Padre Pio, agente segreto per salvare il Vaticano

Padre Pio, agente segreto per salvare il Vaticano COSI' ORDINO' DI TRAFUGARE CARTE SEGRETE E SVENTO' UN RICATTO CONTRO LA SANTA SEDE Padre Pio, agente segreto per salvare il Vaticano la storia Domenico De! Rio QUI si narra del miracolo che padre Pio fece su se stesso, trasformandosi in uno 007, cioè di quando chiamò i suoi devoti e disse: «Trafugate quelle carte!». La storia, che racconteremo fra poco, viene fuori dall'archivio di don Orione, beato come padre Pio, fondatore di opere di carità, che al frate del Gargano cercava, stando a Roma, di dare una mano nelle disgrazie che gli venivano procurate dal Sant'Uffizio. Nell'archivio di don Orione sta frugando da qualche tempo Flavio Peloso, traendone, come dice il Vangelo, «nova et vetera», cioè cose nuove e conferma di cose vecchie, tra cui le testimonianze dei protagonisti della rocambolesca avventura delle carte e dei libri da trafugare. Tutto è narrato ora nel libro di Flavio Peloso, edito da Jaca Book, Don Orione e padre Pio, nel decennio della tormenta 1923-1933. Partendo dalla «tormenta», occorre prima riassumere le vicende del «tormentato», cioè di padre Pio. Nel maggio del 1923, il Sant'Uffizio sentenzia che nel frate del Gargano «non consta ci siano segni di soprannaturalità», il che vuol dire che per Roma le stigmate non hanno alcun valore. Così, a padre Pio viene imposto di celebrare la Messa al mattino presto, non deve mostrare le stigmate, non deve dare benedizioni al popolo, non deve intrattenere rapporti epistolari con i suoi devoti e con le sue devote, e infine gli vengono tolte tutte le facoltà del ministero sacerdotale, ad eccezione della Messa, che può celebrare soltanto--privatamente in una cappella del convento. Finalmente nel luglio 1933, il frate si vede restituire la facoltà di celebrare la Messa in chiesa e di dedicarsi alle confessioni. E' in questi anni che entra in scena un personaggio, Emanuele Brunetto, ardente devoto di padre Pio e avventuriero per conto proprio. Brunatto, nato a Torino nel 1892, sposato giovanissimo, abbandona la moglie per vivere con un'amante. Dopo una vita avventurosa e mondana, con processi e condanne dal tribunale di Torino, incontra padre Pio, si converte, si ritira a San Giovanni Rotondo ed è ospite per diversi anni nel convento. Alterna la dimora francescana con viaggi e residenze in Francia, dove lancia progetti di nuove locomotive ferroviarie e fonda una casa editrice. Morirà a Roma nel 1965. Brunatto viene a Roma e chiede a don Orione di fargli incontrare alcuni cardinali per intercedere a favore di padre Pio. Don Orione lo manda anche da due noti gesuiti: padre Enrico Rosa, direttore della Civiltà Cattolica, e padre Tacchi Venturi, che ha facile accesso presso Mussolini. Don Orione rivela al Brunatto: «Si dice a Roma che quando si è d'accordo col primo, lo si è col Papa, e quando si è d'accordo col secondo, lo si è col Duce». La vicenda di padre Pio, però, non si sblocca. Che fa allora il Brunatto? Cerca di costringere il Vaticano, con un ricatto, a riabilitare il frate. In che modo? Facendo rivelazioni scottanti su alcuni prelati di Curia. Come mai il Brunatto è a conoscenza di queste cose? Egli ha avuto l'avventura di essere chiamato nel 1927 come collaboratore da un monsignore del Vicariato di Roma, Felice Bevilacqua, inviato dal Vaticano a compiere una visita apostolica, cioè un'ispezione, a San Giovanni Rotondo. Constatato che il Brunatto è dotato di «una virtù speciale per inquirere negli ambienti più difficili e impenetrabili», Bevilacqua lo associa ancora a sé quando l'anno dopo viene incaricato di svolgere un'inchiesta a Roma negli ambienti della Casa Pontificia. E' così che il Brunatto, che già si è meritato da molti a San Giovanni Rotondo il soprannome di «u poliziotto», viene in possesso di «segreti e di miserie pesanti» del mondo ecclesiastico vaticano. Raccoglie tutto il materiale in un libro con il titolo Lettera alla Chiesa, che fa stampare in una tipografìa tedesca a Lipsia. Si tratta di 431 pagine con la riproduzione fotografica di 281 documenti, una tiratura di mille esemplari, che l'autore intende far conoscere soltanto alle maggiori autorità della Chiesa. Chiude i mille volumi in casse sigillate e li affida a un amico gioielliere di Monaco di Bavie¬ ra. I documenti originali, invece, vengono riposti nella cassaforte di una devota e ricca signora americana, Adelia Pyle, che ha preso residenza a San Giovanni Rotondo. Padre Pio tenta di fermare il Brunatto. Non vuole assolutamente prestarsi a ricatti del genere: «Ho sorpresa e dolore scrive - nel sentire che vuoi dare alle stampe ciò che assolutamente non deve essere stampato, non solo, ma che nessun essere umano deve conoscere. Non voglio ottenere la mia liberazione o riabilitazione con atti che ripugnano, che fanno arrossire il più volgare delinquente». Don Orione è anche più forte. Scrive al Brunatto: «Altre volte ho alzato la mano ad assolvervi e benedirvi, ora che vedo che volete dare la vostra anima al diavolo, alzo le mani per trattenere su di voi la maledizione di Dio». Il Brunatto, però, non intende fermarsi. E' a questo punto che inizia l'operazione di trafugamento. Padre Pio fa entrare in scena Francesco Morcaldi, podestà di San Giovanni Rotondo, che così ricorda l'episodio: «Padre Pio mi chiamò: "Bisogna sottrarre quei fogli, nasconderli. Se li stampano, noi diventiamo ribelli alla Santa Sede. Questo assolutamente non lo voglio!". "Ma padre, dovrei rubare quei documenti alla Pyle, per la quale ho tanta stima". "Non ti deve importare la stima, devi servire la Chiesa..."». Morcaldi ubbidisce. Si mette in contatto con il gioielliere di Monaco, penitente fedelissimo di padre Pio, che ha in custodia i volumi. Gli trasmette l'ordine del frate, che è di consegnare i libri e i cliché al nunzio apostolico di Baviera, il quale invia tutto a Roma tramite valigia diplomatica. Dal canto suo, il Morcaldi, con l'aiuto di un complice, si introduce di notte nella villa della Pyle, sottrae i documenti e li va a murare nella casa di due sorelle devote di padre Pio. L'esito brillante dell'operazione viene comunicato al Vaticano, che ricompensa il Morcaldi con la benedizione apostolica del Papa. Naturalmente, il Brunatto, quando scopre il l'urto, si arrabbia a morte. Poi si ricorda di essere un convertito, si pente e, poiché la vicenda di padre Pio va verso una soluzione, si convince che, in fondo, anche il suo ricatto ha funzionato. I documenti contenevano rivelazioni scottanti su alcuni prelati della Curia «Quei fogli devono essere sottratti» A destra don Luigi Orione, beato di Tortona e famoso per le sue opere di carità. Nella foto grande Padre Pio. Dagli archivi di don Orione sono usciti i particolari di una vicenda di ricatti contro il Vaticano