«La ricostruzione durerà decenni» di Daniela Cotto
«La ricostruzione durerà decenni» PARIA IL CAPO DELEGAZIONE DEI PAM «La ricostruzione durerà decenni» intervista Daniela Cotto CASE che bruciano, pulizia etnica, morte, distruzione e disperazione. Uomini in fuga e uomini che odiano. In Kosovo non ho visto altro». Ramiro Lopez da Silva, 50 anni, portoghese, esponente del Pam, programma alimentare mondiale, e membro della missione Onu parla come un reduce dall'inferno. E' appena tornato da una «breve» visita in Kosovo, è stato sulle strade della guerra, tra disperati e nemici, profughi albanesi in f i , pgfuga e agenti serbi che rastrellano il territorio. Signor Lopez, che cosa ha visto nel suo viaggio in Kosovo? «Disperazione. Migliaia di persone non hanno da mangiare. Mancano i beni più elementari, non c'è energia elettrica e anche chi trova qualcosa di commestibile, non può riscaldare né cucinare nulla. Mancano i me dicinali e l'assistenza medica. Gli albanesi sono stati cacciati dalle loro case. Li abbiamo visti con i nostri occhi. Sono stato a Pristina, Pec, Djakovica e Urosevac. In città e villaggi è oggi impossibile condurre un'esistenza normale. Dopo il Kosovo, abbiamo continuato la nostra visita in Montenegro, Macedonia e in Serbia». Ha potuto assistere di persona a episodi di pulizia etnica? «Abbiamo viaggiato e visto di Sersona i serbi compiere una puzia etnica sistematica. Un esempio? Nello stessa via abbiamo visto un negozio albanese bruciato, i proprietari e gli abitanti del palazzo in fuga mentre il negozio dei serbi, accanto a quello, era aperto e i proprietari erano normalmente al lavoro. E' stato terribile vivere questa esperienza. Lacerante. Nel cuore dell'Europa, alle soglie del 2000, un popolo sta subendo una pulizia etnica sistematica. Mi creda, è stato davvero straziante. Non diqienticherò mai la paura e il terrore che ho visto negli occhi dei bambini». Il Kosovo era una regione ad economia prevalentemente agricola. Avete visto qualcuno lavorare nei campi? «Abbiamo calcolato che solo il 70-80 per cento della terra era coltivata e la maggior parte è stata ora abbandonata dagli agricoltori, cacciati dalla polizia di Belgrado. La situazione è davvero drammatica. Non ci sono fertilizzanti e i sistemi di irrigazione sono gravemente danneggiati. Qualsiasi tipo di coltura è perciò impossibile allo stato attuale. La ripresa delle attività agricole richiederà ancora molto tempo». E' realistico pensare che i profughi possano tornare tra breve? Pensa che sia necessario una sorta di Piano Marshall? «Devono tornare. E' questo l'obiettivo dell'Onu. Ma sarà un'operazione molto difficile perché l'odio tra i due popoli è profondo e non riri sarà facile pripristinare subito normali condizioni di convivenza tra i due popoli. Io penso che proprio per questo i kosovari non torneranno subito. Lo faranno solo dopo che la situazione civile e polìtica sarà stabile e vivibile. E noi dobbiamo lavorare per ricreare il tessuto sociale». Com'è la situazione delle comunicazioni? Le strade sono percorribili? «Sì. Le strade e i ponti non sono stati bombardati come in Serbia. Le infrastrutture esistono. Gli aggressori hanno bruciato le case, i negozi albanesi». Qua! è la sua impressione dopo questa settimana? «Mi porto dentro un senso di desolazione e di impotenza. E' stata un'esperienza chioccante, mi creda. Non ti aspetti di vedere una tale brutalità nel cuore dell'Europa del 2000. Ora dobbiamo intervenire per ricostruire normali possibilità di vita. E i profughi devono poter tornare nelle Toro case. Non sarà un processo rapido. Ma avverrà». Ramiro da Silva «Ho visto un paesaggio di distruzione Migliaia di persone sono senza cibo»
Persone citate: Lopez, Migliaia, Ramiro Lopez
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