Basile ritorna nei cantieri fra il gelo degli altri operai
Basile ritorna nei cantieri fra il gelo degli altri operai Palermo: fu licenziato perché Ieri l'arrivo con la scorta denunciò lo strapotere I compagni: è a rischio di Cosa nostra fra i portuali e noi rischiamo il lavoro Basile ritorna nei cantieri fra il gelo degli altri operai Antonio Ravidà PALERMO E' rientrato al cantiere navale di Palermo ieri mattina, poco dopo le 10, l'operaio Gioacchino Basile, licenziato cinque anni fa dopo aver denunciato che nell'azienda della Fincantieri (gruppo Iri) di fatto comandava la mafia. Ma gli altri operai l'hanno accolto con freddezza, senza gli applausi che lui e molti altri si aspettavano. Il timore di una delle ritorsioni di Cosa Nostra lo si è potuto leggere sui volti di tantissime tute olu che nel cantiere navale palermitano si preoccupano solo del loro posto di lavoro, dopo il crollo dei livelli occupazionali (da 5 mila negli Anni Sessanta agli attuali mille dipendenti). «Lui è sicuramente un soggetto a rischio - ha detto un anziano operaio - e noi per quanto ci riguarda abbiamo a rischio i nostri posti di lavoro». Basile, 49 anni, moglie e tre figli, che da anni vivono lontano da Palermo protetti dai servizi antimafia (lui stesso, da quando è tornato in città, è scortato), dopo essere stato riassunto come magazziniere, su l'accoglienza dei compagni, ha detto: «Quelli là, hanno ancora un forte controllo sul cantiere navale. Quando sono arrivato con la scorta ho notato alcuni uomini di Cosa Nostra, fiancheggiatori che conosco da Suando ero ragazzo perché sono el mio stesso rione, quello dell'Acquasanta. Erano qui per farsi vedere, e per ricordarmi che loro sono ancora ben presenti». «Oggi comunque, a differenza di ieri, c'è l'opposizione del sindacato e della stessa azienda», ha anche sottolineato Basile parlando di «grande vittoria». E a un certo punto l'operaio è sbottato: «Prima i mafiosi ridevano perché loro potevano entrare in azienda e io ne ero stato cacciato, ma oggi a ridere sono io». Basile è anche soddisfatto per la reintegrazione nella Cgil, da cui era stato espulso a suo tempo, quando aveva sostenuto che il sindacato non aveva contrastato adeguatamente i boss. E alla manifestazione organizzata appena oltre i cancelli, all'ingresso degli impianti, ieri dunque non c'è stata l'attesa, larga e calorosa partecipazione operaia, significative sono apparse le presenze politiche con in testa i presidenti delle commissioni Antimafia nazionale e regionale Ot¬ taviano Del Turco e Fabio Granata. Sono pure intervenuti i parlamentari di vari schieramenti, come il senatore diessino Michele Figurelli, eletto nel collegio di Corleone e membro dell'Antimafia, e il coordinatore siciliano di Forza Italia, Gianfranco Micciché. «Veniamo in Sicilia tante volte per cose brutte, e stavolta invece per una bella - ha rilevato Del Turco - ma se Cosa Nostra è rimasta fuori dal cantiere navale prima o poi tenterà di rimetterci piede. Mi pare comunque che l'esperienza di Basile abbia avvertito tutti e possiamo aver fiducia che qualche barricata è stata alzata». E mentre il sindaco Leoluca Orlando ha auspicato che «la Sicilia da contro la mafia diventi senza'la mafia», Emilio Micèli, segretario della Camera del Lavoro, ha commentato: «Oggi si riafferma la vittoria della aemocrazia sulla mafia». Gioacchino Basile, con l'elmetto, all'arrivo ai cantieri
Persone citate: Antonio Ravidà, Del Turco, Emilio Micèli, Fabio Granata, Gianfranco Micciché, Gioacchino Basile, Leoluca Orlando, Michele Figurelli
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