I genitori di Marta: fa male vederli liberi di Silvia Tortora

I genitori di Marta: fa male vederli liberi Ancora polemiche dopo la decisione dei giudici. Silvia Tortora: troppo facile paragonarsi a mio padre I genitori di Marta: fa male vederli liberi «Viviamo in un sistema dove solo l'imputato è ipergarantito» ROMA Polemiche. Tantissime polemiche ora che una sentenza di primo grado ha stabilito la colpevolezza di Scattone e Ferraro per la morte di Marta Russo. Una sfilza di deputati, aspramente innocentisti, si scaglia contro la corte d'assise che avrebbe scelto una via di compromesso. Ma fa discutere anche la scelta della Rai di pagare l'intervista in esclusiva ai due ricercatori universitari. E passano quasi in secondo piano le parole tranquille di Donato e Aure-liana Russo, che accettano di incontrare i giornalisti per dire: di giorno più brutto fu il 9 maggio '97 quando Marta è stata colpita. Ora siamo riusciti a trovare il colpevole. Ma per noi non cambia niente». Davvero nulla di quanto accaduto ieri vi ha turbato? Donato Russo ci pensa un attimo. «Forse il vederli subito liberi. E' incredibile quanto poco sia l'interesse per la vittima. Viviamo in un sistema dove solo l'imputato è ipergarantito». E' un pensiero che deve fargli male: parla con un filo di voce. E cosa dice ai due condannati? «Non ci sentiamo di dirgli nulla, perché non c'è stata alcuna collaborazione da parte loro. Per parlare di perdono, bisogna che qualcuno si penta». E la madre, signora Aure liana: «Se hanno una co¬ scienza, che per ora non hanno dimostrato di avere, prima o poi dovranno rispondere a questa». La sentenza dell'altro giorno ha rinfocolato le polemiche sull'argomento-giustizia. I deputati Fregala, Lo Presti e Simeone (An), più Taradash che ha aderito all'Elefante, definiscono addirittura il processo «grottesco e irrituale, trionfo di una verità di carta». Ma gli avvocati che hanno partecipato al processo, da Oreste Flammini Minuto a Franco Coppi, usano ben altre parole. «Credo nella buona fede dei giudici, nonostante quello che scrivono i giornali», dice Coppi, legale del professor Romano, famoso anche come difensore di Andreotti. «Non posso far passare sotto silenzio il tentativo di gettare discredito sulla sentenza prima ancora di conoscere le motivazioni insorge Flammini, legale di parte civile - sembra proprio che 1 media aspettassero la notizia dell'assoluzione per costruire un dibat¬ tito sul mancato funzionamento della giustizia. La sentenza invece è giusta, equilibrata, equa e rigorosamente in linea con le risultante processuali». Molto soddisfatto della sentenza, che lo manda del tutto assolto, è anche il professor Romano. Il direttore dell'ormai famoso istituto di Filosofia del Diritto dice: «Ovvio che io sia contento. Ma la mia esistenza è stata devastata. Un vero stravolgimento. Il primo periodo, subito dopo l'arresto, lo vedo come una nuvola nera: non so dove aggrapparmi, come uscirne, vivo la giustizia come angoscia. Solo quando i fatti man mano diventano pubblici, anche la stampa comincia a rendersi conto della realtà. E io comincio a vedere una luce. E' sconvolgente, per chi come me ha vissuto 30 anni in nome della giustizia, provare paura della giustizia». Chi invece si sente punta sul vivo è Silvia Tortora, la figlia di Enzo. Ferraro, nell'intervista al Tgl, si è paragonato a suo padre. Vittima lui della giustizia come fu vittima Enzo Tortora? «Troppo facile fare il nome di mio padre... Solo la loro coscienza sa se hanno o no il titolo per definirsi come nuovi Tortora». Silvia Tortora è arrabbiatissima con i giornali che «usano» il nome del padre, ma anche con Emma Bonino che ne ha inserito il volto nel suo spot elettorale. If. gri.l Uà

Luoghi citati: Donato, Roma