Gli anticomunisti orfani del Muro di Pierluigi Battista

Gli anticomunisti orfani del Muro GLI EX PCI ORA SONO AL POTERE «COSA ABBIAMO SBAGLIATO?» Gli anticomunisti orfani del Muro «Vinta la guerra fredda, stiamo perdendo la pace» analisi Pierluigi Battista ROMA OVREBBERO essere i trionfatori della guerra fredda e invece si ritrovano sgomenti e attoniti ad incassare l'amarognola battuta pronunciata da Luigi Compagna sulla pedana del secondo giorno dell'«istruttoria per un processo storico al comunismo»: «Il muro di Berlino è crollato ma in Italia i calcinacci sono caduti addosso a noi». «Noi», in questo caso, sta a designare gli alfieri dell'anticomunismo democratico che in Italia hanno fatto argine per quarantanni e passa contro le due seduzioni totalitario, quella del Pei che rivendicava apertamente il suo «legame di ferro» con Mosca e quella dei neofascisti del msi, prigionieri del loro rancore di vinti unti-sistema, e invece oggi si ritrovano mestamente a constatare che qualcosa in Italia non ò andato per il verso giusto da quando la bandiera rossa è stata ammainata dal pennone più alto del Cremlino. Scoprono alla fin fine con sommo sbigottimento che se il comunismo è stato un pericolo mortale ma accortamente sventato, il post-comunismo oggi ai potere è il vero incubo di questi strani vincitori che si guardano allo specchio e vedono riflessa un'espressione un po' diversa: un'espressione, per così dire, di perdenti. Ecco qual e il paradosso che anima e sconcerta questo convégno romano convocato per analizzare crimini e misfatti del comunismo ma che si ritrova a dissezionare minutamente la storia di questi ultimi dieci anni - quelli successivi alla caduta del muro di Berlino - per capire dove, come, quando qualcosa non ha funzonato al punto da portare gli eredi del comunismo italiano trionfalmente a Palazzo Chigi anziché in qualche certosa per espiare contrìti la loro qqmpljicUà col colossale fallimento comunista. Certo, si capisce che una grande e meticolosa passione viene spesa, come ha fatto Massimo Caprera in apertura dei lavori della seconda giornata, a chiarire passaggi ancora oscuri nei rapporti tra il Gramsci prigioniero del fascismo e il Partito che da Mosca lo mollava e forse lo spiava. Oppure a mettere in luce gli innumerevoli episodi che stanno ad accertare documentalmente la fattiva collaborazione di Togliatti e dei suoi seguaci nelle vaste repressioni sovietiche. Ma si capisce anche che è un altro il punto che duole e che attraversa con la forza di un quesito tormentoso gli interventi di Lucio Colletti e di Piero Melograni, di Valerio Riva e di Paolo Guzzanti e anche del moderatore Giuliano Ferrara, che proprio nei giorni scorsi sul Foglio ha esortato a professare un anticomunismo «ragionevole», che non si impigli nel risentimento e non si rinchiuda in un minorìtarìsmo rauco e paralizzato dall'umor nero. Il punto è che un ex funziona- rio del Pei, poi diventato Pds e infine Ds ; di nome i-Massimo D'Alema è in Italia il presidente del Consiglio e tra gli «anticomunisti» ci si chiede con apprensione se un segmento comunista, e se del caso quanto grande, sia restato nel- cuore di un premier post-comunista che nel frattempo è diventato, come Bettino Craxi, vicepresidente dell'Internazionale socialista. Se nei meandri poco illuminati della mentalità un residuo di comunismo sia impunemente trapassato nel post-comunismo e soprattutto se l'anticomunismo abbia da essere un valore di riferimento molto generico e un ideale puramente regolativo o se invece l'attualità dell'anticomunismo consista nel concludere che i post-comunisti sono diversi dai comunisti ma solo per un «post» e per il progressivo svanire della falce e martello dalle insegne di partito. E così, macerati da questi dubbi, gli esponenti dell anticomunismo riuniti in convegno si demandano che Paese sia mai questo in cui per un eccesso di zelo polii ically correct viene editorialmente censurata un'introduzione dello scrittore polacco Gustaw Herling ai racconti dal Gulag di Varlam Shalamov ma dove i post-comunisti danno una vigorosa mano all'America per bombardare il nazional-comunista Milosevic. Il muro è crollato. Ma rimuovere i calcinacci è impresa decisamente molto ardua. Ferrara: ma non si deve cedere al risentimento Un'immagine storica della caduta del Muro di Berlino