; 4. cavi di comunicazione; 5. ricarica dell'acqua; 6. ricarica dell'ossigeno.

Persone citate: Alan Shepard, Antonio Lo Campo, Apollo Schema, Shepard