Il mondo finirà a Barcellona di Mario Baudino

Il mondo finirà a Barcellona Arriva il monumentale romanzo di Miquel de Palol che immagina quattro guerre atomiche nella capitale catalana Il mondo finirà a Barcellona «La saga del day-afier nella città che amo » Mario Baudino torino «BARCELLONA || era una delBC le città Il meno " I evacuatali del mondo», scrive Miquel de Palol nella prime righe del suo sterminato romanzo, Il giardino dei sette crepuscoli, 1076 pagine che Einaudi sta mandando in librerìa. Per dimostrarlo scatena quattro guerre atomiche, durante una delle quali nella metropoli succede l'inferno, si intasano le strade, salta il porto, il paesaggio si riduce a un cumulo di rovine dove si aggirano uomini armati e terrorizzati. E dato che lui, autore catalano, è innamoratissimo di Barcellona, viene da chiedergli come mai abbia sentito il bisogno di metterla così duramente alla prova. Ma questa, per De Palol, è semplicemente la verità fattuale. «Sei vie d'uscita in tutto - ci spiega nella sede della casa editrice -. C'è uno studio recente in proposito che dimostra come in caso di calamità non sia evacuabile». Lui non poteva non tenerne conto, in un romanzo - assai acclamato dalla critica - che fa di Barcellona una sorta di cuore segreto del mondo, tra discussioni scientifiche e filosofiche, miti e simbologie, storia fantastica e magia. Il bombardamento atomico è il pretesto per la cornice : ad esso sfuggono alcuni privilegiati, che si rifugiano in un palazzo sui Pirenei e qui, in attesa degli sviluppi bellici, si raccontano delle storie. Risultato: molti lettori hanno pensato a Boccaccio, ma questo libro non è un Decamerone barcellonese. E' una riflessione sul narrare. I rifugiati raccontano, un segmento a testa attraverso mille rivoli, stravolgimenti e camuffamenti, la stessa vicenda, riferendo narrazioni altrui che citano a loro volta altri narratori ancora, in un albero di storie che si dilata e torna sempre su se stesso per ricostruire la saga di tre generazioni, di una banca e d'un magico gioiello: quello che gli stessi narratori principali hanno perso e riconquistato varie volte. E' un romanzo labirinto, ogni spezzone è (quasi sempre) anche un racconto dotato di senso. Ma la conclusione, la «fine della storia» viene sempre rinviata, o elusa. Non ne saremo mai certi, non ne sarà mai certo nessuno. «Quando ho cominciato a pensarlo e progettarlo avevo in mente soprattutto una cosa: mi chiedevo quale fosse oggi la figura classica dell'eroe avventuroso. La sua natura nella modernità. E ho concluso che l'eroe attuale è un eroe che ascolta, e l'avventura è dentro la sua mente». Così, riprendendo la celebre struttura del «Manoscritto trovato a Saragozza», De Palol immagino che il testo, scritto intorno al 2100, sia stato tramandato con difficoltà e venga ricostruito da un bibliotecario alla fine del Terzo Millennio, quando il nostro presente e il nostro futuro sono già passato immemorabilmente remoto. Attraverso questa lente deformante, 71 giardino dei sette crepuscoli parla della Barcellona di oggi (e di domani). «La parte "magica" della vicenda è una parodia del Re Lear shakespeariano - spiega -. Il re è un banchiere». E Barcellona è la città delle banche. «Dove arrivo partendo dall'insolito, dal fantastico, per addentrarmi nella realtà quotidiana. Ad esempio si parla d'un complotto governativo contro la banca Mir, che è quella fittizia al centro del libro. Ai miei lettori catalani può ricordare una manovra tentata davvero da Madrid per compromettere i politici locali». Questo a un italiano può sfuggire, ma il romanzo, fittissimo di allusioni, richiami e citazioni, è costruito in modo che si possa leggerlo senza conoscere tutti i riferimenti. Tipica attitudine letteraria post-moderna. «O moderna, non creiamoci difficoltà con la terminologia. C'è nel libro una parte che definirei "reabstica", e riguarda la città di oggi, la città delle banche, degli affari, dello sviluppo econo- mico, ma anche quella della delinquenza, dalla piccola criminalità di strada ai grandi criminali, magari affascinanti come Picinus», Che è un personaggio chiave, il cui nome, ad esempio... «E' una citazione di Marsilio Ficino, il grande tilosofo rinascimentale». Ma potrebbe anche essere un potente nella Barcellona d'oggi, col suo misto di cultura, cinismo, nichilismo, eleganza. Una città che l'autore definisce, qua è là, «di terz'ordine». Perchè? «M'infastidisce il delirio di alcuni miei concittadini. Questo sentirsi sempre i migliori». E' tuia provocazione? «Forse Barcellona è di second'ordine. La provocazione sta nel dire che è di terzo...». E lei, senza provocazioni, come la considera? «Credo che tutto il libro dimostri quanto la amo». // «Giardino dei sette crepuscoli» costruito come un «Decamerone» fantascientifico Casa Battio a Barcellona, opera di Antoni Gaudi y Cornei. A destra Miquel de Palol

Persone citate: Antoni Gaudi, Cornei, De Palol, Einaudi, Lear, Marsilio Ficino

Luoghi citati: Barcellona, Madrid