L'ESTETICA

L'ESTETICA L'ESTETICA di Anna Minola PARTENDO da Kant, ma arrivando rapidamente a confrontarsi coi contemporanei. Gerard Genette (La relazione estetica. Clueb), dimostra come la bellezza, o meglio. I'«articità» di un oggetto, abbia a che fare esclusivamente con la soggettività di chi guarda, o legge, o ascolta. Genette distingue la semplice i eia/ione estetica» a un oggetto dalla più precisa «relazione artistica», per definire la quale deve entrare in gioco l'appi ezzamento», cognitivo e affettivo, che l'oggetto stesso richiede. Soltanto l'apprezzamento ari iva a conici ire in qualche modo valore estetico all'oggetto. «Non si può al contempo amare e non pensare che questo oggetto sia oggettivamente amabile: l'amore consiste in questa credenza oggettivista . Il soggetto estetico giudici l'oggetto perche lo ama, e crede di amarlo perche è bello». Ma si tratta, appunto, di una credenza, di un'illusione oggettivista. In realtà a determinare lappi ezzamento entrano in gioco, oltre a quelli strettamente individuali, innumerevoli altri fattori, dalle circostanze genetiche» a tutta una serie di infoi inazioni «laterali», storiche, tecniche, ecc. che rendono irrimediabilmente differente la percezione che ciascuno ha di fronte a una stessa opera. «Cosa si vede delle "Donne di Algeri" di Picasso se si e privi del riferimento di Delacroix?». E ancora «Alfred Barr e Leo Steinbergdinanzi alle "Demoiselles d'Avignon", In cui il primo vedeva "una composizione puramente formale'' e il secondo "un maremoto di aggressività femminile"» si chiedevano: «Stiamo forse guai dando la stossa tela?» Passo dopo passo, in un discorso che procede pacato e limpidissimo pur nell'estrema ricchezza dell'argomentazione e dei i Iferimentl, Genette smonta le varie teorie formnhstico-oggettive di Beardsley soprattutto, ma anche di Siblcy, di Walton ecc. Con buona pace dei filosofi «analitici», questa volta Genette, interessato peraltro all'estetica empirica più che non a quella teorica, si è trovato piuttosto a concordare con Danto, con Goodman, i più vicini ai «continentali», sostenendo che il nostro rapporto con l'arte è e resta esclusivamente interpretazione. E a condividere quanto paradossalmente proprio Duchamp, l'artista che più ha reso difficile l'arte contemporanea, ha affermato: «Sono i guardatori che fanno l'opera».

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