Dalle scogliere ai condomini

Dalle scogliere ai condomini PICCIONI METROPOLITANI Dalle scogliere ai condomini Le origini selvatiche dei colombi PROVATE a immaginare, nel Centro-Sud dell'Italia, pareti rocciose, che si tuffano tra le onde, e sui cui fianchi il tempo e l'erosione hanno creato, in un materiale friabile come il calcare, rientranze e buchi. In varie, purtroppo non in molte, di queste pareti, ci si può imbattere in una colonia di colombi selvatici. Ora provate a immaginare una piazza cittadina, piena di persone indaffarate. Se la vostra immaginazione è così attenta da ricreare esattamente un ambiente reale, allora la nostra piazza sarà sicuramente piena anche di loro: i colombi urbani. Siamo partiti da un ambiente naturale proprio perché il colombo di citta nasce dalla specie di scogliera, selvatica, ma non in maniera diretta: prima passa per forme selvatiche sin antropiche. Alcuni di questi colombi sono stati catturati e allevati dall'uomo che ne ha selezionato così le varie razze. Da questi colombi domestici scappati o abbandonati, infine hanno avuto origine i nostri colombi di città. Perciò i rapporti filogenetici tra il colombo selvatico e il colombo urbano sono soltanto indiretti e passano attraverso le razze domestiche. Purtroppo scagionare il nostro tranquillo colombo di scogliera, e puntare il dito come al solito su di un potente «pirata ecologico» come l'uomo, non risolve il problema della difficile convivenza tra cittadini con le penne e quelli senza. A questo complesso argomento a Roma è stato dedicato il convegno «La gestione sanitaria dei piccioni in ambito urbano» organizzato dall'Istituto Superiore di Sanità, n primo punto chiarito da Natale Emilio Baldaccini, ordinario di etologia presso l'Università di Pisa, è stato proprio l'origine. Da studi risulta ormai chiara la non appartenenza all'elenco delle specie selvatiche e anzi, dove c'à stata convivenza, i colombi di città hanno soppiantato le popolazioni inurbate di selvatici senza mescolarvisi. Le differenze tra queste due popolazioni non sono solo morfologiche (a differenza dei selvatici che hanno un mantello uniforme, grigio barrato, i colombi urbani sono altamente disomogenei sia come colori che come fantasie), ma anche eco-etologiche: per esempio nel colombo selvatico la riproduzione è circannuale (con un picco in primavera estate) mentre nel cittadine il periodo si è ormai esteso a tutto Vanno. Questo più che spezzare una lancia in loro favore, ha messo in allarme anche gli ornitologi, non ultimo il rappresentante della Lipu, Marco Dinetti, che vede nel colombo di città un effettivo elemento di erosione di biodiversità e perciò una delle cause del recente inserimento del colombo selvatico nella lista delle specie in rischio di estinzione. Altro punto focale è stata l'analisi da parte di Umberto Agrimi, dell'Istituto Superiore di Sanità, e di Antonio Battisti dell'Istituto Zooprofilattico delle regioni Lazio e Toscana, delle varie forme di disturbo arrecate dai piccioni all'uomo: oltre ai problemi di peggioramento della vivibilità dei centri urbani, danni alle strutture cittadine e ai monumenti, sporcizie e l'accumulo di deiezioni con tutti i problemi che ne conseguono, si sono analizzati i problemi igienico-sanitari veri e propri. Questi ultimi sono stati divisi in tre grosse categorie: prima categona quelle delle malattie infettive, come la salmonellosi, la clamidiosi, le tubercolosi aviarie, la criptococcosi, e la colibacilliosi. Tanti nomi difficili per varie zoonosi, malattie infettive isolate in piccioni di diverse città da Bolzano a Napoli, da Milano a Roma, da Messina a Perugia. I rischi effettivi di trasmissione di queste malattie all'uomo però non sono ancora stati quantificati. Il problema, si lamenta Umberto Agrimi, è anche dovuto alla mancanza di dati e di una corretta casistica umana. Basti pensare che, nella letteratura scientifica, l'unico dato certo di trasmissione di salmonella per ingestione di carne di piccione, si riferisce al 1959. La seconda categoria di disturbi causati dai piccioni è quella relativa alle reazioni allergiche dovute ad allergeni propri del colombo (es. penne) o a punture di ectoparassiti che provocano reazioni allergiche di ipersensibilità. La terza è quella delle punture di ectoparassiti in individui non allergici, quale semplice for- ma di disturbo. Oltre agli innegabili disagi provocati da questi invadenti pennuti, Adriano Mantovani, del Centro di collaborazione Organizzazione Mondiale della Samtà/Fao per la Sanità Pubblica Veterinaria, ha messo in evidenza i benefici che traiamo da questa convivenza. Gli uccelli, compresi i piccioni, sono un bene prezioso per le città, il loro valore educativo è profondo e rappresenta il cordone, che non dovrebbe mai essere interrotto con gli animali. Quel loro volare da un balcone all'altro, da una panchi¬ na ad un albero, ci riporta in una dimensione più naturale. Non va poi dimenticato che anche dal punto di vista sanitario, i colombi, come tanti altri animali con cui entriamo in contatto, sono una fonte di arricchimento per la carica microbica dell'ambiente, fondamentale per tenere sempre all'erta e in «allenamento» il nostro sistema immunitario. E' ormai da tempo provato che ambienti resi eccessivamente sterili provocano un abbassamento del nostro sistema immunitario, che diventa facile preda anche di infezioni virali potenzialmente innocue. Concorde è la sensazione che sia necessario trovare un punto di equilibrio tra la presen- za ragionevole di colombi urbani e le necessità del benessere di tutti, nel rispetto della salute pubblica. Le soluzioni per una corretta gestione del problema sono state affrontate con esempi concreti di tentativi effettuati in diverse città italiane. Sia a Bolzano che a Roma si è tentato il controllo numerico dei colombi grazie a metodologie di sterilizzazione chimica. Mentre nel primo caso i risultati sono stati apprezzabili anche se non totalmente incoraggianti, nella seconda città le caratteristiche differenti delle colonie presenti e il diverso numero di individui, ha reso l'esperimento più difficile, i limiti della strategia consistono nei costi e nella necessità di somministrare quotidianamente il farmaco ad animali che non sempre vengono a cibarsi nel medesimo luogo. Il caso più interessante' si è avuto a Perugia, dove un'amministrazione pubblica altamente motivata, ha attuato un piano di lavoro diviso in due parti: la prima consisteva nella chiusura dei dormitori dei colombi, nella riduzione dei siti di nidificazione e dei posatoi, la seconda in un'opera di divulgazione corretta e capillare. Grazie a volantini, cartelloni, filmati proiettati nelle scuole ed in televisioni locali, il Comune ha cercato di dissuadere i cittadini dall'abitudine sbagliata di alimentare i colombi (fattore principale che detenTtina il loro aumento). Questa campagna ha ottenuto senza metodi cruenti la diminuzione del numero di colombi dal centro del 23%. Uno dei dati più interessanti emersi dal convegno è la continua crescita delle tendenze zoofile, sicuramente da incoraggiare, ma che purtroppo nel caso dei piccioni si manifestano non di rado con comportamenti ecologicamente scorretti, come il nutrirli troppo e senza criterio. Occorre far comprendere, come già tenta il Comune di Bologna, che nutrire tutti i piccioni può costituire un danno anche grave per altri uccelli. Lodevole interagire, nutrendoli, con gli animali cittadini, ma più saggio è mirare gli interventi verso specie rare, magari aiutando con cibo adatto affaticati uccelli migratori, facilmente osservabili, in certi periodi dell'anno nei parchi cittadini. Enrico Alleva Monica MazzoKo La specie selvatica sempre più rara è ormai a rischio di estinzione Scarsi i dati sulle patologie trasmesse dagli uccelli urbani Il piccione selvatico, detto anche torraiolo (Columba Ma), appartiene alla famiglia dei Columbkli, con 300 specie diffuse in tutto il mondo. Le dimensioni sono varie: da quelle di un merlo a quelle di una gallina (in Africa). Rara in Italia la colombella, simile al piccione domestico ma più piccola e con piumaggio uniformemente grigio. A notevoli dimensioni invece il Colombaccio, detto anche «piccione di bosco», lungo fino a 42 centimetri. cogliere ai condominielvatiche dei colombi ( ), pp aColumbkli, con 300 speLe dimensioni sono va quelle di una gallinaRara in Italia la colombdomestico ma più piccouniformemente grigio. A notevoli dimensioni invanche «piccione di bosco», luza rae le tuttipubbcorresonoconcdiveno ccontgrazzioncasozabiincole cacolonro dmenstratnellaquotanima cibIlavunitepicorvolaiettani lodissne slombtenTcamtodi num23%ti em

Persone citate: Adriano Mantovani, Antonio Battisti, Enrico Alleva Monica, Marco Dinetti, Natale Emilio Baldaccini, Piccioni, Umberto Agrimi