DA ROTTERDAM

DA ROTTERDAM DA ROTTERDAM AL LINGOTTO u N grande complesso sinfonico olandese, la Rotterdams Philharmonisch Orkest, è protagonista dell'ultimo appuntamento - originariamente programmato il 9 maggio - della stagione concertistica al Lingotto, domenica 30 maggio alle 20,30 (auditorium «Giovanni Agnelli», via Nizza 280). Ancora una volta, dunque, è di scena una grande orchestra: anche se in questo caso l'alto livello artistico non è bilanciato, almeno in Italia, da una fama adeguata ai meriti. Il concerto di domenica è perciò l'occasione per conoscere le qualità di un complesso fondato nel 1918 e subito apprezzato a livello europeo; risorto con incredibile determinazione dalle catastrofi dell'ultimo conflitto mondiale - che lo ha privato in un colpo solo della sala da concerti, della sala prove e persino della pregevole biblioteca - oggi vanta un recente passato e un presente di collaborazioni con insigni direttori con Eduard van Beinum, Karl Bòhm, Antal Dorati, Bernard Haitink, Eugène Ormandy e, tra gli ultimi, Jeffrey Tate. Per l'occasione sul podio sale il russo Valéry Gergiev, attuale direttore principale del complesso: nato a Mosca nel '53, ha condotto gli studi artistici al conservatorio di Leningrado e a soli ventitré anni ha vinto il prestigioso concorso «Karajan» di Berlino. Da quel momento ha iniziato una carriera internazionale che lo ha portato alla direzione artistica del Kirov di San Pietroburgo, alla realizzazione di importanti incisioni discografiche e di tournées intorno al mondo; un'attività costantemente accompagnata dagli apprezzamenti della critica per il dinamismo, l'intelligenza delle scelte e la proprietà di stile. Il programma si apre con la pagina iniziale del «Benvenuto Cellini», la monumentale opera scritta da Hector Berlioz durante quattro anni di gestazione e andata in scena all'Opera di Parigi nel 1838: l'ouverture delinea e illustra, in perfetta adesione allo spirito romantico, i nuclei tematici e narrativi dell'intero melodramma e mostra un sapiente uso dei colori orchestrali e una superiore capacità fabulatoria. Dopo la scintillante Burleske in re minore per pianoforte e orchestra op. 85 di Richard Strauss, il concerto si conclude tornando al tardo romanticismo con la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 di Johannes Brahms. Estremo lavoro sinfonico del grande musicista tedesco che negli ultimi anni di vita dichiarò: «Non si può oggi, senza follia, superare le quattro sinfonie» - la Quarta è ricca di spunti diversi, soprattutto nelle trentadue variazioni finali, che di volta in volta traggono origine dall'arcaismo polifonico, dal mondo armonico bachiano, dalla modalità preclassica e persino da un colorismo di sapore vagamente wagneriano. Al pianoforte - per l'esecuzione della pagina straussiana di cui è già stato ottimo interprete anche in disco - siede Sergej Edelmann, trentanovenne figlio d'arte ed ex enfant prodige. Applaudito a soli dieci anni per una trascinante esecuzione del primo Concerto di Beethoven, prima dei venti si è trasferito negli States, dove si è fatto conoscere come uno dei migliori pianisti della sua generazione; tecnicamente ferratissimo e intellettualmente curioso, adesso Edelmann è corteggiato da direttori di indiscutibile carisma, da Raymond Leppard e Eduardo Mata, a Maxim Shostakovich. I biglietti costano 90 mila lire per la platea A e 70 mila per la platea B; biglietteria e informazioni al numero telefonico 011/6644537. Alfredo Ferrerò Li Hottmlnms PliUhanmnùch Orkest Sotto: Mozart inette 12

Luoghi citati: Berlino, Italia, Leningrado, Mosca, Parigi, San Pietroburgo, States