IMMAGINI AL CASTELLO

IMMAGINI AL CASTELLO IMMAGINI AL CASTELLO A Rivoli le fotografie di Gursky e la personale di Alessandra Tesi ■ L Museo d'Arte ContemporaI nea del Castello di Rivoli ìnauHgura la stagione espositiva dell'estate la sera di giovedì 3 giugno con una retrospettiva dell'affermato fotografo tedesco quarantaquattrenne Andreas Gursky e con una personale di Alessandra Tesi, artista bolognese appena trentenne. Gursky era già stato presentato a Rivoli nel '91 in occasione dello Sguardo di Medusa, vasta rassegna che riuniva una decina di artisti di fama internazionale specializzati nell'uso della fotografia come mezzo espressivo, ma non per questo soltanto fotografi. A distanza di otto anni il lavoro di Gursky è impercettibilmente, significativamente cambiato. Certo, come allora, i suoi temi preferiti sono le vedute dure e pure delle grandi metropoli: i grattacieli di Hong Kong, Singapore, Atlanta, Chicago e Brasilia, gli aeroporti di Schipol e Yogyakarta, ma anche le vetrine degli eleganti e minimalisti show-room di Prada. In ogni caso, solo e sempre oggetti inanimati, inquadrati con occhio freddo e glaciale, il più possibile distaccato e oggettivo, senza mai lasciar trasparire alcuna emozione. Tuttavia, in queste nuove fotografie, scattate tra il 1994 e il 1998, le dimensioni dei fotocolor sono molto accresciute e le inquadrature, in molti casi, privilegiano una visione dall'alto, con ampie panoramiche a volo d'uccello, come nelle splendide vedute di Atene by night o della Valle del Reno. Queste scelte determinano una evidente svolta nella ricerca compositiva ed estetica, che in molti casi sfiora l'astrazione, ed è interessante notare che per raggiungere questi risultati, emotivamente più intensi, Gursky si avvale di tecnologie computerizzate d'avanguardia. La personale di Alessandra Tesi si colloca, invece, nell'ambito del più vasto ciclo espositivo denominato «Un progetto per il Castello», voluto dal direttore del Museo di Rivoli, Ida Gianelli, e affidato alla curatrice Marcella Beccaria, per far conoscere gli artisti emergenti e non solo le star già consolidate. Alcuni, forse ricorderanno che le prime opere di Alessandra Tesi erano grandi stampe fotografiche a colori, Cibachrome per l'esattezza, tratte da diapositive scattate all'interno di vecchie camere d'albergo, dentro gli angusti corridoi di fatiscenti ma fascinosi hotel di Nizza o di Parigi, dove lei stessa, allora sconosciuta aspirante artista bolognese, soggiornava a lun- go. Con la sua reflex riusciva a catturare l'atmosfera ovattata e polverosa di quei luoghi, segnati dal cromatismo caldo e intenso dei velluti rossi di sgangherate poltroncine e sdrucite moquettes, o dalle azzurre vernici a smalto dei tubi dei termosifoni e degli infissi. Strada facendo, però (molta strada davvero!), il suo lavoro è cambiato. Radicalmente. Perché Alessandra Tesi ha scelto di fare installazioni ambientali, ossia vasti interventi che coinvolgono interamente lo spazio espositivo. Così è avvenuto anche qui a Rivoli, dove Alessandra ha dipinto tutta la cosiddetta Sala Progetto con un colore iridescente. Su questo fondo monocromo ha poi tracciato la planimetria di quella parte del Castello di Rivoli che non è mai stata costruita, ovvero il corpo centrale che secondo il progetto di Filippo Juvarra avrebbe dovuto accogliere lo scalone e l'atrio d'onore del palazzo. Invece, per mancanza di fondi, la Versailles dei Savoia rimase, purtroppo, opera incompiuta. Con grande acume, la Tesi ha saputo cogliere l'importanza di quel «vuoto», situato tra l'ingresso del Castello e quello della Manica Lunga, spazio ben visibile dalla Sala Progetto, che si apre cop una parete interamente svetrata sul piazzale antistante l'ingresso. Qui, l'architetto Andrea Bruno, autore del geniale restauro dell'intero complesso architettonico, ha lasciato a vista, segnato sul lastricato in porfido con lastre bianche di marmo, la originaria planimetria di colonne, pilastri e muri dello scalone mai edificato. Ed è proprio questa pianta che diventa il motivo decorativo disegnato sulle pareti iridescenti della Sala con una insolita vernice acrilica «interferente», che muta colore a seconda dell'inclinazione della luce. E' un'operazione dichiaratamente concettuale, o se si preferisce metaforica, che sembra voler catturare in sé tutta l'energia di un edificio esistito solo nella mente di Juvarra, ma che era anche espressione dell'ambizione di potere e dell'intelligenza di governante di quel primo Re di Sardegna, Vittorio Amedeo II. Guido Curio Castello di Rivoli, orari di visita da martedì a venerdì 10-17, sabato e domenica 10-19, primo e terzo venerdì del mese 10-22 ; fino al 12 settembre. In allo a sinistra « Tic de l'esprit» di Alessandnt Tesi, a desini «Singa/jore II» di Andreas (j'orsky In basso un 'opera di Ingeborg Liischer 53