Razzo sulle auto dei reporter Illeso l'inviato del «Corriere»

Razzo sulle auto dei reporter Illeso l'inviato del «Corriere» Razzo sulle auto dei reporter Illeso l'inviato del «Corriere» PRISTINA Due automobili su cui viaggiavano un gruppo di giornalisti, tra cui l'inviato del «Corriere della Sera» Renzo Cianfanelli, sono state colpite ieri pomeriggio, alle 15,30, da un missile a Recane, nel Kosovo, circa dieci chilometri da Prizren sulla strada che porta a Brezovica. L'autista di una delle due vetture, Nebqjsa Radojevic, è rimasto ucciso. Sia Cianfanelli che due giornaliste, Ann Tuentis del «Times» e Elsa Marujo della televisione portoghese, sono riusciti a mettersi in salvo: le due giornaliste, che viaggiavano sulla seconda auto colpita, sono rimaste lievemente ferite, mentre l'inviato italiano è illeso. Ferito un uomo, Daniele Salvatore Schiffer, che accompagnava i giornalisti, incolume un altro accompagnatore: Nenad Golubovic. Dopo aver appreso la notizia, l'ambasciata d'Italia a Belgrado si è immediatamente attivata. L'ambasciatore Riccardo Sessa, da poco rientrato nella capitale della federazione jugoslava, ha fatto sapere che i suoi collaboratori stanno cercando di mettersi in contatto con Cianfanelli per assisterlo in ogni modo possibile. La zona dove sono state colpite le due auto era già stata bombardata sabato dagli aerei della Nato: l'attacco di oggi che ha coinvolto il gruppo dei giornalisti va messo nella tragica lista dei cosiddetti «danni collaterali». Per avere una presa di posizione da parte della Nato che ammetta o respinga la responsabilità dell'incidente bisognerà probabilmente attendere ancora 24 ore. In una intervista con il TG2 ieri sera Cianfanelli ha spiegato: «Sto parlando da Rekane che si trova a circa 10 chilometri da Prizren, in direzione del confine con l'Albania. C'è stato un bombardamento alle 15,30, un'aereo della Nato è passato in una località che era stata già bombardata, io mi trovavo con un gruppo di colleghi i quali erano stati costretti come me ad arrivare a piedi a Prizren perché la strada era stata interrotta da un precedente bombardamento. L'areo ha colpito a 40 metri da me i resti del ponte e ha distrutto una parte di un tunnel che era già stato in precedenza bombardato. Il gruppo dunqun si è sparpagliatolo mi sono trovato da solo, alcuni dei miei colleghi sono rimasti feriti, non gravemente, uno dei nostri accom¬ pagnatori, un serbo, è morto e poi, dopo circa un minuto e mezzo c'è stata una seconda esplosione». L'intervistatore del Tg a questo punto ha chiesto arinviato del «Corriere» chi avesse sparato in questa seconda occasione. «Anche la seconda volta - ha risposto Cianfanelli - è stato un aereo della Nato». Aggiungendo, ad un'ulteriore domanda che i piloti che volavano ad alta quota «sicuramente non ci hanno visto». Dall'inizio della guerra per il Kosovo il bilancio di sangue pagato dai giornalisti è tragico. Le prime due vittime erano rimaste uccise Va maggio scorso nell'ambasciata cinese colpita dalla Nato: Shao Yun Huan, giornalista dell'agenzia «Nuova Cina», e Xu Xinhu, del «Guangming Daily». Giovedì 27 maggio poi un tecnico del suono cileno, Abner Maciuka, di 30 anni, era stato colpito alla lesta da un cecchino serbo ed è tuttora ricoverato in coma al centro di neurochirurgia di Pisa. [e. st.l

Luoghi citati: Albania, Belgrado, Cina, Italia, Kosovo, Pisa