«Milosevic deve accettare il nostro piano»

«Milosevic deve accettare il nostro piano» Il Parlamento serbo convocato per oggi: è la prima volta dalla vigilia degli attacchi alleati «Milosevic deve accettare il nostro piano» I mediatori di Russia eUea Belgrado tra le sirene d'allarme Due ore di colloqui «molto fruttuosi» con Milosevic.. poi fl rinvio a stamane, fra le sirene d'allarme antiaereo e la città che piomba ancóra una volta nel buio. La missione a Belgrado di Viktor Cemomyrdin e Martti Ahtisaari è forse in dirittura d'arrivo, di certo a una svolta: «I leader jugoslavi dovranno accettare il documento comune di Russia, Unione europea e Nato, il più conveniente nell'attuale difficile situazione», avvertiva ieri a tarda sera il portavoce dell'inviato russo, Valentin Sergheiev. E lo stesso Cemomyrdin, arrivando nell'Hotel della capitale dove ha trascorso la notte, ha dichiarato ai giornalisti: «E'stato fatto un primo passo e sono ottimista». Giudicando «un buon segnale la riunione del parlamento serbo convocata per domani», il mediatore russo ha aggiunto di sperare «che nei colloqui che riprenderanno domani mattina alle 9, ci potrebbe essere qualche firma su un documento». Ma altri segnali confermano che le prossime ore saranno decisive: la permanenza a Belgrado del mediatore europeo, che secondo quanto annunciato in precedenza avrebbe dovuto tornare nella notte in Germania. La convocazione per oggi del Parlamento serbo: due mesi fa, il suo «no» alle richieste Nato - imposto da Milosevic alla docile assemblea - aveva scatenato i bombardamenti dell'Alleanza. E ancora una dichiarazione di ieri sera di Tony Blair secondo il quale «ora anche i russi sono d'accordo con la posizione della Nato». «Arriviamo con un piano messo a punto dopo un lungo lavoro. Oggi comincia il processo di pace»: sbarcando nel pomeriggio a Belgrado da aerei separati - dopo una mattinata che era sembrata chiudere definitivamente la porta alla trattativa, Cerno'myrdin è Ahtisaari non avevano esitato a esibire un ottimismo sul quale poche ore prima nessuno avrebbe scommesso, a Bonn. «La pace è lina possibilità realistica», dichiara Cemomyrdin alludendo alla possibilità di «una rapida sospensione dei bombardamenti» e a una «commissione speciale» per sovrintendere all'attuazione del piano. «Una giornata storica per la Jugoslavia», gli fa eco il mediatore europeo, protagonista di una difficilissima e nervosa mediazione al castello di Petersberg, sulle colline di Bonn. L'intesa raggiunta dall'inviato russo, il rappresentante dell'Unione europea e il vicesegretario di Stato americano Strobe Talbott è un contenitore non privo di ambiguità, par di capire: ma sufficiente per consentire ad Ahtisaari - sempre cauto di fronte a questa eventualità - di accompagnare Cemomyrdin; sufficiente per consentire alla Nato di mettere la leadership jugoslava «con le spalle al muro», come si commentava a Bonn. Il punto chiave, intorno al quale in mattinata si erano riaperte le controversie fra Russia e Nato, consiste in una «sincronizzazione» fra l'avvio della tregua, il ritiro delle truppe militari e paramilitari serbe dal Kosovo, e l'invio nella regione di una forza intemazionale di pace Toccherà all'Orni - che riacquista dunque un ruolo di primo piano nella crisi controllare che la simultaneità sia rispettata, avverte il documento. Fino a ieri, Mosca e Belgrado avevano considerato d'immediata sospensione dei bombardamenti» una «irrinunciabile precondizione» alla risoluzione del Consiglio di sicurezza redatta sulla base del documento messo a punto dal G8 a Bonn il 6 maggio. La Nato, al contrario, insisteva sulla priorità del 'ritiro delle truppe serbe dal Kosovo: «Soltanto quando questo sarà dimostrato i bombardamenti saranno interrotti», è stata per oltre due mesi la posizione dell'Alleanza. Il compromesso, secondo fonti di Bonn, sarebbe in buona parte merito di quella che il cancelliere Schroeder considera la «grande professionalità diplomatica» di Ahtisaari. «Questa è l'ultima possibilità concreta di raggiungere la pace in tempi brevi, se la perdiamo avremo un'enorme responsabilità», avrebbe avvertito i colleghi nel momento più difficile. La Risoluzione dell'Orni sarà approvata durante la tregua, precisa il documento congiunto presentato a Milosevic. Toccherà ancora all'Onu sovrintendere alla costituzione della Forza di pace, che comprenderà complessivamente poco meno di 50 mila uomini (48.868, secondo fonti Nato): ne faranno parte sia soldati russi - 10 mila, annuncia l'agenzia Itar-Tass - sia soldati della Nato. Fino a 4000 gli italiani, 7 mila gh americani, precisa in serata il presidente Clinton pronunciando un durissimo attacco a Milosevic, «l'ultimo simbolo del nazionalismo che in questo secolo ha insanguinato l'Europa», un uomo «destinato all'immondezzaio della storia». Un altro aspetto importante sul quale Mosca ha ceduto alle pressioni di Washington è la composizione della porzione occidentale di questa forza: sarà l'Alleanza a decidere quali Paesi vi parteciperanno, conferma Cemomyrdin alla partenza per Belgrado. Milosevic aveva sempre parlato di «Paesi non aggressori», e dal Cremlino non erano mai arrivate smentite. Sul comando della forza di pace, Mosca e Washington mantengono invece vistose differenze, che saranno verosimilmente oggetto di una trattativa separata: secondo Cemomyrdin, le truppe russe avranno un comando diverso da quello Nato. Per Mosca il problema che resta da risolvere è dunque soltanto «di coordinamento» fra le due forze e i due comandi: un compito dell'Orni. Secondo Talbott, al contrario, «non c'è nessun accordo su due forze di pace separate nel Kosovo». Un compromesso potrebbe essere trovato, lascia intendere il segretario generale della Nato, Solana, con una «struttura Sfor», simile cioè a quella adottata in Bosnia: contingenti separati ma integrati sotto l'ombrello delle Nazioni Unite. Altri importanti dettagli restano da chiarire, avvertono fonti americano: fra la posizione di Mosca e quella della Nato continuano a esserci alcune divergenze, confermano diplomatici tedesclù senza entrare nel merito. Ma fonti del Dipartimento di Stato americano sottolineano che con la Russia è stata raggiunta a Bonn «una concordanza sufficiente». Abbastanza per «intravedere finalmente una concreta possibUtà di mettere fine alla guerra», commenta il cancelliere Schroeder. Abbastanza per fare intravedere al presidente francese Chirac «una chance importantissima per ima soluzione politica della crisi»: «Non capisco come il governo jugoslavo potrebbe respingere una soluzione richiesta dall'intera comunità intemazionale» Ma non sufficiente, ancora, per autorizzare euforie che il Cancelliere tedesco considera «premature» e «fuori luogo»: «Milosevic e la leadership jugoslava devono ancora accettare tutta una sarie di condizioni», avverte Talbott. E «senza far trucchi», come raccomanda il ministro degli Esteri britannico Cook: «Milosevic ci pensi bene: non è davero il momento di altri trucchi», La partenza ritardata per una controversia deU'ultima ora con la Nato. Londra avverte: non è il momento di far trucchi BUI Clinton e Jacques Chirac. A fianco, la riunione a Belgrado tra Milosevic (a sinistra), il finlandese Marni Ahtisaari e il mediatore russo Viktor Cemomyrdin