Ocalan, il processo scomodo

Ocalan, il processo scomodo I parenti delle vittime dei curdi chiedono vendetta, gli avvocati: è un esame della democrazia turca Ocalan, il processo scomodo // leader delPkk rischia la morte ANKARA . Si apre oggi in Turchia, in un clima di tensione e viziato dal sospetto di pesanti irregolarità procedurali, il «processo del secolo» contro Abdullah Ocalan, il leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) che rischia la pena di morte per le accuse di tradimento, separatismo e omicidio. Il procedimento si svolge sull'isola di Imrali, famosa perché vi fu impiccato il primo ministro turco Adnan Menderes nel 1961, ma anche perché fu teatro della rocambolesca fuga del regista Yilmaz Guncy che vi ambientò il suo film di denuncia democratica «La Strada», che vinse il festival di Cannes nel 1982. Sia Menderes, messo a morte per volontà di una giunta di generali, che Guney, accusato di un delitto che sempre negò di aver commesso, sono oggi eroi-simbolo della Turchia che non si è lasciata piegare da quattro colpi di stato e da persistenti violazioni dei diritti umani. Al processo sono ammessi in numero limitato osservatori stranieri, diplomatici e giornalisti. La stampa italiana invece è stata totalmente esclusa dal processo: una evidente rappresaglia per il fatto che Roma non si è piegata alle pesanti pressioni esercitate da Ankara per ottenere l'estradi- zione del leader curdo. Decine di familiari dei soldati rimasti uccisi durante 15 anni di guerriglia autonomista curda sono arrivati sabato a Mudanya, sul Mar di Mannara, il porto da cui partiranno le imbarcazioni di chi è ammesso al processo: ai familiari - che chiedono vendetta - delle vittime dei curdi le autorità hanno offerto alloggio gratuito. Ocalan ha preparato una difesa di 110 pagine nelle quali risponde alle accuse per l'uccisione di migliaia di soldati e civili, ma soprattutto tenta di trasformare il processo in una piattaforma per «una soluzione democratica» del conflitto curdo. I suoi avvocati hanno detto che il giudizio sarà «un esame per la democrazia» turca. Il Pkk, che mantiene una tregua ed ha sospeso gli attentali suicidi, ha avvertito che una condanna a morte del «presidente Apo» allargherebbe il conflitto etnico. Gli avvocati hanno annunciato che oggi chiederanno la sospensione del dibattimento per non avere avuto il tempo di esaminare le 14.000 pagine dei dossier annessi all'atto di accusa e per le limitazioni loro imposte. Essi contesteranno anche la legittimità della Corte per la Sicurezza dello Stato (Dgm) che deve giudicare il leader del Pkk e nella quale siede un giudice militare fra due civili. Il premier Bulent Kcevit ha suggerito che potrebbe esservi una sospensione del processo in attesa di una riforma delle Dgm preparata dal nuovo governo, ma dagli ambienti giudiziari non giungono segnali favorevoli. Se¬ condo gli osservatori la Dgm potrebbe semplicemente sostituire il giudice militare con uno civile di riserva e andare avanti. La Dgm ha chiesto la pena di morte per Ocalan in base all'articolo 125 del codice penale, lo stesso in base al quale è stato condannato alla pena capitale, nelle scorse settimane, nonostante il suo «pentimento» l'ex braccio destro di Apo, Semdin Sakik. Un segnale che non lascia molte speranze al leader del Pkk, malgrado gli appelli dei Paesi europei. Non è escluso del resto neppure che Ocalan sia condannato a morte, ma che alla line il governo di Ankara commuti la sentenza in ergastolo per dimostrare che il Paese è degno di entrare in Europa. Un percorso che viceversa diventerebbe molto meno percorribile se Ocalan fosse effettivamente messo a morte. L'eventuale sentenza di morte dovrà comunque essere ratificata dal Parlamento che negli ultimi 15 anni non lo ha mai fatto. Ma la presenza nel nuovo governo del Partito del Movimento Nazionale (di estrema desini) favorevole alla pena capitale, non promette nulla di buono. Alle ultime elezioni Mhp è passato da zero a 130 deputati divenendo la seconda forza parlamentare. La stampa turca denunciava ieri Ocalan come un «mostro» per la presunta uccisione, secondo l'atto di accusa, di oltre trentamila persone, ma alcune voci moderate invitano alla calma e ad «un processo equo». Ocalan, 50 anni compiuti sull'isola-prigione dove è detenuto dal 16 febbraio in totale isolamento, parteciperà al processo nell'aula -bunker chiuso in una gabbia di cristallo. Attorno all'isola incrociano navi da guerra turche, e diversi elicotteri ne sorvolano le coste dove sono sclùerati repani delle forze speciali. [e. st.l Al porto da cui partono le barche di chi va al processo un cartello accusa Ocalan (nella foto sotto) di essere un «assassino di bambini»

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