Il giorno del giudizio per Milosevic di Emanuele Novazio

Il giorno del giudizio per Milosevic Un piano concordato nei minimi dettagli. Schroeder: non c'è motivo di euforia, ma ho fiducia Il giorno del giudizio per Milosevic Gli inviati dell'Ile e di Mosca a Belgrado per la pace Emanuele Novazio corrispondente da BONN Ci avviciniamo a una svolta, mercoledì 2 giugno sarà la giornata decisiva nella guerra in Kosovo, l'avvio di una soluzione politica del conflitto nei Balcani? «Sono stati compiuti importanti passi avanti. Sono pieno di fiducia, anche se non c'è ragione di euforìa», commentava ieri a tarda sera il cancelliere Schroeder, presidente di turno dell'Unione europea, al termine dei colloqui con l'inviato russo Viktor Cernomyrdin, il presidente finlandese Martti Athisaari e il vicesegretario di Stato americano Talbott. Per quasi sei ore, i tre mediatori hanno messo a punto a Petersberg, sulle colline di Bonn, «un documento comune» da presentare stamane a Milosevic. Per la prima volta, Cernomyrdin sarà accompagnato a Belgrado da Ahtisaari: un segno che qualcosa di importante potrebbe davvero accadere, dal momento che il rappresentante dell'Unione europea ha espresso la propria disponibilità a incontrare la leadership jugoslava «soltanto se sussistono buone possibilità di raggiungere un accordo». Già in serata, Ahtisaari riferirà a Schroeder, in previsione del vertice europeo di domani a Colonia. In che cosa consistano i «sostanziali progressi» ai quali ha fatto cenno Schroeder nella brevissima conferenza stampa di ieri sera non si sa, dal momento che i tre negoziatori e il Cancelliere si sono rifiutati di scendere in dettagli «per non compromettere i colloqui di Belgrado». Schroeder ha fatto riferimento soltanto a uno dei punti più delicati del documento messo a punto all'inizio di maggio - proprio a Petersberg - dai ministri degli Esteri del G8, gli occidentali e la l^sslà.rT^"cT8W|SóaarJiWf cioè, di una forza di pace in grado di garantire «in piena sicurezza» il rieg^r^^pprftaghi rmHfos'bvo, la domanda'se Mosca e disposta ad accettare la guida Nato di questa forza, Cernomyrdin ha risposto indirettamente: la Russia «vi parteciperà con un pròprio contingente», e si tratta dunque di «trovare un collegamento fra questo contingente e l'Alleanza». Come dire: sì della Russia alla presenza di truppe della Nato, anche robuste, purché ci si accordi su una spartizione delle competenze? Nessun cenno diretto è stato invece fatto a un altro elemento delicato della trattativa: il momento di avvio di una tregua. Segno che su questo punto le posizioni ancora divergono o non si «è raggiunto il cento per cento di convergenza», secondo l'espressione peraltro generica del presidente finlandese: la Russia ha sempre posto «l'immediata interruzione dei bombardamenti Nato» come condizione di una Risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu - sulla base del documento G8 - che ha bisogno dell'approvazione di Mosca e Pechino. Ma, ha sottolineato Ahtisaari, «anche se non siamo com- pletamente d'accordo su tutti i dettagli», «siamo unanimi nel voler creare le condizioni di pace con una presenza internazionale» nel Kosovo. Nel pomeriggio, il viceministro degli Esteri tedesco, Ischinger, si era mostrato ottimista anche su questo secon¬ do punto: «Ci si avvicina a tuia tregua temporanea» secondo il piano di pace messo a punto dal ministro Fischer a fine aprile, aveva detto. Tutto o quasi dipende adesso dalle reazioni di Milosevic, è il messaggio inviato ieri sera da Petersberg. «Aspettiamo e vediamo», ha commentato seccamente Talbott: «Davanti a Cernomyrdin e a Ahtisaari c'è un duro lavoro, a Belgrado. Ma il risultato è legato alle dure decisioni che aspettano il governo di Belgrado». Toccherà a Milosevic sco¬ prire la carte: «Il diavolo è nei dettagli», ha avvertito Ahtisaari, secondo il quale la vera novità dei colloqui di oggi sarà la disponibilità della leadership jugoslava a «essere interrogata» da una rappresentanza comune russooccidentale, e a «rispondere a un documento comune messo a punto sulla base del documento del G8». Come Schroeder, che ha ancora una volta sottolineato - ieri sera - il ruolo positivo della Russia nella ricerca della pace e di una sistemazione duratura dei Balcani («impossibile senza la partecipazione di Mosca»), anche il ministro degh Esteri Fischer è certo che oggi sarà una giornata decisiva nella crisi del Kosovo: se ancora una volta la trattativa non avrà esito, è convinzione a Bonn, il conflitto si impennerà. Poco prima della conclusione dei colloqui a tre, lo stesso Fischer lo aveva sottolineato in tv, annunciando l'arrivo della lettera in cui il collega jugoslavo Zivadin Ivanovic conferma l'accettazione del documento G8, sia pure in termini ancora nebulosi: «O riusciamo a imprimere una svolta alla ricerca di una soluzione politica della crisi, o ci troveremo di fronte a una inevitabile escalation della guerra», aveva detto il capo della diplomazia tedesca. Proprio l'attesa, e poi l'arrivo ritardato del messagio di Ivanovic hanno segnato in modo contraddittorio la giornata diplomatica a Bonn. Fischer, in particolare, dopo avere espresso «speranze di ima pace vicina», aveva moderato l'ottimismo. Prima della fine dei colloqui di Petersberg il suo collega alla Difesa Rudolf Scharping - che il cancelliere Schroeder vorrebbe alla Segreteria generale della Nato in sostituzione di Solana, se a quest'ultimo verrà confermato l'incarico di coordinatore della politica estera europea - era stato perfino più drastico: «Siamo di fronte a un lungo processo, da Belgrado non arriverà nessun segnale decisivo, né domani né dopo». I MEDIATORI VIKTOR CERNOMYRDIN L'ex primo ministro russo è stato chiamato dal Presidente Boris Eltsin a dirìgere lo sforzo diplomatico per cercare una soluzione negoziata al conflitto nel Kosovo. Ex capo del Gazprom, la potentissima azienda monopolistica per la produzione e la commercializzazione del gas naturale russo, Cernomyrdin ha mantenuto ottimi contatti con la dirigenza jugoslava STROBR TALBOTT II vice Segretario di Stato americano è l'uomo che il Presidente Bill Clinton ha scelto per mantenere i contatti quotidiani con la controparte russa. Esperto di problemi dell'ex Unione sovietica e dell'Europa dell'Est, è l'uomo che ha finora condotto i colloqui con Cernomyrdin MARITI AHTISAARI Il Presidente finlandese assumerà la Presidenza di turno dell'Unione europea il prossimo primo luglio. Anche per questo, oltre che per la tradizionale politica neutrale della Finlandia, Ahtisaari ò stato scelto come inviato europeo per la mediazione con Belgrado