Marzotto taglia i costi puntando sull'estero di A. Z.

Marzotto taglia i costi puntando sull'estero Esordio in assemblea di Jean De Jaegher Marzotto taglia i costi puntando sull'estero Nel '98 un fatturato di 2619 miliardi In consiglio entra Innocenzo Cipolletta VALDAGNO «Il momento è ancora difficile ma spero in un miglioramento nel secondo semestre dell'anno», riconosce Jean De Jaegher alla sua prima assemblea da presidente del gruppo dopo l'abbandono (un anno fa) di Pietro Marzotto. Cambia il regista ma non lo stile: meno di un'ora per approvare il bilancio '98 (2.619 miliardi di fatturato e 78,3 di utile netto), il monte dividendi (380 lire alle ordinarie, 440 per le risparmio non convertibili, 400 per le convertibili), cooptare in consiglio il direttore generale di Confìndustria Innocenzo Cipolletta e convertire il capitale in euro. Record possibili solo in quel di Valdagno, regno dei Marzotto. Ma intanto, ed è quel che conta, dopo il «brutto finale del '98» che ha lasciato il segno su tutto il sistema moda, tessile e abbigliamento, il futuro sembra promettere qualcosa di buono. Siamo riusciti a difendere meglio dei concorrenti le nostre quote di mercato», conferma, soddisfatto, l'amministratore delegato della Marzotto Silvano Storer che si sbilancia: «Non appena ci sarà una ripresa, noi pensiamo d'avere un ritorno sia sul fatturato che sui margini». Prudenza («A fine aprile il fatturato del gruppo è stato di 985 miliardi, sostanzialmente invariato rispetto a un anno fa», dice De Jaegher) ma anche fiducia perchè, spiegano presidente e amministratore delegato, da Marzotto ha sfruttato questo periodo di crisi dei mercati come un'opportunità» per ridurre i costi e orientare tessile e abbigliamento verso lo sportswear e la linea donna, produzioni molto più redditizie delle tradizionali collezioni classico- formali. Puntano su diversificazione, nuovi negozi diretti (a New York sulla quinta strada, a Tokyo) e puntano sul marchio forte Hugo Boss (che a fine anno presenterà la sua prima collezione donna e comincerà, da Milano, ad aprire propri punti vendita in Italia) che già oggi rappresenta la metà del fatturato, gli uomini di Valdagno che, pur non sbilanciandosi su contatti in corso («C'è tanto e tale movimento in giro che prima o poi...»), tengono occhi ben aperti su ogni possibili acquisizione. Si vedrà. Intanto, per tagliare i costi, vanno avanti i piani di delocalizzazione avviati con il trasferimento di parte della filatura per tessitura a Brno nella repubblica Ceca: «Brno - conferma Storer - porterà nel 2001, quando sarà a regime, a una riduzione dei costi tra il 40% e il 50%». Inevitabile delocalizzare, spiega De Jaegher che cita dati inequivocabili: «L'industria tessile dell'unione europea in sette anni, dal 1990 al '97, ha perso 800mila occupati e altri 800mila è previsto che ne perda entro il 2005». Come dire che il trasferimento di produzioni dalla vecchia Europa verso paesi vicini («Non ha senso andare nel Far East»), verso Turchia, Marocco, Tunisia, l'Europa dell'Est, «è ormai processo irreversibile». Tant'è che il prossimo passo della Marzotto sarà nell'ex stabilimento Lebole di Arezzo, sede della divisione uomo, dove è prevista («Senza traumi e in accordo con il sindacato») una riduzione di organici dagli attuali 500 a non più di 300 dipendenti con la produzione che, conferma De Jaegher, «verrà spostata nel Mezzogiorno e nell'Europa dell'Est». [a. z.]