Il Ppi: grazie Cossiga, ma... di Maria Grazia Bruzzone
Il Ppi: grazie Cossiga, ma... Il Ppi: grazie Cossiga, ma... «Tutti vogliono il nostro elettorato» Maria Grazia Bruzzone ROMA Suscita varie reazioni favorevoli fra i popolari, sia pure con riserva, 1 intervista alla Stampa in cui Francesco Cossiga si offrs di «dare una mano» al Ppi che nelle prossime elezioni europee «rischia l'estinzione» e attacca l'Asinelio democratico che lo minaccia rischiando di lasciare a Silvio Berlusconi campo libero nel Ppe. Il segretario popolare Franco Marini apprezza la «buona volontà» dell'ex capo dello Stato: «Speriamo che ci dia una mano costruttivamente», risponde, pur non accettando, ovviamente, la diagnosi pessimistica sul suo partito. «La preoccupazione espressa da Cossiga deriva dal fatto che tutti ci attaccano. E per un buon motivo: perché noi, a differenza di Dini o Meccanico, abbiamo un elettorato su cui competere - prosegue -. Il Polo l'ha capito e cerca di succhiar- ci i voti, come è naturale. Meno naturali sono gli attacchi che ci vengono dai nostri alleati. Come Di Pietro che invita i suoi elettori a "schiacciarci"». «Se Cossiga si preoccupa che occorra ricomporre un'area politica del centro-sinistra che si richiama al popolarismo europeo, siamo d'accordo - aggiunge il coordinatore politico Antonello Soro -. Ma questa è una scelta positiva che non può essere latta in nome di un'emergenza. Che fra l'altro non esiste». Soro tiene a distinguere il Ppi da tanti «partiti legati alle fortune personali di un leader» che giudica «partiti effimeri». «E non si dimentichi che noi siamo fra i soci fondatori del Ppe. Non abbiamo bi¬ sogno di Lifting elettorali. Né vogliamo essere tirati di qui o di là, come pretende di volta in volta qualcuno». Quanto all'Asinelio democratico: «Cossiga faccia tutte le peregrinazioni politiche e le polemiche che vuole, ma non può rimproverarci la colpa di esistere», risponde laconico Rino Piscitello. Ma la sortita di Cossiga diventa più chiara alla luce di una lettera riservata che Gian Guido Folloni, ministro dei Rapporti col Parlamento vicinissimo all'ex presidente, ha mandato recentemente a tutti i protagonisti del centro: da Prodi a Marini e D'Antoni, da Dini a Mastella a Cardinale, fino a Buttigliene e Casini. Un documento che lancia l'idea di creare - dopo il 13 giugno - una «federazione» dei gruppi parlamentari delle forze di ispirazione cristiana, perché comincino a «organizzarsi unitariamente in rappresentanza delle importanti tradizioni politiche e nazionali». Un'iniziativa che, se D'Antoni decidesse di entrare in politica, potrebbe trovare in lui il catalizzatore. Il fatto è che molto sondaggi scommettono che il Ppi alle prossime consultazioni europee perderà voti e che sulle sue spoglie quella che fino a oggi era la diarchia a due fra Ds e popolari possa rinascere in una forma nuova, con un'area più ampia. Dini è d'accordo e annuncia un suo personale im¬ pegno «per favorire l'aggregazione degli spezzoni centristi» per contrastare «il rapporto esclusivo coi Ds» dei popolari. Ma neppure Soro pare restio. Ed è lui stesso a proporre che dopo le elezioni «si riprenda il progetto di una struttura federativa dello schieramento non socialista del centro-sinistra». Un'ipotesi a cui i Democratici sono invece ferocemente contrari: «Noi vogliamo costruire una coalizione unitaria. E immaginarla come composta da un pezzo di sinistra e un pezzo di centro - in cui neppure ci riconosciamo - è esattamente ciò che non vogliamo». Che ci sia movimento al centro, e in primis intorno al Poi, lo dimostra del resto anche l'invito radiofonico di Silvio Berlusconi ai popolari di «entrare in Forza Italia», che ormai rappresenta il centro. Una sollecitazione prontamente respinta al mittente. «Caso mai venga lui da noi», ironizza Marini. Una lettera di Folloni ai leader del Centro «Dopo il 13 giugno create una federazione» Il segretario del Partito Popolare Franco Marini
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