MORETTI, UN LAPIS PER L'EUROPA di Bruno Quaranta
MORETTI, UN LAPIS PER L'EUROPA MORETTI, UN LAPIS PER L'EUROPA Itineràri di un mistico di provincia Itinerari europei di Marino Moretti Cesenatico Teatro Comunale 27-29 maggio CESENATICO ATTUALITÀ' di Marino Moretti? E' mercoledì. E a Cesena non piove, come invece accade in una poesia scritta col lapis. E neanche a Cesenatico, dove il signore crepuscolare (e poco importa se tale etichetta aveva il potere di urticarlo) nacque (nel 1885) e morì, vent'anni fa. Ebbene, l'attualità. E' mercoledì. I giornali annunciano il passo d'addio per eccesso di machismo nelle arene e cLintorni di Cristina Sanchez, torera. Correda il servizio una galleria di foto, le «apripista», le donne che per prime srjalfirono la dominazione «uomo». Come l'astronauta Valentina Tereshkova. «...vecchio tra i più incauti, / non plaudo ai cosmonauti. / Una rosa, soltanto, a Valentina». Valentina (e Neil Armstrong che calca la luna) planarono in questa cucina, improvvidamente «restaurata», a bordo di un televisore che fu. Nel dagherrotipo. Marino Moretti vicino alla sorella Ines. Lui che di tanto in tanto, dal suo altrove, domanda: «Siamo poveri 0 ricchi?». Fuori, il giardino: «Il brolo non è che un cortile / murato, con placide mura, / ch'ebbe di me quasi cura / scoprendomi triste, non vile». L'hortus conclusus dove passeggiava la tartaruga Cunegonda, regalata al Maestro, già zeppa di rughe, negli Anni Trenta: è sempre all'erta, centenaria, «a pensione» non lontano. Cesenatico, una stazione del mondo. «Non c'è luogo, per me, che sia lontano». Il convegno che si inaugura oggi (durerà fino a sabato, Teatro Comunale) vuole dissolvere l'eventuale immagine di Marino Moretti curvo sul! ombelico, restituisce, di Moretti, la tensione europea, l'urgenza di sciogliere le vele. A Parigi, con Palazzeschi e De Pisis, il marchesino pittore («Pippo, conservo il cartoncino, ancora, / della tua prima mostra / a Montpamasse nel '32. Che giostra di colori, di fiorii la tua fiorai»); a Bruges Ibclga il fondale di casa del Sa nto Sangue); in Olanda. La tre giorni '99 ( ii ìt rodot t a da Ezio Raimondi) segue di circa un quarto di secolo l'omaggio critico reso a Moretti ancora vivo (c'era Contini, e Lanfranco Caretti, e Piero Bigongiari, e Luciano Anceschi...). E ancora vivo Moretti assistette all'inaugurazione di un pregiato monumento: il Meridiano Mondadori, a cura di Geno Pampaloni, una scelta delle sue pagine, in versi e in prosa (i romanzi La vedova Fioravanti e I puri di cuore). E' l'unica occasione, il Meridiano, per accostare la voce nostrana «dal sapore non adulterato», secondo Gabriele D'Annunzio (mentre si vorrebbe assaporare o riassaporare lo scaffale memorialistico, Via Laura, per esempio, la strada che evoca la «scapigliata» stagione fiorentina). Casa Moretti. Un dado ottocentesco lungo il porto canale («La vecchia, silenziosa casa sul canale - la ricordava Cesare Angelini - in cui si specchiava l'antichissima malinconia della luna della Romagna»). Forse galleggia, forse è lì per librarsi, vi domina un'aura monacale, ma non cupa, fiabescamente domestica, Collodi dietro le persiane chiuse non esiterebbe a intuire la fata turchina. Manuela Ricci, laurea su Antonio Baldini, governa la dimora d'antan, scava, ordina e colleziona carte (dai fondi - come quello di Federico Ra vaglia, primo studioso di Campana -, agli epistolari, 1374 dossier, come corrispondenti Contini, Mondadori, Palazzeschi, Juliette Bertrand, Romain Rolland, Paul Hazard...), organizza la mostra che esordirà il 3 luglio, obbedisce all'invito-testamentario: «Prova a soffiare un poco / sul fiore di bugia: saprai la verità». (Forse il Marmo Moretti di Calendario 2 si divertiva a depistare: «Dell'erotismo io non so quasi niente / e non m'importa di qua e là trovarne, / ma il sesso, dico, fiore della carne / è innocente, / è innocente», forse la sua «diversità» sta affiorando, di cimelio in cimelio: c'è una cartolina, miracolosamente rinvenuta, solcata da una traccia intensa). Stanza dopo stanza, Manuela Ricci indica, racconta, chiede e Marino Moretti Da Parigi a Bruges airOlaiida: iviaggi diuncrepuscolm partito da Cesenatico que rimarrà di mio per caso, in queste stanze, 0 per dispetto? Chi sa, forse un panchetto di quando ero bambino»). C'è il corridoio stretti, c'è la biblioteca (già bottega di un salsamentario, affollata di francesi, in vetta Anatole France «quello che faceva tanta differenza fra grammatica e stile perché la grammatica è un'arte e lo stile un dono», e l'edizione originale deFiori di Baudelaire), c'è la poltrona dono di Panzi ni, ci sono, apiano superiore, raggiuntpassando in rassegna la Medusa mondadoriana, lo studio e le camere da lettocon il letto dMoretti in stile Direttorio Impero. «D'Annunzio chiudeva icapitolo del misticismo provinciale e lo riaprivano, vent'anndopo, i crepuscolari». E' imfune porta dEmilio Cecchun'ancora chidealmentscende nelle acque davanti casa Morett(inarrivabile culto indigenper i maggiorida Pascoli Oriani, a Renato Serra). Lbuone, le piccole cose e atmosfere e sillabe vite non votalal taedium vtae e delicatezze «quasi di pesci in vascanominate, auscultate, incerate coun'esatta ironia, salvale dal paludoso rimpianto («Non voglio che Passato / sia la mia malattia»), ora amuleti, ora lance, ora scudi, orgrimaldelli. Usciva aU'imbrunire, Moretsvelando l'espressione di un rapac(0 di un selvatico) gentile. Alspalle un'alfieriana adesione al «tvolino senza cassetto», un'ostinafedeltà allo scrivere, che «è prendmoglie sfidando crucci ed ire, avfino le doglie, e per lei partorireLo accoglievano i trabiccoli, i pesctori, il ponte «elio s'accampa / quvi, e forse con pena, / non è piùponte a schiena / d'asino delstampa». Lo tentava «sul taglieresfoglia / d'oro che nella teglia dvidi piada», accompagnata da usorso di Sangiovese «taumaturgoVanno a rotta di collo le stagini, tutto tritando e spolpando. Mnon Moretti. Nella Cesenatico cinneggia a Pantani e a Zaccheroche un po' obtorto collo accogd'estate Dario Fo, il lumino dpoeta regge. Saluterebbe così seminario che va ad iniziare: «Sepre più grande lo stupore / quantaluno ci fa festa: / non sai percma si resta / con lo stringimentocuore». sottrae alla polvere («Che cosa dun- Bruno Quarant etti igi a Bruges ida: iviaggi repuscolm da Cesenatico que rimarrà di mio per caso, in queste stanze, 0 per dispetto? Chi sa, forse un panchetto di quando ero bambino»). C'è il corridoio stretti, c'è la biblioteca (già bottega di un salsamentario, affollata di francesi, in vetta Anatole France «quello che faceva tanta differenza fra grammatica e stile perché la grammatica è un'arte e lo stile un dono», e l'edizione originale dei Fiori di Baudelaire), c'è la poltrona dono di Panzi ni, ci sono, al piano superiore, raggiunto passando in rassegna la Medusa mondadoriana, lo studio e le camere da letto, con il letto di Moretti in stile Direttorio Impero. «D'Annunzio chiudeva il capitolo del misticismo provinciale e lo riaprivano, vent'anni dopo, i crepuscolari». E' ima fune porta da Emilio Cecchi, un'ancora che idealmente scende nelle acque davanti a casa Moretti (inarrivabile il culto indigeno per i maggiori: da Pascoli a Oriani, a Renato Serra). Le buone, le piccole cose e atmosfere e sillabe e vite non votale al taedium vitae e delicatezze «quasi di pesci in vasca»: nominate, auscultate, incerate con un'esatta ironia, salvale dal paludoso rimpianto («Non voglio che il Passato / sia la mia malattia»), ora amuleti, ora lance, ora scudi, ora grimaldelli. Usciva aU'imbrunire, Moretti, svelando l'espressione di un rapace (0 di un selvatico) gentile. Alle spalle un'alfieriana adesione al «tavolino senza cassetto», un'ostinata fedeltà allo scrivere, che «è prender moglie sfidando crucci ed ire, aver fino le doglie, e per lei partorire». Lo accoglievano i trabiccoli, i pescatori, il ponte «elio s'accampa / quivi, e forse con pena, / non è più il ponte a schiena / d'asino della stampa». Lo tentava «sul tagliere la sfoglia / d'oro che nella teglia dividi piada», accompagnata da un sorso di Sangiovese «taumaturgo». Vanno a rotta di collo le stagioni, tutto tritando e spolpando. Ma non Moretti. Nella Cesenatico che inneggia a Pantani e a Zaccheroni, che un po' obtorto collo accoglie d'estate Dario Fo, il lumino del poeta regge. Saluterebbe così il seminario che va ad iniziare: «Sempre più grande lo stupore / quando taluno ci fa festa: / non sai perché, ma si resta / con lo stringimento di cuore». Bruno Quaranta Da Parigi a Bruges airOlaiida: iviaggi diuncrepuscolm partito da Cesenatico Marino Moretti
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