D'Alema lancia il premierato

D'Alema lancia il premierato Si punta all'approvazione entro l'anno di federalismo e giusto processo D'Alema lancia il premierato Riparte il dialogo sulle riforme, mano tesa al Polo ROMA. Obiettivo riforme: sia il Quirinale che Palazzo Chigi puntano all'approvazione, entro l'anno, del federalismo, dell'elezione diretta del presidente della giunta regionale e del giusto processo. E' un traguardo raggiungibile. Si dimostrerebbe cosi che il Parlamento è in grado di riavviare il processo riformatore. Ciampi, che ieri ha incontralo Bossi e Mastella, spinge in questa direzione. Massimo D'Alema anche. Ma la meta «vera», quella che comporterebbe l'effettivo riassetto istituzionale del nostro sistema, è ancora lontana. Lo dimostra il fatto che nel suo discorso alla riunione congiunta delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, il presidente del Consiglio si sia bui t ai ii alle spalle il lavoro della Bicamerale, rilanciando il premierato. Si dovrebbe cominciare daccapo, dunque. Affrontando di nuovo l'opposizione di una parte del Polo, sperando che Berlusconi, attratto dalle sirene del cancellierato, ci stia. E del resto D'Alema non poteva dire niente di diverso, dal momento che la maggioranza delle forze politiche che sostengono il suo esecutivo e contraria al presidenzialismo. Gii scogli, quindi, sono sempre gli stessi, strettamente collegati tra loro: la forma di governo e la legge elettorale. Al presidente del Consiglio preme soprattutto la seconda questione, che consentirebbe al centro sinistra di presentarsi, alle prossime elezioni politiche, senza dover pagar dazio a Rifondazione. E infatti D'Alema ha annunciato che il gover- no potrebbe presentare una nuova proposta di riforma, Quanto alla forma di governo, il capo dell'esecutivo, nel suo intervento, ha spiegato che «sarebbe un errore ripartire da dove si era fermata la Bicamerale», cioè, dal presidenzialismo, visto che fu una scelta in parte dettata «dal caso». E ha aggiunto: «Non è un segreto la mia preferenza verso il premiorato, modello più tipicamente europeo». Il che non esclude, secondo D'Alema, modifiche, «comunque necessarie», al sistema di elezione del cupo dello Stato, con l'allargamento del collegio dei grandi elettori o con il cosiddetto lodo Maccanico. Si ricomincia con il premierato, al¬ lora (d'altra parte a nessuno sfuggi che nel suo discorso d'insediamento Ciampi non accennò affatto al presidenzialismo), e con lo estenuanti discussioni sulle due diverse possibilità: elezione diretta o indicazione. Ma con quali strumenti fare le riforme? D'Alema predilige la strada dell'articolo 138 che, però, non piace al Polo e nemmeno ai socialisti di Boselli. Per questo motivo il capo del governo ha osservato che bisognerà trovare anche un «accordo» sulla «sede e sul metodo», lasciando intravedere che non vi è una chiusura netta sull'ipotesi di creare una sorta di nuova Bicamerale (magari facendo lavorare congiuntamente le com¬ missioni affari costituzionali di Camera e Senato). Comunque, c'è grande scetticismo circa la possibilità di arrivare veramente a risultati concreti. «E' più facile essere pessimisti che ottimisti», è stato il commento di Giuliano Urbani. Negativo anche il giudizio del leader Ccd Pierferdinando Casini che ha accusato il premier di aver cambiato idea sul presidenzialismo. Netta la contrarietà di Alleanza nazionale. Soddisfatti, invece, i popolari, che con Franceschini ed Ella hanno caldeggiato il premierato. Insomma, ieri sembrava di assistere alle stesse identiche discussioni che dividevano i poli nella fase iniziale della Bicamerale. E come allora Berlusconi mantiene un margine di ambiguità rispetto alle sue reali intenzioni. Per queste ragioni, in Parlamento sono sempre di più coloro che ritengono che alla fine, sulla forma di governo, non si approderà a nulla. Lo stesso D'Alema ha dichiarato che «è realistico pensare che una parte almeno di queste riforme sarà fatta». Ossia quelle già in dirittura d'arrivo: elezione diretta del presidente della giunta regionale, federalismo e giusto processo. Ma il premier ha voluto ugualmente lanciare un segnale e ha annunciato che presto nominerà il nuovo ministro delle Riforme. La scelta verrà fatta dopo il 13 giugno e prima del 29 dello stesso mese (giorno in cui andrà in aula, a Montecitorio, il di il dell'esecutivo sul federalismo). In lizza, per la successione ad Amato, Salvi, Maccanico e Mattare Ila. [m. L m.)

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