«Pkk pronto o trattare» di Francesco Manacorda

«Pkk pronto o trattare» «Pkk pronto o trattare» Dall'Europa sì dei dirigenti Francesco Manacorda BRUXELLES «Se la Turchia vuole davvero la pace basta un mese solo, non ne servono nemmeno tre». Abdurrahman Cadurci, esponente di dl kk ppunta del Pkk in Europa non smentisce le offerte di paco fatte da Abdullah Ocalan al suo processo, anzi sostiene che «la sua richiesta non è nuova, Ocalan ha sempre chiesto una soluzione politica». Ma se «Apo» vorrà condannato, o peggio ancora giustiziato, avverte, «milioni di curdi reagiranno dappertutto». A Bruxelles, una settimana dopo la sua proclamazione avvenuta il 24 maggio scorso ad Amsterdam, il Congresso nazionale curdo (Knk) si presenta ufficialmente all'opinione pubblica. E' un tentativo di legittimare a livello internazionale l'idea di una «nazione curda» unendo partiti e organizzazioni dei quattro Paesi - Iran, Iraq, Siria e Turchia - dove ci sono comunità curde e i movimenti della diaspora in Europa Australia e America del Nord. Ma è evidente la predominanza del Pkk nel Congresso, non foss'altro per il fatto che nel consiglio esecutivo siede lo stesso Cadurci e che il presidente onorario è proprio Ocalan. A questo va aggiunto il fatto che nella composizione del Knk spiccano anche assenze di rilievo come quella del Partito socialista curdo, nonostante il presidente, l'anziano storico e saggista curdo-iracheno ■ Ismet Chériff Vanly affermi con sicurezza: «Noi abbiamo invitato tutti, poi non potevamo mica obbligarli a partecipare. Questo congresso riflette comunque la volontà della maggioranza del popolo curdo». E lo stesso Vanly, capello candido, occhialoni e doppiopetto grigio, seduto tra i membri del comitato esecutivo, non si tira indietro nella difesa di Ocalan, la cui cattura «è stato un atto di banditismo internazionale» compiuta. «Bisogna che lanci un avvertimento solenne all'estabilishment pohuco-nulitare turco - dice con toni enfatici - se si tocca Abdullah Ocalan non ci sarà pace in Turchia. Siamo 37 milioni e nel giro di vent'anni saremo sessanta milioni. Avremo i mezzi,con i nostri amici democratici che sono dappertutto, di estirpare il nazionalismo razzista in Turchia e in Medio Oriente. Avremo i mezzi per colpire gli interessi imperialisti stranieri sul suolo della Repubblica turca». Anche Cadurci, naturalmente, la pensa allo stesso modo: «La Turchia ha fatto molti errori, ma non deve fare quello di uccidere Ocalan». «Quando è stato arrestato prosegue - milioni di curdi in tutto il mondo hanno reagito. Se dovesse essere condannato a morte succederà di nuovo. La sorte di Ocalan è legata a quella del popolo turco, ci ricorderemo di quello che gli è stato fatto per secoli, per millenni. Adesso non è più come in passato, quando sono stati uccisi dei leader curdi senza che ci fosse una risposta popolare. Ora tutti i curdi sono coscienti, anche i bambini di cinque anni rivendicano la loro identità». Adesso il Congresso nazionale curdo, oltre alla campagna per Ocalan, del cui processo non riconosce la validità, ha un programma ambizioso: vuole chiedere lo status di osservatore alle Nazioni Unito e-| propone-proprio sulla linea lanciata da «Apo» al suo processo di aprire un dialogo con gli Stati dove risedono le comunità curde, «senza modificarne l'integrità territoriale assicura Mussa Kaval, un altro dei suoi membri - ma chiedendo una ampia autonomia». «Ma il governo di Ankara stia in guardia. Se il nostro leader sarà condannato scateneremo la guerra in tutto il mondo» Abdurrahman Cadurci uno dei leader del Pkk che vivono a Bruxelles