La seconda Repubblica del Sud Africa di Mimmo Candito

La seconda Repubblica del Sud Africa Il nuovo Presidente promette un «Rinascimento» e spende una sola parola per Mandela La seconda Repubblica del Sud Africa Mbeki il tecnocrate prende ilpotere Mimmo Candito Inviato a JOHANNESBURG Un re è morto, ieri in Sud Africa. Se n'è fatto uno nuovo; ma l'erede ha altro sangue nelle vene, e il mondo se ne accorgerà. Ieri il vecchio African National Congress, quello di Mandela, di Soweto, della lotta di liberazione, quello della guerra all'aparthmd, quello dell'integrazione razziale, quel «vecchio» Anc ieri ha vinto le elezioni con una schiacciante maggioranza di due terzi; ma ora, a guidare il Sud Africa sarà il «nuovo» Anc. Non è questione di aggettivi, un tempo finisce per sempre. Certamente era previsto, e anche ampiamente previsto; nessuno, però, poteva prevedere che i vecchi eroi venissero uccisi. Ieri pomeriggio, nella festa della vittoria, e del trionfo personale di Thabo Mbeki nuovo presidente del Sud Africa, il vecchio Mandela degli anni eroici è stato sepolto nel silenzio, l'onore delle armi ignorato. La ferocia ha gelato l'allegria dei festeggiamenti. La storia è sempre crudele, però spesso a farla crudele sono i suoi attori. Mbeki è arrivato alla festa con un impeccabile completo scuro e cravatta intonata, a quadrettini bianchi e neri. Tranquillo, freddo, elegante, era un distaccato banchiere della City, più che il trionfatore di una grande scelta popolare. Eppure eravamo a Johannesburg, non a Londra. I simboli contano, nella lettura della realtà; contano soprattutto in società e culture come quelle africane, dove la mediazione simbolica aiuta in misura essenziale a definire le identità, individuali e collettive. E quell'abito scuro di Mbeki, quella sua ingessatura legnosa del corpo, che sostituiscono ora i camicioni colorati di Mandela e la scioltezza del presidente-ballerino (Mandela accennava sempre e dovunque un passo di qualche danza tribale), segnano già in modo netto, nell'immaginario di tutti, la profondità del processo di trasformazione. Arriva una nuova Africa. Il primo discorso di Mbeki è stato altrettanto ufficiale dell'atteggiamento del neopresidente. «Il popolo ha parlato. Il popolo ha detto che l'Anc è autorizzato a guidare di nuovo questo Paese. Lo faremo». Tutti applaudivano con grande clamore, i boss vecchi e nuovi del partito si abbracciavano felici: c'erano Winnie Mandela e i ministri in scadenza, ma c'era anche il figlio di Oliver Tambo, c'erano i nuovi padroni neri della tv pubblica, c'erano tutti i corifei di colore; solo Mbeki se ne stava tranquillo, distaccato. Parlava dal palchetto messo su nel grande salone del Gal¬ lagher Estate, un complesso asettico di edifici moderni, funzionali, tirati a costituire il nuovo centro direzionale della politica sudafricana. E anche questa è stata una scelta simbolica. Lontano, nelle townships nere, intanto si faceva festa per strada, le feste popolari, con i cortei, le bandiere, e i tamburi dell'anima africana. Mbeki ha esaltato, naturalmente, la scelta democratica fatta da questo Paese, e ha garantito il rispetto di quella scelta, «nel completamento del processo di riconciliazione nazionale». Riconciliazione è però una parola del passato; oggi il «nuovo» Anc guarda più avanti, scala la geografia costrittiva delle vecchie frontiere. Ha ambizioni grandi, che Mbeki non tace. «Dobbiamo creare un Rinascimento africano, dobbiamo fare che il nuovo secolo sia il secolo dell'Afri¬ ca». Nella lenta deriva del Continente, smarrito tra miserie endemiche, guerre civili senza fine, piccoli dittatori antropofagi che consumano il tessuto vivo delle loro società, forse questa grande ambizione ideale che si rifiuta di cedere al peso delle antiche divisioni tribali è il più alto valore che Mbeki sappia, e voglia, raccogUere dall'eredità di Mandela. Non c'è null'altro, di Mandela, però in questo «nuovo» Anc. E al vecchio eroe il nuovo presidente ha dedicato soltanto un breve passaggio del discorso, una distratta notazione in inciso. '.Debbo ringraziare di questo nostro trionfo tutti i militanti del partito, i militanti e i leader, compreso Mandela». Basta, null'altro. La durezza del distacco è stata plateale, drammatica. Il popolo dell'Anc che riempiva il grande salone se n'è stato ammutolito per un attimo, scioccato dal regicidio; poi qualcuno ha gridato «Viva Madiba», che era il nome di battaglia di Mandela, e c'è stato un applauso di cortesia, senza calore. Lo stupore gelava gli animi, il coltello era ancora nell'aria. La vecchia Mirtha, la grassa Mama Afrika che l'altro mattino avevamo incontrato nelle strade nere di Soweto con il suo panchetto di dolcini di mais, aveva scosso la testa quel giorno, diffidente dentro il suo fazzolettone colorato: «Ma chi 10 conosce, questo Mbeki? Lui non ha vissuto con noi, lui se ne stava fuori». Ex comunista convertito al mercato, commissario politico deil'Anc, leader sempre dall'esilio (è tornato in Sud Africa solo nel '91), 11 nuovo Presidente è un aparatcnik, un quadro di partito più che un militante appassionato. Chi gli sta vicino dice che «ha una straordinaria intelligenza politica»; e a lui, comunque, Mandela aveva ormai affidato da due anni la vera gestione del governo. Ma c'erano state anche voci diffuse, che il vecchio non fosse poi contentissimo di quanto il delfino si mostrasse rapido nell'impossessarsi del potere. Ora, comunque, un re è morto. Il nuovo sa che per questo Paese è finito il tempo della festa della liberazione, e che adesso bisogna costruire il futuro con rigore, con severità, con duri obblighi internazionali. «Mettiamoci al lavoro», ha chiuso il suo discorso Mbeki, che è un vero tecnocrate e pareva di vederlo che già si rimbocca le maniche e va alla scrivania. Il mercato lo tira da una parte, dall'altra lo tirano quei disgraziati che ieri festeggiavano nella miseria delle township nere. Non sarà facile trovare un punto di equilibrio. Un impegno, però, il nuovo Presidente ieri ha ripetuto tre volte, nel discorso della corona: «Il Sud Africa appartiene a tutti quelli che ci vivono, i neri e i bianchi insieme». Il salone applaudiva, il Rinascimento africano cominciava. Addio, vecchio Mandela. li completo scuro del leader sembra sottolineare la svolta dopo le camicie sgargianti del predecessore II primo discorso nel modernissimo centro direzionale del Paese ben lontano dalle township nere Sostenitori di Thabo Mbeki esultano alla notizia della sua trionfale elezione alla guida del Sud Africa Nella foto piccola il nuovo Presidente con Winnie Mandela 4/0/1999